Come sono cambiati i lavoratori italiani nell’arco di trentacinque anni? Dopo le lotte per i diritti dei lavoratori degli anni Settanta, il Paese si è modificato e anche il mercato del lavoro non è più lo stesso. A essere aumentate sono sia l’occupazione sia la disoccupazione, ovvero le persone in cerca di lavoro. Secondo l’Istat, tra il 1977 e il 2012, il numero medio annuo di occupati è passato da 19 milioni 511 mila a 22 milioni 899 mila. A favorire l’aumento è stato l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro: da 6 milioni 150 mila a 9 milioni 458 mila, con un’incidenza sul totale degli occupati che è salita dal 31,5 al 41,3 per cento. Ma nell’arco di trentacinque anni, sono cresciuti anche gli italiani in cerca di un lavoro e quindi disoccupati: da 1 milione 340 mila del 1977 a 2 milioni 744 mila del 2012.
La crescita dei posti di lavoro così come la loro diminuzione, però, non è stata lineare. Nell’andamento dei grafici si può vedere tutta la storia economica e sociale italiana. Per quanto riguarda l’occupazione, tra il 1977 e il 1980 le curve sono in salita. Seguono cinque anni di calo, nel corso dei quali il tasso di occupazione scende dal 54,6% al 53,3%; in moderato aumento tra il 1986 e il 1991 e di nuovo in forte riduzione ― dal 54,9% al 52,5% ― nei quattro anni successivi; in aumento tra il 1996 e il 2008 (dal 52,9% al 58,7%) e ancora in discesa fino a toccare il 56,8% nel 2012. Sul fronte della disoccupazione, tra il 1977 e il 1987 il tasso è aumentato di 3,9 punti percentuali (dal 6,4% al 10,3%), mentre nei successivi quattro anni è stato registrato un calo fino all’8,6 per cento. Dal 1991 al 1998 il tasso è tornato a crescere raggiungendo l’11,3% per poi calare nei successivi dieci anni toccando il valore minimo del 6,1% nel 2007. Dal 2008 il tasso è salito fino a toccare il 10,7% del 2012.
Il tutto, ovviamente, si è mosso a due velocità diverse, tra l’Italia del Nord e quella del Sud. Il tasso di occupazione ha registrato incrementi molto simili nel Nord e nel Centro. Ma al Mezzogiorno è sceso dal 48,9 al 43,8 per cento. Il segno positivo nel Centro-Nord, spiegano dall’Istat, è dovuto a un incremento dell’occupazione femminile, che ha più che compensato la diminuzione di quella maschile. La riduzione al Sud, invece, è frutto di un calo del tasso di occupazione maschile superiore ai 16 punti percentuali e una crescita di quello femminile di soli 5,6 punti.
A crescere è stato anche il tasso di disoccupazione. Che in trentacinque anni è passato dal 6,4% del 1977 al 10,7% del 2012. Calo che ha interessato più gli uomini che le donne. Soprattutto nel Mezzogiorno, con un incremento dall’8% nel 1977 al 17,2% nel 2012.
Nel corso degli anni è cambiata anche la “geografia” del lavoro italiano. Gli occupati in agricoltura, dal 1977 al 2012, si sono più che dimezzati, soprattutto al Sud, passando dall’11 al 3,9 per cento. Cala di circa dieci punti percentuali anche la quota di operai dell’industria, in particolare al Nord. Di contrasto aumentano gli occupati nei servizi, balzando dal 50,6% del 1977 al 67,6% del 2010.
Per quanto riguarda la posizione pofessionale, sono cresciuti i lavoratori dipendenti dal 68,8% al 75,2. Cambiamento che va attribuito soprattutto al processo di terziarizzazione. A crescere sono soprattutto le donne dipendenti, balzate in avanti di 15 punti percentuali, mentre l’incremento di lavoratori uomini alle dipendenze è inferiore a un punto percentuale. Oltre al terziario, il lavoro dipendente cresce anche nell’agricoltura (+6% dal 1977 al 2010). Cala invece nel settore industriale di circa tre punti percentuali.
Tra quanti cercano lavoro, i giovani hanno sempre mostrato enormi criticità. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è salito dal 21,7% del 1977 al 35,3% del 2012, fino al 38,4% del primo trimestre 2013. A livello territoriale la crescita della disoccupazione giovanile presenta intensità e dinamiche differenti lungo lo stivale. Nel Mezzogiorno il tasso ha registrato l’incremento maggiore passando dal 28,3% al 46,9%, al Nord è salito dal 17,5% all’attuale 26,6%, mentre nel Centro dal 22,4 al 34,7 per cento. Al Centro-Nord il tasso più basso si è registrato nel 2002, pari a 9,9% al Nord e a 16,9% al Centro. Da allora in poi, la curva è tutta in salita.