Asili nido: Renzi promette, l’Europa ci boccia

Asili nido: Renzi promette, l'Europa ci boccia

Moltiplicare gli asili e il tempo pieno per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro di chi ha una famiglia. È questa, da tempo, una delle raccomandazioni che l’Europa fa all’Italia per imboccare finalmente la via dell’equilibrio dei conti pubblici e tornare a crescere dopo anni di debolezza. Lo stesso premier, Matteo Renzi, presentando il primo settembre 2014 il nuovo sito del governo passodopopasso.italia.it, ha promesso la creazione di mille asili nido in mille giorni.

Ma qual è la fotografia degli asili comunali italiani? Nella diffusione delle scuole per l’infanzia destinate ai bambini dai 3 ai 6 anni, i nostri tassi di copertura sono fra i più alti d’Europa, intorno al 90 per cento. La situazione peggiora però nella diffusione dei servizi per la prima infanzia, gli asili nido quindi: qui l’Italia è tra gli ultimi Paesi d’Europa. 

Dagli 0 ai 3 anni esiste un grosso buco. Solo l’11% dei bambini italiani va al nido, ventuno punti in meno rispetto ai numeri raccomandati dalla strategia di Lisbona del 2002. In Europa, l’Italia si trova davanti solo a Paesi come Polonia e Repubblica Ceca. In testa, Danimarca, Svezia e Islanda, con una copertura di posti del 50 per cento. 

Come documenta il dossier 2012 di Cittadinanzattiva, gli asili nido nel nostro Paese sono presenti soprattutto nelle grandi città e soprattutto al Nord. La frequenza a tempo pieno – in media 9 ore al giorno – è garantita nell’85% dei capoluoghi italiani. In alcune città, invece, il tempo pieno non esiste. In questi casi, l’unica salvezza è il welfare familiare. I capoluoghi che offrono solo il tempo ridotto (in media sei ore) sono:

  • Potenza
  • Matera
  • Crotone
  • Cosenza
  • Napoli
  • Campobasso
  • Bari
  • Brindisi
  • Foggia
  • Lecce
  • Taranto
  • Agrigento
  • Caltanissetta
  • Enna
  • Ragusa
  • Trapani

Facendo un confronto tra i posti disponibili e utenza potenziale, cioè il numero di bambini in età 0-3 anni, in media in Italia la copertura del servizio è del 6,5% con un massimo del 15,2% in Emilia Romagna e un minimo dello 0,9% in Calabria.

Dall’analisi dei dati del ministero dell’Interno (relativi al 2010), emerge che il numero degli asili nido comunali ammonta a 3.623 (+6% rispetto al 2009), con una disponibilità di 146.918 posti (+3% rispetto al 2009). In media, il 23,5% dei richiedenti rimane in lista d’attesa. Un servizio, però, che è presente solo nel 18% dei comuni italiani (precisamente in 1.448 comuni).

La regione che spicca per il più elevato numero di nidi è la Lombardia con 794 nidi e 28.561 posti disponibili. Seguono l’Emilia Romagna (611 nidi e 25.592 posti), la Toscana (437 nidi e 15.380 posti), il Lazio (350 nidi e 19.876 posti) e il Piemonte (283 nidi e 12.701 posti). Complessivamente il 60% dei nidi comunali è concentrato nelle regioni settentrionali, il 27% in quelle centrali e solo il restante 13% in quelle meridionali.

Poi viene il capitolo dei costi. Per i nidi pubblici, sono previste rette differenziate in base al reddito. Le famiglie con redditi molto bassi possono non pagare alcuna retta, ma quelle con redditi medi arrivano a sborsare fino a 500 euro al mese. Facendo una media, comunque, il prezzo di un nido comunale per una famiglia si aggira intorno ai 300 euro. Nel 48% dei casi la retta mensile copre anche la spesa per i pasti e per i pannolini.

La più economica è la Calabria, con una retta media mensile di 114 euro, mentre le più care sono Valle D’Aosta (413) e Lombardia (403). Nella top ten delle città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, ci sono Lecco (547 euro), Belluno, Sondrio, Bergamo, Mantova, Cuneo, Lucca, Pisa, Bolzano, Udine. Tra le più economiche, Catanzaro (70 euro), Vibo Valentia, Caglia, Roma, Reggio Calabria, Chieti, Venezia, Salerno, Rovigo, Macerata.

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