Cambia il sito, ecco come sarà la nuova Linkiesta

Editoriale del direttore

Cari lettori,

quel che aprite stamattina arrivando sulle nostre pagine da qualsiasi device, computer, tablet o smartphone che sia, è il nuovo sito de Linkiesta. Una nuova piattaforma, semplice e flessibile, più identitaria e multimediale, capace di sostenere lo sviluppo del giornale e la sua virata verso una maggiore digitalizzazione del prodotto.

In quasi tre anni di vita il nostro giornale, grazie al vostro seguito, si è imposto nel panorama editoriale italiano, non solo internet. Non era scontato né banale. La crescita di traffico è positiva al netto di saliscendi tipici di chi avvia una start up in un settore difficilissimo come l’editoria al tempo della rivoluzione web (siamo ormai vicini al milione di utenti unici mese). Siamo ben posizionati sui social network, il vero “cancello” da cui entra la maggior parte del traffico di un giornale online, nonché la cifra di chi fa informazione digitale. Linkiesta, anche nella capacità di viralizzazione, è appena a ridosso dei grandi giornali. Possiamo fare molto di più ma è un risultato che rivendichiamo con il giusto orgoglio. Al pari del riconoscimento arrivato questa estate da Human Highway, che ha valutato Linkiesta come uno dei tre più autorevoli ed influenti giornali on line d’Italia insieme al ilfattoquotidiano.it ed ilpost.it.

Il giornale insomma va, ha una sua autorevolezza che riscontriamo ogni giorno dalle vostre mail, commenti, telefonate, da colleghi giornalisti che vorrebbero venire a lavorarci, dal numero di firme che ormai ci scrivono, dai dibattiti nati dentro e intorno al giornale e dalla rete blogger che si allarga a macchia d’olio. Tutti buoni segni da coltivare con tenacia e umiltà.

Ovviamente non ci nascondiamo le difficoltà e la grande, decisiva sfida della crescita che abbiamo davanti. Non basta fare un buon giornale, metterci più identità e migliorare il prodotto. Bisogna essere sostenibili e noi, grazie anche al nuovo sito, che supera il modello “a rullo” per passare ad uno “a canale”, vogliamo esserlo.

Nel panorama editoriale tradizionale tutto sta cambiando. Anche culturalmente. La prima cosa che ho imparato arrivando a Linkiesta dalla carta stampata è che in un giornale online le competenze tecnologiche sono fondamentali per immaginare qualsiasi sviluppo al pari di una squadra redazionale in cui lavorino fianco a fianco risorse giornalistiche classiche e risorse più focalizzate sulla frontiera del digitale.

Tutto questo e molto altro permetterà di valorizzare la nuova veste del sito: ad esempio il lavoro prezioso di LinkTank, il team di economisti che ci supporta nelle analisi economico-finanziarie proprio per migliorare la nostra identità di testata; la produzione di forum e dossier periodici sui maggiori temi di interesse; l’impostazione di un lavoro mirato sui social network; l’introduzione di nuovi formati digitali (video e infografici); la valorizzazione di partnership editoriali (alcune già in essere come quella con MIT Technology Review Italia e Rbs Salute, altre in rampa di lancio come quella con Ipsos di Nando Pagnoncelli e l’Istituto Bruno Leoni di Alberto Mingardi); fino al presidio di mondi e pubblici più pop, sempre raccontati con un taglio nostro, da Linkiesta, attraverso il varo di due sezioni come LK Cultura e LinkPop.

Il cantiere del sito che oggi vede la luce nel primo rilascio di un progetto che prevede più step, avrebbe dunque poco senso se non fosse coerente con una focalizzazione maggiore che vogliamo dare al giornale, secondo una idea ben precisa. Dovessi riassumerla lo farei così: un giornale sempre più autorevole, moderno e sostenibile. Capace di fare informazione non generalista (selezione rigorosa delle notizie e dei temi da approfondire a monte) in campo politico-economico-finanziario-sociale-culturale al tempo dei new media; capace di promuovere battaglie riformiste e meritocratiche; di ospitare dibattiti e interventi e inchieste sviluppando forme di nuovo giornalismo mescolando registri diversi (testo, foto, video, podcast, blog, citizen journalism); di trovare un nuovo equilibrio delle risorse umane tra giornalismo classico e new media; e di sviluppare una community anche off line attraverso un palinsesto di mini eventi e presentazioni sfruttando la nuova sede milanese del giornale e, in seconda battuta, in modo itinerante sui principali territori italiani.

Quel che non vogliamo essere è invece un giornale né carne né pesce, con poca identità che scolora sempre più nell’inseguimento di testate diverse anche se sinuose; un giornale che vira sul gossip più o meno mascherato o sul semplice rimpallo dei giornali di carta, inseguendo la polemicuccia del giorno.

La crescita a nostro avviso la si fa facendo leva sulla autorevolezza posizionante de Linkiesta, su un più evidente mix di contenuti, approfondimento e servizio e con una forte comunità on line e blogger.

Su queste basi (più focalizzazione, più digitalizzazione, più identità e più community) che il nuovo sito dovrebbe valorizzare, crediamo di avere tutte le possibilità di crescere in modo sostenibile e giocare a pieno titolo in serie A. I segnali positivi e le premesse ci sono. Pensando realisticamente in grande, con l’ambizione e l’impegno e la responsabilità di tutti. Noi ci crediamo. Voi ci date una mano?

X