Meno male che in famiglia qualcuno crede nel mercato dei capitali del Paese. A partire dal nome: Italia Independent. La creatura di Lapo Elkann, rampollo della famiglia Agnelli, è sbarcata ieri in Piazza Affari sull’Aim. “La borsa dei piccoli” l’ha definita Il Mondo questa settimana. È il segmento dedicato alle Pmi con ricavi sui 50 milioni di euro. Una mossa che rilancia anche l’immagine del mercato alternativo del capitale, nato con tempismo piuttosto infelice nel 2008 per invogliare le imprese del capitalismo diffuso a quotarsi, ma sinora non troppo seguito, a giudicare dalle Ipo: quattro nel 2011, tre nel 2012, cinque dall’inizio di quest’anno, compresa la creatura di Lapo.
Due giorni fa, a margine di un convegno sul capitalismo familiare alla Bocconi, il fratello John, presidente della Fiat in procinto di spostare baracca e burattini a Wall Street (nonostante le smentite ufficiali) ha salutato l’evento con toni trionfali: «È un esempio molto forte di una persona che ha avuto un’idea e l’ha portata avanti e ha creato un valore vero». Verrebbe da dire al contrario di lui, considerando quel 20% di Rcs che fa di Fiat il primo socio della società che edita il Corriere. Una partita, quest’ultima, in cui entrano in gioco altre logiche che poco hanno a che fare con il business.
Certo, se ti chiami Lapo Edovard Elkann hai le spalle un po’ più larghe di un Mario Rossi qualunque, ma non è questo il punto. Le ricadute – Lapo è un’icona di stile riconosciuta a livello globale, Vogue America l’ha definito “l’uomo più elegante del mondo” – potrebbero essere positive non solo per lo square mile meneghino, ma per tutto il sistema Italia, se si innescherà un auspicato effetto traino. Lo ha spiegato lo stesso Lapo, con i medesimi toni trionfali del fratello, nel corso della conferenza stampa: «La Borsa è un’opportunità per tutti gli imprenditori, è una possibilità che è alla portata di tutti gli imprenditori. Il nostro vuole essere un messaggio di forza perché questo Paese ha bisogno di messaggi positivi». Nel giorno dell’offerta, coordinata da Equita Sim e Banca Imi, Clifford Chance e l’immancabile Studio Pedersoli come advisor legali e la merchant bank Methorios Capital a curare gli aspetti finanzari, la società ha chiuso a 30,5 euro (+15,6%). Il prezzo iniziale era fissato a quota 26 euro.
I conti 2012 di Italia Independent
Una volta concluso l’iter Lapo scenderà dal 64 al 48,8% della società – il flottante è pari al 23, 76% (esclusa la greenshoe option di Equita Sim) – mentre l’amministratore delegato Andrea Tessitore e gli altri tre soci (Alberto Fusignani, Giovanni Accongiagioco e e Pietro Peligra) avranno il 4% complessivo. Quote che non potranno vendere per un periodo di un anno e mezzo. I motivi dietro alla quotazione, ha spiegato oggi lo stesso Tessitore nel corso della conferenza stampa, sono tre: mantenere l’indipendenza – la cassaforte Exor non entrerà nell’azionariato «siamo indipendenti», ha detto Lapo – reperire risorse fresche senza dipendere dall’orizzonte temporale dei fondi d’investimento e non utilizzare il canale bancario, evitando di bussare agli istituti di credito, che aprono la porta a fatica. Per quanto riguarda il piano industriale, si prevede di aprire da 4 a 7 nuovi monomarca in Europa e Stati Uniti e uno entro fine anno nel quadrilatero della moda milanese. Utilizzando i capitali dell’Ipo, invece, Italia Independent diventerà titolare del 100% del marchio, dall’attuale 72,5%, a cui è stata data una valutazione che implica un enterprise value di 20 milioni di euro. Da ricordare che la galassia Italia Independent include il 75% di Independent Ideas – società che opera nel settore della comunicazione – e il 72,5% dell’occhialeria LA Spa.
Guardando al consolidato 2012, revisionato dalla Deloitte ma pubblicato soltanto in lingua italiana, la società ha chiuso l’anno con 907mila euro di utili, ricavi a 15,6 milioni di euro, margine lordo a quota 2,9 milioni, cassa per 783mila euro e un indebitamento a 7,5 milioni. Le immobilizzazioni immateriali sono iscritte a bilancio per 1 milione di euro, cifra che comprende il marchio. L’anno scorso la redditività (Roi) si è assestata al 2,9% (ha toccato il 16% nel 2011 dopo il 3,2% nel 2010) mentre la marginalità (Ros) è salita al 14,2 per cento (8,4% nel 2011 e 2,6% nel 2010). Niente male: ogni euro investito ne ha generati ben 14. Significa che per raddoppiare il fatturato è necessario investire un milione di euro, se il trend continua così. Considerando che la capitalizzazione alla chiusura di ieri ha superato i 67,4 milioni, c’è da credere a Lapo quando sostiene che sull’Aim sarà solo di passaggio.
Twitter: @antoniovanuzzo