I cittadini europei hanno perso fiducia nel futuro, nelle loro economie, nella capacità dei loro governi di far fronte ai problemi dei loro paesi e soprattutto nell’Europa e nelle sue istituzioni. Sono questi i risultati dello studio condotto tra il 2 e il 27 marzo 2013 in otto paesi europei dal Pew Research Center.
La principale preoccupazione degli europei – secondo i dati raccolti – è lo stato in cui versa l’economia. Solo l’1% dei greci, il 3% degli italiani, il 4% degli spagnoli e il 9% dei francesi pensano che l’economia nazionale sia in buone condizioni mentre solo i tedeschi sono soddisfatti delle condizioni economiche del loro paese. I più preoccupati sono i cittadini dei paesi dell’Europa del Sud, le cui economie hanno subito maggiormente gli effetti della crisi. Infatti il 79% degli spagnoli, il 72% dei greci e il 52% degli italiani dicono che la stato in cui versa la loro economia è molto negativo. Mentre nel resto d’Europa solo il 28% afferma lo stesso.
La maggior parte degli europei è pessimista rispetto al futuro. Solo l’11% dei francesi, il 14% dei greci e dei polacchi, il 15% dei cechi e il 19% degli italiani crede che nei 12 mesi successivi le rispettive economie nazionali miglioreranno. Anzi la maggioranza dei francesi (61%) e dei greci (64%) e quasi la metà degli italiani (48%) e degli spagnoli (47%) pensa che la situazione peggiorerà.
La mancanza di lavoro è uno dei più grandi problemi per i paesi europei, con una mediana di 78% per gli otto paesi analizzati. La disoccupazione è la sfida più grande che i governi dei paesi europei sono chiamati ad affrontare per sette paesi su otto, tutti eccetto la Germania. In particolare, in Grecia (99%), Italia (97%) e Spagna (94%) nove cittadini su dieci considerano la disoccupazione un problema gravissimo. Il debito pubblico è indicato come problema grave con una mediana del 71 per cento. Gli altri problemi indicati come molto gravi dalla maggioranza degli intervistati sono l’inflazione (67%) e la disuguaglianza (60%).
La crisi, inoltre, ha contribuito a creare un sentimento diffuso di sfiducia verso le istituzioni, sia nazionali che europee. Nella maggior parte dei paesi è diminuito il numero di persone che pensano che il governo del proprio paese abbia fatto un buon lavoro. Questo dato è particolarmente basso in Italia, dove solo il 25% degli intervistati ha espresso un giudizio positivo rispetto all’operato del governo guidato da Mario Monti. Perfino in Germania è calato il consenso sulla cancelliera Merkel, che comunque rimane il leader più apprezzato in Europa.
L’istituzione per cui il calo di consensi è stato più marcato è l’Unione europea. Il grado di supporto dei cittadini per il processo di integrazione economica continentale è in calo costante negli ultimi cinque anni. Il grado di consenso dell’Ue non è al minimo storico, in particolare tra i giovani. La mediana dei cittadini che ha espresso un giudizio favorevole per l’operato dell’Unione europea è crollata dal 60% del 2012 al 45% nel 2013. Solo in Germania, la maggioranza dei cittadini è favorevole a concedere a Bruxelles maggiori poteri.
L’unica istituzione europea per cui gli intervistati si sono espressi in modo favorevole è l’euro. Più di sei cittadini su dieci si dicono favorevoli a mantenere la moneta unica europea in Grecia (69%), Spagna (67%), Germania (66%), Italia (64%) e Francia (63%). Il supporto all’euro, rispetto all’anno scorso, è addirittura aumentato in Italia e Spagna.