Il Decreto Milleproroghe contiene, tra le varie cose, il definanziamento di 6,2 miliardi di euro di interventi previsti nell’ambito della Politica di Coesione 2007-2013. Il Presidente Letta ha dichiarato che il provvedimento “consentirà di utilizzare i 6,2 miliardi di fondi europei che rischiavano di non essere ‘prenotati’ in tempo utile. ‘Siamo in grado di riallocarli nei prossimi mesi” (Fonte: Ansa del 27 dicembre 2013, ore 16:17). Ma è proprio così? Nel giro di poche ore si reperiscono oltre 6 miliardi di risorse? Ahimè, la storia è un po’ diversa.
La Politica di Coesione dell’Unione Europea (quella che spesso viene definita come “i fondi strutturali”) funziona in modo molto semplice eppure molto rigido. Vale, su tutte, la regola del cofinanziamento, ovvero, se ad esempio un’amministrazione regionale prevede di spendere 100 per un determinato intervento (un corso di formazione, una strada, incentivi alle imprese, etc), di questi 100, la Commissione Europea si impegna a mettere 50, mentre gli altri 50 devono essere finanziati da Stato e Regione. Una volta approvato il programma, l’Europa versa la sua quota che, però, non può essere spesa sino a quando anche Stato e Regione non hanno disponibilità delle loro quote.
Cerchiamo ora di proporre qualche numero un po’ più realistico, tenendo, però, presente che non è semplice avere stime precise su un programma di sviluppo ancora in corso. Consideriamo la tabella “Dotazione finanziaria complessiva e spesa certificata alla CE (aggiornamento al 31 ottobre 2013)” disponibile sul sito del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo del Ministero della Coesione Territoriale, da cui si ha che la dotazione complessiva della politica di coesione 2007-2013 è (era) di 48,8 miliardi di euro, di cui 28 a carico della UE.
Tabella 1: Prospetto finanziario della Politica di Coesione 2007-2013 (in milioni di euro)
Dotazione |
48.802 |
Contributo UE |
28.000 |
Contributo Stato (stima) |
12.481,2 |
Contributo Regioni (stima) |
8.320,8 |
Spesa al 31 ottobre 2013 |
22.600 |
Capacità di spesa |
46,31% |
Definanziamento Stato (Hp. 50%) |
6.240,6 |
Perdita fondi UE |
14.000 |
Non si ha, però, il dato sulla ripartizione tra Stato e Regioni dei rimanenti 20,8 miliardi di euro. Nella tabella 1, propongo una ripartizione 60%-40% dettato dalla mia esperienza e percezione (ma non credo che la realtà si discosti di molto da tale ipotesi) così da ottenere un contributo dello Stato pari a 12,4 miliardi di euro e 8,3 miliardi in capo alle Regioni.
I “fondi strutturali” sono anche duri nel modo di lavorare, ovvero tutti i finanziamenti non “impegnati” al 31 dicembre 2013 (ovvero, all’ultimo giorno del periodo di programmazione) vengono automaticamente restituiti alla Commissione Europea ( le somme impegnate, poi, si potranno spendere fino al 2015). Come si vede dalla tabella, l’Italia ha speso, al 31 ottobre 2013, il 46% della dotazione complessiva, con una spesa media mensile dello 0,5% su 84 mesi dal 2007. Ipotizziamo ora che al 31 dicembre 2013, la spesa sarà del 50% (con un raddoppio della velocità di spesa delle Regioni), ciò significa che lo Stato dovrà garantire altri 500 milioni circa, ma risparmierà il 50% dei fondi pubblici vincolati, ovvero proprio quei 6,2 miliardi di euro di cui si parla!
Qual è il problema, mi si dirà? I problemi sono diversi, se i conti sono giusti: 1) i 6,2 miliardi di euro non sarebbero mai stati restituiti alla Commissione Europea, semplicemente perché erano fondi del governo impegnati; 2) alla Commissione Europea restituiremo comunque 14 miliardi di euro; 3) i 6,2 miliardi erano impegnati, probabilmente, soprattutto sulle regioni meridionali, mentre non è chiaro dove saranno spesi dopo il decreto Milleproroghe.
Rimane, poi, aperta una questione di importanza capitale. L’Italia ha speso poco e male dei fondi comunitari sul 2007-2013 per tante ragioni (non solo per incapacità delle amministrazioni locali, ma anche perché, qualcuno ricorderà, anni addietro il Governo Berlusconi impegnò i fondi FAS, ovvero quelli da utilizzarsi a copertura del cofinanziamento, per finanziare la Cassa Integrazione Guadagni, rendendo impossibile spendere i soldi comunitari). In questi mesi, l’ottimo Ministro Trigilia è impegnato in un’estenuante trattativa con le regioni per definire il budget 2014-2020, ma nulla emerge in termini di “temi”. Chi ci assicura che il 2014-2020 sarà migliore in termini di capacità amministrativa e di azioni finanziate? Nessuno e non lo sarà.