Ci sono troppe volte in cui le donne perdono la pelle. Chiudiamo gli occhi, diciamo sì, e dimentichiamo quel che vogliamo. Promesse di una carriera o di un aumento di stipendio che non arriveranno mai, illusioni. Un bambino arrivato troppo presto, la protezione di un fidanzato che stritola e toglie il fiato, ma rassicura, perché c’è sempre e finisce per farti credere che senza di lui non sai fare nulla. Gabbie più o meno dorate che spengono gli istinti e fanno dimenticare chi sei. Falsi miti di bellezza che lasciano le guance pallide e la vita apatica. Oppure la “solidità” di un marito ricco che si presenta troppo presto, all’ultimo anno di università, ad esempio, e fa interrompere gli studi di Antropologia prima ancora di arrivare a capire chi sei, cosa cerchi.
Blue Jasmine è una donna rimasta senza pelle. Se l’ultimo film di Woody Allen è un capolavoro o no, se è un ritorno ai vecchi film del tempo di Hannah e le sue sorelle o no, lo capiscono le donne. Lo capiscono le donne che almeno una volta hanno perso la pelle e poi l’hanno ritrovata.
«Non mi dovresti viziare così», dice lei, voce languida e nessuna resistenza, di fronte all’ennesimo bracciale di pietre luccicanti del ricco marito Hal, broker spregiudicato che fa soldi aggirando la legge e tradisce a più riprese la moglie. «Le maniere di perdere la pelle sono tante quante le donne del mondo», scriveva Clarissa Pinkola Estés in Donne che corrono coi lupi. Perdono la pelle perché non prestano attenzione al costo che certe scelte hanno.
L’antropologa junghiana raccontava la storia di una giovane e bellissima donna-foca. Uscita dalle profondità delle acque, salì nuda su uno scoglio in mezzo al mare insieme alle amiche. Al momento di rientrare in acqua, mentre tutte si rimettono la pelle di foca pronte a tornare negli abissi da cui provengono, lei sola resta senza mantello. Non lo trova. Se ne è impossessato un uomo, un vecchio pescatore dalle fosse scavate per le lacrime piante in solitudine.
L’uomo prese coraggio, e neanche sapeva perché. Le si mostrò: “Donna sìì mia moglie. Io sono un uomo così solo…”. “Oh io non posso esserti moglie, rispose lei, Io appartengo agli altri, quelli che vivono di sotto”. “Sii mia moglie, insistette l’uomo. Fra sette estati ti restituirò la pelle di foca, e potrai restare o andartene, come vorrai”. La donna accetta, impietosita di fronte a tanta solitudine. Ma il tempo passa e la sua pelle, il suo mondo le mancano sempre di più. Si inaridisce, la pelle del corpo si secca, si squama. I viso non ha più colore, è ancora giovane ma sembra una vecchia senza più energie. Non è più lei, è “sottosopra”, come Jasmine.
«Hal la riempiva di chiacchiere e la viziava, che doveva dire lei, no?», racconta Ginger, sorella di Jasmine, al fidanzato. «Lei sapeva tutto, ma visto che le arrivavano diamanti e visoni si girava dall’altra parte». Jasmine chiude gli occhi. Lascia fare.
Tutte le donne, più o meno giovani salgono nude sullo scoglio senza prestare attenzione. Senza accorgersi di quanta energia, tempo, attenzione regalano alla persona sbagliata, al lavoro sbagliato. Ad amici o ruoli sbagliati. A progetti di altri proiettati su di noi. E poi all’improvviso si ritrovano senza pelle addosso. Senza più legami con se stesse.
Se l’intuito sente laggiù in fondo che il marito tradisce, che qualcuno ci sta ingannando, che la gabbia che ci siamo costruite ci sta soffocando, mettiamo tutto a tacere. Determinazione, abitudine. Pillole, sedativi. Vestiti e gioielli. E ci costringiamo dentro la parte della moglie adeguata, della studentessa modello. Della lavoratrice indefessa. Che perde incisività, sicurezza, autonomia.
Attenzione Blue Jasmine di tutto il mondo, urla il personaggio di Cate Blanchett. Il mondo è pieno di gente che «implora, vuole, desidera». Vuole una moglie adatta alla discesa in campo politico, che abbia eleganza, buon gusto e savoir faire. Vuole una studentessa affamata di lavoro ed esperienza disposta a lavorare senza stipendio. Vuole una madre devota e dimentica di sé. Ma voi non girate la faccia dall’altra parte. Non chiudete gli occhi all’istinto. Non fatevi rubare la pelle.