La pazza sicurezza dell’ex Cavalier Berlusconi

La pazza sicurezza dell’ex Cavalier Berlusconi

La sua voce è un ringhio in un guanto di velluto. In questa campagna elettorale Silvio Berlusconi avanza a morsi e rincula a carezze, e dunque dice che «la sinistra è sempre la stessa, anche con Renzi», ma poi dichiara pure che «con Renzi potrei entrare al governo». E un giorno per lui l’euro «è moneta straniera», l’altro invece l’Europa diventa «imprescindibile». E così, al mattino, sono botte a Giorgio Napolitano «nemico e golpista», mentre alla sera il Cavaliere riscopre il senso delle istituzioni: «Sono stato tre volte presidente del Consiglio», «la democrazia deve aver paura di Grillo». E insomma l’anziano Berlusconi tiene insieme la scapigliatura e il senso dello Stato, la rivolta e la conservazione, l’eccesso e la moderazione, l’animalismo, il «Dudu Act», il «welfare animale», l’ambientalismo con il nucleare e il petrolio, tutto insieme, in uno stravagante vortice che dà l’impressione d’un malessere, offre l’immagine della disperazione che sempre si manifesta nella bizzarria, nelle mosse eccentriche, nel disordine comunicativo.

sembra infatti tutta una follia questa inafferrabile campagna elettorale di Forza Italia. Ma è davvero così? I sondaggi non sono quelli travolgenti d’una volta, certo, ma non vanno poi così male per un anziano leader condannato per evasione fiscale e interdetto dai pubblici uffici, vittima della diserzione dei generali Bonaiuti e Bondi, del tradimento di Alfano, della protervia giovanile di Renzi. Così, in questo suo giocoso dondolare, nelle sue temerarie capovolte, Berlusconi sembra rivelare piuttosto un disinteresse ludico per il risultato delle europee, che ha già fissato su un obiettivo minimo, facilmente raggiungibile: il 20 per cento, cioè un risultato che lo metterebbe alle spalle di Matteo Renzi e di Beppe Grillo. E insomma, par di capire, a Berlusconi non importa di arrivare terzo. Fa spallucce e sorride. E d’altra parte nemmeno in privato si abbandona ai miasmi del rimpianto per i fasti che furono, ma lascia la briglia sciolta al suo strano partito anarchico e litigioso. E con la stessa leggerezza con la quale tratta ogni altro aspetto della campagna elettorale, adesso gioca anche di prestigio con le primarie del centrodestra e con la candidatura di sua figlia Marina, che è un giorno «impossibile», mentre l’altro Marina diventa «la vincitrice certa delle primarie».

Così, ben occultata dietro questo inebriante gomitolo di contraddizioni, s’intuisce una sicurezza di fondo, una forza dissimulata che gli avversari di Berlusconi tendono a sottovalutare, a non vedere, come distratti dalla cortina fumogena, dai coriandoli colorati e incongrui, dall’arcobaleno di luci stroboscopiche degni d’un grande illusionista, che il Cavaliere ha gettato su tutta questa sua pazzotica campagna elettorale, che lo vede impegnato un giorno alla settimana al sanatorio di Cesano Boscone. E la sicurezza del Cavaliere deriva dalla natura delle elezioni europee – elezioni senza veri effetti parlamentari – ma deriva soprattutto dalla certezza di non essere affatto in declino, perché Forza Italia non è il Pdl. Ma quello che un tempo era il Popolo della libertà è oggi una nebulosa di partiti che, se riuniti ancora una volta in un’unica coalizione, sono in grado di competere con Matteo Renzi per la vittoria finale.«Ci sarà una grande alleanza, con tutti gli altri partiti del centrodestra. Queste sono le europee. Le politiche saranno un’altra storia», ha detto Giovanni Toti, consigliere politico del Cavaliere. E non c’è infatti un solo sondaggio che non sveli la cruda realtà dei numeri, basta sommare ciascuna delle sigle del centrodestra che oggi corrono separate alle europee, assieme alla Lega, per ottenere un risultato impressionante: la forza elettorale di Berlusconi è pressoché intatta. E la distanza tra centrodestra e centrosinistra – se al centrosinistra si sommano anche i voti di Scelta civica e della lista Tsipras – è appena di tre, quattro punti percentuali. Senza Monti, e senza Tripras, si sfiora addirittura il pareggio. Così al Cavaliere alle europee, per adesso, basta giocare di rimessa. Occupa spazi televisivi, le sue stranezze incuriosiscono, ringhia in un guanto di velluto, l’importante è che se ne parli: il risultato di Forza Italia, quello, in realtà non gli importa.

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