Domenica 13 luglio è terminata la settimana di inaugurazione della 45esima edizione del festival di fotografia Les Recontres d’Arles, l’ultima curata da Francoise Hébel. Con l’idea di chiudere un capitolo importante della storia degli Incontri, il curatore ha sottotitolato l’edizione 2014 “Parade”.
Quello che abbiamo visto, e che sarà ancora possibile visitare fino al 21 settembre, sono una serie di mostre molto diverse tra di loro: parte con una forte traccia storica e parte che esprimono un tentativo di affrontare diversi linguaggi vicini alla fotografia, dal libro fotografico, al riuso degli archivi, alla rilettura dei grandi fondi fotografici di cui disponiamo.
Una turista si fa fotografate nel giardino dell’Espace Van Gogh, sede della mostra dedicata alla collezione “Walter Collection”
Quest’anno il premio Discovery Award 2014, che dal 2002 premia un artista «il cui lavoro è stato recentemente scoperto e merita di esserlo», è stato assegnato al cinese Kechun Zhang.
Passanti in una stradina di Arles
Il festival laterale Voies off, da considerare un “fratello” del festival ufficiale, si definisce «un’alternativa complementare agli incontri». Ormai alla 19esima edizione, è diventato un appuntamento solido e partecipato, e ha la funzione di raccogliere buona parte degli eventi legati alla fotografia presenti in città e di proporre durante la giornata incontri e occasioni in cui i fotografi e i photo-editor esperti valutano nuovi progetti.
La scala nel palazzo Bureau DesLices dove è allestita la mostra di Martin Parr e Wassinklundgren
Alla sera, il cortile storico in cui è ospitato “Voies off”, si trasforma in una grandissima (e polverosa) pista da ballo.Voie off assegna anche dei premi: quest’anno il principale (il Voies Off Prize) è stato vinto dal lavoro di Henk Wildschut sull’industria alimentare.
La Fondazione Van Gogh, aperta il 7 aprile 2014, combina le opere del pittore con opere di arte contemporanea
La vetrina del museo dipartimentale Arles Antique che raccoglie tracce della storia archeologica della zona. Quest’anno ha ospitato le mostre “Tesori dell’istituto di Francia”, tutta dedicata alla fotografia archeologica in Egitto, e “The Trepat collection” di Joan Fontcuberta
Durante il periodo del festival, la città è protagonista tanto quanto la fotografia: la si visita grazie al fatto che molte mostre sono ospitate in luoghi non convenzionali tra appartamenti, palazzine abbandonate, capannoni e chiese.
La chiesa st. Julien con le opere degli studenti della scuola “École Nationale Supérieure de la Photographie”
La mostra di Martin Parr e Wassinklundgren è allestita al Bureau DesLices, un palazzo abbandonato
Oltre a questo, ogni anno viene organizzata da un comitato di cittadini la “Nuit de la Roquette“, nella quale molti artisti espongono e propongono iniziative nella strada e nelle case del quartiere.
La piazza al centro del quartiere Roquette
Fotografie di famiglia in vendita su una bancarella in una strada di Arles
Arles è una cittadina perfetta per un festival: tutto (o quasi) è raggiungibile a piedi. Il fiume Rodano è il luogo dove riposare gli occhi: c’è il bar della casa editrice Actes sud e sulle rive vengono organizzate feste ed aperitivi.
La festa in riva al Rodano organizzata dal collettivo Riverboom con pastasciutta, cocktails e una lotteria in cui si vincevano libri, fanzine, opere fotografiche
Sui muri della città si trovano numerose informazioni relative alle attività che altri festival, fotografi, scuole, gruppi e collettivi svolgono durante l’anno in giro per il mondo. In strada si trovano ritrattisti attempati con falsi banchi ottici; bancarelle improvvisate; piccole mostre temporanee. L’affissione di manifesti – di giorno, sotto gli occhi di passanti e cittadini – e la distribuzione di volantini è una pratica ormai consolidata e le pareti delle case diventano bacheche temporanee dedicate a progetti, eventi e idee.
La piscina del campeggio “Camping City” fotografata dalla finestra del bar, una sorta di media center informale del festival a causa del wi-fi gratuito
Chi va al festival prova sempre a far sentire la sua voce inventando strane e originali modalità di dialogo con il pubblico: c’è chi si organizza con banchetti e piccole mostre trasportabili. Ad esempio il collettivo finlandese Yksitoista, un gruppo di fotografi documentaristi, in giro con un camper che all’interno ospitava una piccola mostra autoprodotta. Il collettivo Archive of Modern Conflict, una casa editrice indipendente, quest’anno era organizzata con due grosse valigie-espositori; il gruppo Riot Books da tempo trasporta e vende in giro per l’Europa una collezione di libri.
Due fotografi attaccano un poster di un progetto indipendente
Il camper del collettivo finlandese Yksitoista
La vera protagonista del festival è stata ancora una volta la piccola editoria indipendente del settore, che ha proposto progetti di libri piccoli e preziosi, spesso a tiratura limitata e presentati direttamente dagli autori. I libri sono stati i protagonisti anche all’interno del festival ufficiale: negli atelier è possibile visitare il lunghissimo tavolo dei libri selezionati per il premio “Miglior libro fotografico”, vinto dal fotografo italiano Nicolò Degiorgis con il progetto Hidden Islam, un’edizione autoprodotta dalla casa editrice indipendente Rorhof e che mostra, attraverso una mappatura fotografica, i luoghi di preghiera islamici nel Triveneto italiano.
“Cosmos“, una libreria temporanea promossa da GALERIE 2600 che ha raccolto alcuni tra i migliori piccoli editori indipendenti
Gli “Atelier”. Sulla facciata un’opera di John Baldessari per la presentazione del nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea, progettato da Frank Gehry finanziato dalla Fondazione Luma che sarà pronto nel 2018. All’interno è allestita la mostra “Solar Chronicles“
L’edizione 2014 è stata anche piuttosto criticata: Sean O’Hagan del Guardian ha definito il festival di quest’anno “meno sorprendente” rispetto agli anni precedenti, l’importante rivista di settore L’Oeil de la Photographie ha scritto che il vero festival quest’anno è stato al di fuori del circuito ufficiale.
Un aperitivo di inaugurazione di una mostra allestita in un negozio
Nonostante le critiche, il festival rimane comunque il luogo ideale per conoscere nuove persone e progetti e per condividere idee con amici e amanti della fotografia. Ci si prepara all’anno prossimo con curiosità e attesa: Sam Stourdzé, curatore e già direttore del museo del Musée de l’Élysée di Losanna, prenderà il timone degli incontri 2015.
(Qui intanto altre fotografie del festival pubblicate sul blog del bravo fotografo Chico De Luigi)
Turismo
Il fotografo Antoine D’Agata firma le copie del suo ultimo libro