L’altro giorno ho rassegnato le dimissioni dalla direzione de Linkiesta. Ho ritenuto non ci fossero più le condizioni, i mezzi e la prospettiva per proseguire e provare a sviluppare la mia idea di giornale. È una scelta serena, senza rancori. Nessuna tragedia. Un paio di settimane fa ho scritto una lunga riflessione in cui raccontavo quel che si impara lavorando in un giornale digitale e descrivevo una sorta di piccolo manifesto al tempo della grande distruzione tecnologica e della disintermediazione tra contenuti e contenitori. Da quell’articolo è scaturito un dibattito interessante (qui, qui, qui, qui e qui) che spero si allarghi sempre più anche ai protagonisti della carta stampata. Ne abbiamo urgente bisogno.
Il mio articolo poteva essere un epitaffio o un nuovo inizio a Linkiesta. Si è rivelato un epitaffio, ma sono convinto che resti quella la sfida su cui dobbiamo misurarci tutti, nessuno escluso, senza alibi: editori, aziende, manager, giornalisti, blogger, collaboratori e tutte le competenze diverse dal giornalismo tradizionale che servono per fare un prodotto al passo coi tempi. Se hanno un (piccolo) senso le mie dimissioni è proprio questo: rompersi la testa su come fare un giornale bello, autorevole, divulgativo, radicalmente nuovo e quindi sostenibile, capace di produrre ricavi. Evitando di perdersi in dietrologie, retoriche altisonanti, contrapposizioni sterili. Non perché non ci siano divergenze anche forti, ma non sono quelle il punto decisivo né interessante. Serve ripartire dai conti, dal prodotto e dall’organizzazione e domandarsi come sia possibile re-inventare modelli editoriali oggi fallimentari. Guardiamo la luna, non fermiamoci al dito.
In accordo con l’azienda resterò ancora qualche settimana per garantire un minimo di transizione e l’ordinaria amministrazione. Ringrazio gli azionisti e il Consiglio di amministrazione per la fiducia che mi hanno concesso affidandomi lo scorso anno la guida del giornale, ringrazio i ragazzi della redazione, giornalisti e non, per l’impegno, la disponibilità e le idee che ci mettono ogni giorno; ringrazio i collaboratori e i blogger per la passione e la linfa che portano al giornale e, soprattutto, ringrazio voi lettori. Arrivederci a tutti.