Montezemolo, il mr. Made in Italy allergico al mercato

La vendita di Poltrona Frau

«Penso che continuare a testimoniare nel mondo le tante eccellenze e le tante cose positive dell’Italia sia un impegno coerente con le attività che ho sempre svolto e che continuerò a svolgere», dichiarava Luca Cordero di Montezemolo nel maggio 2008, quando da presidente uscente di Confindustria veniva nominato “Mr. Made in Italy” dal governo Berlusconi. «Ho sempre detto che chi ha ricevuto molto, e io sono tra questi, è giusto che con senso civico si impegni a dare un contributo al proprio Paese nell’interesse generale», sosteneva il presidente di Ferrari. Rispondendo alla lettera indirizzata a suo figlio dal direttore generale dell’Università Luiss, Pierluigi Celli, invitandolo a lasciare l’Italia, Montezemolo spiegava: «Anche per la mia storia personale che da molti anni si realizza nella difesa e nella promozione del made in Italy sono fermamente convinto che i giovani siano la più importante risorsa di cui dispone l’Italia».

Alfiere del savoir faire nazionale, dopo aver accarezzato il brivido della politica appoggiando Scelta Civica ma senza mai sporcarsi le mani in prima persona – non si sa mai, ora è in quota Renzi – il manager di scuola Fiat intanto incassa: gli americani di Haworth hanno offerto 243 milioni di euro per il 58% di Poltrona Frau, controllata da Charme Investments e da Moschini Srl. Cifra grazie alla quale la Montezemolo & Partners Sgr, controllante del fondo Charme, intascherà 160 milioni di euro con una plusvalenza del 40% sull’investimento iniziale.

Non male: sono Poltrona Frau gli interni dei megayacht Pershing, della Ferrari, di Ntv, dell’Opera House di Oslo e, ultima commessa da 3 milioni di euro, dell’Auditorium di Algeri. Il gruppo partecipato tra gli altri dal patron di Technogym Nerio Alessandri e dal compagno di merende Diego Della Valle, di cui fanno parte anche Cassina e Cappellini, ha segnato ricavi per 192 milioni (+12,3% anno su anno), utile ante imposte di 7,5 milioni (3,3 a settembre 2012), margini a quota 18 milioni (13 nel 2012) e un indebitamento in calo a 87 milioni sui 93 dei dodici mesi precedenti.

La quasi contemporanea cessione per 405 milioni di euro di un’altra partecipata, la Oto Telematics, che produce scatole nere per auto, alla Renova di Victor Velkselberg, già socio di Montezemolo nel marchio di cachemere Ballantyne in liquidazione, è stata invece una sorta di liberazione, visto che il 90% del capitale è infatti in pegno a Unipol, Banca Imi e Mps. Un anno fa, invece, la Montezemolo & Partners aveva messo in vendita il 20% di Bellco, società elettromedicale di Mirandola, in provincia di Modena.

Dove l’ex “candidato” continua a rimetterci è Ntv, di cui ha una quota del 35% assieme a Diego Della Valle e Gianni Punzo. L’ultimo bilancio disponibile risale al 2012, anno chiuso con 77 milioni di euro di rosso (39 milioni nel 2011), debiti a 650 milioni, dei quali 220 nei confronti delle banche (163 nel 2011), a fronte di ricavi per 120 milioni e 50 milioni in cassa. Certo, l’affitto per l’uso della rete pagato a Rfi, proprietà di Trenitalia, Ntv ha sborsato ben 120 milioni di euro. Il piano industriale annunciato a novembre è stato rimandato a data da destinarsi e i soci francesi di Sncf hanno svalutato la loro quota. Il dubbio, non confermato né smentito da fonti vicine all’imprenditore, è che l’uscita da Poltrona Frau serva a dotare Montezemolo dell’ossigeno finanziario necessario a  sottoscrivere un aumento di capitale ormai sempre più probabile, anche se i conti 2013 non sono ancora stati resi noti. Non che l’investimento nel leggendario Orient Express, in tandem con il magnate indiano Ratan Tata, sia stato meno costoso. Il fondo Charme II ha messo sul piatto 1,86 miliardi di dollari, finanziati da Bank of America-Merrill Lynch, già creditore del gruppo che gestisce anche l’omonimo marchio di alberghi, un asset – quest’ultimo – particolarmente pregiato.

Design, arredamento, infrastrutture, alberghi, farmaceutica, tecnologia: gli interessi dell’impero di Montezemolo sono vasti e redditizi così come la capacità di costruire relazioni importanti con sceicchi e oligarchi, valse la vicepresidenza del colosso Unicredit. Eppure, come ha rivelato Il Mondo, Montezemolo & Partners ha chiuso il 2012 con utili pari soltanto a un milione di euro e ben 6,5 milioni di commissioni di gestione “infragruppo” dal fondo Charme II. Gratis, bontà sua, l’attività di consulenza per Charme Management, azionista di minoranza della lussemburghese Charme Investments, ormai ex azionista forte di Poltrona Frau. È il vantaggio delle operazioni infragruppo a cui è uso re Mida Montezemolo, come dimostrato dai 623mila euro di debiti nei confronti di Poltrona Frau iscritti nel bilancio 2012 di Ntv. Se Montezemolo sa perfettamente come far girare i soldi – come farsi pagare per presentare gli imprenditori agli Agnelli, secondo l’indimenticabile accusa di Cesare Romiti – ciò che non gli è riuscito è integrare la galassia del lusso in un unico ecosistema. Così Tod’s, Poltrona Frau, Cappellini & company sono rimaste isole a sé stanti. Montezemolo forse non ha mai avuto l’ambizione di diventare il nuovo Arnault, e l’Italia predatore e non preda, seppure a ottimo prezzo

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