Niente mensa gratis ai figli di chi non può pagare. Aveva fatto notizia ad Adro, comune bresciano a guida leghista. Ora succede in tutt’altra zona d’Italia, con un’amministrazione di tipo completamente diverso. Siamo a Messina, e il sindaco è Renato Accorinti: ambientalista, pacifista, impegnato contro la mafia. La scelta di far versare una somma per i pasti anche alle famiglie che prima erano esenti ha diviso la giunta, causato critiche dalla Cgil e portato addirittura il Pdl a chiedere un aumento della quota dovuta dai più ricchi.
Il servizio mensa alle elementari è stato sospeso alcuni mesi per mancanza di fondi. Poi è ripreso, garantito fino a Natale. «Per questi venti giorni chi ha un reddito annuo sotto 2mila euro ne ha pagati 16», spiega Patrizia Panarello, assessore all’Istruzione. Prima di questo periodo la fascia in questione non doveva sborsare nulla. «Il nostro Comune è in dissesto, e la legge ci impone di recuperare dai cittadini il 36% del costo del servizio. Due anni fa era gratis per molti. Poi le tariffe sono state alzate, proprio per via delle difficoltà economiche. Questo ha causato un forte calo delle adesioni. A giugno abbiamo vinto le elezioni, e ci siamo trovati a dover mettere insieme quel 36% con meno famiglie su cui spalmarlo». Così nasce l’idea di far pagare agli esenti 80 centesimi a pasto. «Non eravamo contenti né del tutto convinti, ma ci siamo fidati – forse sbagliando – di dirigenti scolastici che ci invitavano a cancellare la fascia di chi non versava niente. Sembra che molti ne approfittassero, che in realtà non avessero redditi così bassi».
Malumori trasversali
Tra chi contesta la scelta c’è un collega di giunta di Panarello: Antonino Mantineo, assessore alle politiche sociali, parla di provvedimento «illogico». Poi c’è l’opposizione. «Siamo di fronte a una decisione non coerente coi principi sostenuti dal sindaco in campagna elettorale – dice Giuseppe Trischitta, capogruppo Pdl. – Aveva promesso una città a misura di bambino, e proprio lì è andato a colpire. La spiegazione della mancanza di fondi non regge. Accorinti aveva detto che si sarebbe tenuto l’equivalente del suo stipendio da professore e avrebbe donato il resto. Lo stesso dovevano fare gli assessori. Non ne abbiamo notizia, anzi: sappiamo che non hanno intenzione di farlo. Potevano usare quei soldi per la mensa». Stessa critica sul fatto che sia stato assunto un city manager, «figura abolita dall’amministrazione precedente». Ma se chi dice di avere un reddito nullo mente? «Va accertato, ma non per questo possiamo far pagare tutti. Piuttosto si potrebbe aumentare la quota di chi guadagna 25 o 30mila euro all’anno».
Panarello respinge tutte le accuse. Il sindaco, spiega, ha promesso di mettere da parte la fetta di indennità che supera il suo vecchio stipendio e di usarla a fine mandato. «Lo faremo anche noi assessori. I fondi che accumuleremo saranno spesi per il bene della città, dei deboli. A legislatura conclusa si vedrà se avremo tenuto fede ai patti». Il city manager, assicura Panarello, è necessario in un Comune «con una macchina amministrativa arretrata, lentissima, impossibile da rinnovare senza una figura simile». Più sfumata la risposta sulla possibilità di far pagare di più chi sta meglio. «In linea di principio sono d’accordo, ma se alziamo troppo le tariffe altre famiglie potrebbero abbandonare il servizio. E se continuano a calare le adesioni, si riduce ancora la fetta su cui distribuire il costo totale».
Cambiare si può
I ragionamenti dell’assessore non bastano a chi critica, non solo da destra. «Chi ha di più deve dare di più – insiste Francesco Lucchesi, Filcams Cgil. – Siamo di fronte a una scelta politica, a un atteggiamento che ricorda alcuni sindaci del nord di aree culturali molto distanti da me». La Lega, appunto. «Conosciamo l’onestà intellettuale di Accorinti e il suo modus operandi prima che fosse eletto. Per questo speriamo che ci dia risposte confortanti. Serve un cambio di passo netto». Altrimenti – ha detto il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano – «ne tragga le conseguenze».
L’assessore Panarello racconta di non aver notizia di lamentele dei genitori meno abbienti. «Sono stati informati per tempo, e hanno scelto se rinunciare alla mensa o pagare 16 euro. Mi dispiace se non potevano permettersi nemmeno quelli. Niente è perfetto e da gennaio le cose possono cambiare». Il Comune, assicura, vuole garantire il servizio alle famiglie che prima erano esenti. «Non dico che la situazione attuale è ideale, può essere modificata. La politica però deve tenere toni bassi e non strumentalizzare». In attesa di capire se l’amministrazione tornerà sui suoi passi.