Dall’indipendenza al golpe militare, storia dell’Egitto

Le tappe fondamentali

1922 – Dopo la rivoluzione cominciata nel 1919, il 22 febbraio del 1922 l’Egitto ottiene formalmente l’indipendenza dal Regno Unito, che però pone alcune condizioni. Al governo britannico, ad esempio, viene affidato il controllo sulla politica estera e sulla difesa, mantenendo la presenza militare sul Canale di Suez.

1952 – Contestata sia dalla borghesia sia dalle forze islamiche che facevano capo ai Fratelli musulmani (nati nel 1928), la monarchia egiziana viene rovesciata nel 1952 da un Comitato di ufficiali liberi guidato da Mohammed Neguib e da Gamal Abdel Nasser. Due anni dopo Nasser allontana il più moderato Neguib: resta unico arbitro della situazione e avvia una serie di riforme in senso socialista.

1956 – Nasser ottiene lo sgombero degli inglesi dal Canale di Suez e stipula accordi con l’Urss. Come risposta, gli Usa bloccano il finanziamento da parte della Banca mondiale della grande diga di Assuan, necessaria per l’elettrificazione del Paese. Nell’ottobre del 1956 Israele attacca l’Egitto, mentre francesi e inglesi occupano la zona del Canale, ma senza l’appoggio americano alla fine decidono di ritirarsi. È la vittoria di Nasser.

1958 – Il regime militare di ispirazione panaraba formatosi in Siria accetta la fusione con l’Egitto nella Repubblica araba unita sotto la presidenza di Nasser.

1967 – Dopo la richiesta da parte di Nasser del ritiro delle forze cuscinetto dell’Onu dal confine del Sinai e il patto militare con la Giordania, Israele sferra un attacco contro Egitto, Giordania e Siria. È la guerra dei sei giorni, che porterà al declino di Nasser.

1970 – Nasser muore. Il suo successore è Anwar Sadat.

1973 – Il 6 ottobre del 1973, giorno della festa ebraica dello Yom Kippur, le truppe egiziane attaccano Israele. Finisce il mito dell’invincibilità di Israele, mentre gli Stati arabi decretano il blocco petrolifero contro i Paesi occidentali amici di Israele, dando l’avvio a una crisi globale.

1974/77 – Sadat rovescia le alleanze espellendo i tecnici sovietici dall’Egitto e avvicinandosi agli Stati Uniti. Nel 1977 va in visita a Gerusalemme e formula la sua offerta di pace in un discorso al Parlamento israeliano.

1978 – Con la mediazione del presidente americano Jimmy Carter, si arriva agli accordi di Camp David tra Sadat e il leader della destra nazionalista israeliana Menahem Begin. L’Egitto ottiene la restituzione del Sinai, occupata da Israele nel 1967.

1981 – La scelta di Sadat viene condannata dagli Stati arabi. Il presidente egiziano viene ucciso nell’ottobre del 1981 durante una parata al Cairo in un attentato organizzato da Khālid al-Islāmbūlī, membro di un gruppo integralista islamico. A Sadat succede il vice presidente Hosnī Mubārak.

1987/2005 – Mubarak resta presidente dell’Egitto per trent’anni. Viene eletto per ben quattro volte (1987-1993-1999-2005), durante elezioni molto criticate dall’Occidente per le modalità in cui si svolsero. Mubarak era in effetti l’unico concorrente. Solo nel 2005 dà la possibilità ad altri partiti politici di concorrere contro di lui, vincendo comunque le elezioni. Il suo concorrente, Ayman Nūr, contesta i risultati, ma la sua richiesta di ripetere le elezioni viene rigettata.

Gennaio/febbraio 2011 – Le proteste di piazza (emblematica piazza Tahrir al Cairo) esplose nel Paese dopo l’attentato contro i cristiani copti ad Alessandria costringono Mubarak alle dimissioni, rassegnate l’11 febbraio 2011. Il parlamento egiziano viene sciolto. Il potere passa nelle mani del Consiglio supremo delle forze armate. A Mubarak viene proibito di lasciare l’Egitto e a metà aprile viene messo in custodia cautelare in ospedale con l’accusa di corruzione e abuso di potere. Nel giugno del 2012 viene condannato all’ergastolo per non aver fermato le uccisioni dei manifestanti, ma ad agosto 2013 la Corte di cassazione decide di scarcerarlo.

Marzo 2011 – A marzo si tiene il referendum costituzionale che, con la vittoria del sì, modifica la Costituzione del 1971 con il limite della presidenza a un massimo di due mandati e il controllo giudiziario delle elezioni.

2012 – Tra maggio e giugno si tengono le elezioni presidenziali egiziane, con la vittoria di Mohammed Morsi, del Partito Libertà e giustizia (il partito dei Fratelli Musulmani). A novembre Morsi si attribuisce con decreto ampi poteri giudiziari, cosa che provoca diverse manifestazioni in piazza Tahrir e in altre città del Paese, oltre che lo sciopero della magistratura.

2013 – A un anno dall’elezione di Morsi, milioni di egiziani scendono nuovamente in piazza. Nasce il movimento Tamarrùd, che in poco tempo raccoglie milioni di firme per chiedere la destituzione di Morsi. Le forze armate egiziane e il ministero della Difesa impongono un ultimatum di 48 ore, termine entro il quale il presidente egiziano avrebbe dovuto dare delle risposte alle richieste del popolo egiziano. Il 3 luglio del 2013 l’esercito attua un colpo di Stato, annunciato a reti unificate dal capo dell’esercito Abd al-Fattah Khalil al-Sisi.

Agosto 2013 – Esplodono gli scontri in piazza tra i sostenitori di Morsi e dei Fratelli musulmani e quelli dell’esercito. Mubarak viene scarcerato. 

@lidiabaratta
@Heysherif

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