L’Irlanda e le riunioni dei grandi della terra non portano bene a Silvio Berlusconi. Non si tratta delle esternazioni al G8 attualmente in corso a Lough Erne, nella parte Nord del Paese, ma di 500 milioni di euro che, stando a quanto riferiva ieri mattina il tabloid Irish Sun, sarebbero stati contestati all’ex premier da parte del Garda bureau of fraud investigations – su richiesta delle autorità italiane – con l’accusa di evasione fiscale e riciclaggio di denaro, nel periodo 2005-2007.
Curiosamente, è il medesimo triennio finito sotto la lente dell’Agenzia delle entrate, che ha recapitato negli anni scorsi avvisi di accertamento per 323,4 milioni di euro, a cui vanno sommati altri 20,8 milioni nel 2010 per via delle presunte retrocessioni delle commissioni alla controllata irlandese Mediolanum International Funds. La quale si occupa della gestione dei fondi collocati alla clientela dalla rete dei promotori italiani e spagnoli del gruppo guidato da Ennio Doris.
Casualmente la notizia dell’indagine arriva durante un G8, un po’ come il 23 novembre 1994 quando l’allora presidente del consiglio mentre presiedeva una conferenza internazionale sulla criminalità organizzata a Napoli tra i sette grandi della terra, fu travolto da quell’anticipazione del Corriere della Sera che minò gli equilibri di governo: avviso di garanzia per corruzione. E il giorno dopo Financial Times e tutti i giornali internazionali pubblicavano a tutta pagina la notizia dell’ avviso di garanzia. Come si legge nelle cronache dell’epoca: «una foto di dimensioni superiori alla norma accompagna l’ articolo dell’ International Herald Tribune: “La notizia ha prodotto lo spettacolo del leader di un Paese dell’ Unione europea, alleato della Nato e membro del G7, che viene inquisito per corruzione”».
Altri tempi. Oggi Berlusconi era in visita in una casa di cura peranziani. All’epoca gli avvocati erano altri, c’erano Gaetano PecorellaeMemmo Contestabile, oggi c’è Niccolò Ghedini.«La notizia apparsa sull’Irish Sun dell’esistenza di una indagine fiscale in Irlanda per il periodo 2005-2007 nei confronti del Presidente Berlusconi, è certamente frutto di un travisamento e di una erronea informazione. Infatti non consta esservi alcuna indagine sul punto». Chiarisce l’avvocato padovano dell’ex premier, Niccolò Ghedini, in una nota. «Di certo negli anni scorsi – spiega – vi era stata una rogatoria dall’Italia in Irlanda in relazione alla vicenda riguardante i diritti cinematografici. Come è noto per il periodo in questione vi è stata ampia assoluzione sia dal Gup presso il Tribunale di Milano sia dal Gup presso il Tribunale di Roma, decisioni confermate dalla Corte di Cassazione. È quindi evidente che non vi può essere alcuna indagine in merito».
Il punto è Mediolanum: «Null’altro vi è che possa essere ricondotto al Presidente Berlusconi – continua Ghedini – salvo che il giornale non accosti erroneamente al presidente la vicenda di Banca Mediolanum che ha notoriamente da tempo in corso un contenzioso tributario in Irlanda, che è in corso di risoluzione con un arbitrato fra la stessa Irlanda e l’Italia. È ovvio che si procederà in ogni sede giudiziaria per tutelarsi dalla propalazione di notizie false e inesatte».
Allo stato attuale non c’è alcun collegamento tra le due vicende. Tranne per un particolare: le operazioni contestate al Cavaliere sono state condotte con l’International financial services centre (Ifsc) di Dublino, lobby che si occupa in buona sostanza di attrarre nuovi investitori per promuovere lo sviluppo del Paese come centro finanziario internazionale, per l’appunto. Tra i maggiori sponsor dell’associazione c’è proprio Mediolanum International Funds, assieme a colossi del calibro di JP Morgan, Zurich, Citi e Blackrock. Niente di illegale, fino a prova contraria. Contattati più volte da Linkiesta, dall’Ifsc hanno preferito non rilasciare alcun commento in merito alle indagini.
Dai conti di Banca Mediolanum relativi al primo trimestre dell’anno si legge che la controllata al 31 marzo presentava un utile di 4,9 milioni di euro (6,9 nel primo trimestre 2012) con una raccolta di 47,9 milioni – di cui 37,7 in Spagna e Germania – (70 milioni a marzo 2012). Il tutto con un saldo degli impegni nei confronti degli assicurati di 3 miliardi, in calo rispetto ai 3,3 miliardi dello stesso periodo del 2012. Stando invece al consolidato 2012, si legge che l’Ires e l’Irap che Mediolanum non avrebbe versato in Italia ha comportato «maggiori imponibili per complessivi 333,5 milioni di euro, a cui corrispondono Ires per 110,1 milioni di euro, oltre sanzioni epr 85,7 milioni di euro, e imposte Irap per 17,5 milioni di euro, oltre a sanzioni per 13,6 milioni di euro».
L’istituto controllato dalla Fininvest, recita ancora la nota di bilancio, ha attivato la procedura prevista dalla Convenzione arbitrale europea «al fine di rimettere la soluzione della controversia alle competenti autorità fiscali italiane e irlandesi». Il tempo dirà chi ha ragione. Da notare che il tax rate, ovvero l’aliquota fiscale media complessiva versata, nel primo trimestre si è fermata a quota 22,7%, mentre quella di Intesa Sanpaolo nello stesso periodo è stata pari al 47,7%, al 37,5% per Unicredit, sempre a marzo 2013.