Il detto “una rondine non fa primavera” forse nei prossimi decenni non sarà più attuale. Infatti rondini, allodole e altre specie di uccelli rischiano di scomparire per sempre dai nostri cieli. In un mondo “malato” dai cambiamenti climatici la fauna sta vivendo un periodo di crisi senza precedenti. La biodiversità si confronta con stagioni altamente negative e, attualmente, l’attenzione degli esperti è puntata sulle specie a rischio di estinzione, in particolare sugli uccelli. Sembra che proprio le fonti rinnovabili, sole, vento, debbano dare un forte contributo contro i cambiamenti climatici, eppure proprio l’eolico vede un forte attacco proprio da alcune associazioni preoccupate per l’impatto che queste possano avere sui diversi volatili.
Si calcola che il nostro Paese vanta il maggior numero di specie di animali e, quindi, quello dove si nota più facilmente la diminuzione di alcuni gruppi rispetto ad altri. Ritornando ai volatili, i dati forniti dagli studiosi parlano di almeno 33 varietà tipiche degli ambienti agricoli, dimezzate in meno di un quarto di secolo. Rischiano l’estinzione l’allodola, il balestruccio e la rondine. Non si tratta purtroppo di un problema solo italiano.
Recentemente, secondo quanto riferito dal National Audubon Society (NAS) la stessa minaccia si sta verificando nel nord dell’America. Infatti 588 specie di uccelli nei prossimi 65 anni dovranno vivere in aree più piccole o trasferirsi del tutto per non sparire. Lo studio preso in esame dimostra definitivamente sulla base di dati scientifici raccolti a livello planetario come gli uccelli di montagna che occupano una ristretta fascia di altitudine siano tra le specie maggiormente minacciate dal rischio di estinzione.
Le cause di questo grave fenomeno sono da ricercarsi nei cambiamenti climatici. «Gli uccelli ci permettono di effettuare una prima valutazione globale della salute di un’intera larga fetta di biodiversità ad alta quota a fronte del riscaldamento globale – conferma Walter Jetz, professore di Ecologia e Biologia evolutiva, co-autore dello studio, insieme al collega Frank La Sorte, riportato lo scorso 9 giugno negli Atti della Royal Society Biological Sciences. Le specie di alta quota stanno sostanzialmente vivendo in aree che si contraggono sempre più ad ogni ulteriore aumento di temperatura. Le nostre proiezioni globali evidenziano centinaia di specie di uccelli in pericolo».
Inoltre i ricercatori hanno dimostrato che le specie di montagna rispondono al progressivo elevarsi delle temperature, spostandosi a quote più alte e più fresche. In uno scenario in cui la varietà di temperature si contrae e le specie non sono in grado di ritrovare la propria fascia di habitat a quote più elevate, la ricerca presa in questione dimostra che oltre un terzo delle specie di uccelli di montagna autoctone deve essere considerato gravemente a rischio. Anche l’Africa, l’Australia, l’America del Nord sono interessati alla problematica della scomparsa della biodiversità montana, giacché le opportunità di elevazione sono più limitate.
Alcuni critici attribuiscono la colpa delle morti di uccelli alle pale delle turbine giganti. Ma gli studi condotti da diversi scienziati ridimensionano il fenomeno: «Le turbine uccidono molti meno uccelli in America settentrionale di quanto non facciano gatti o collisioni con le torri cellulari». Questa ricerca ha basato la sua stima su dati provenienti da 116 studi effettuati negli Stati Uniti e in Canada.
Molti ambientalisti americani sostengono che l’energia eolica e solare siano un beneficio per gli uccelli, non emettendo quei gas serra che accelerano il cambiamento climatico. Comprendere le conseguenze biologiche del cambiamento climatico è una delle sfide scientifiche più impellenti dei nostri giorni. Questi ultimi studi in maniera autorevole attribuiscono soprattutto ai cambiamenti del macro e micro clima il problema dell’estinzione della nostra fauna. E non solo. Sicuramente esperti e scienziati e tutti noi siamo chiamati a trovare in tempi brevi atteggiamenti e soluzioni adeguate a fronteggiare le disastrose conseguenze dei cambiamenti climatici, che rischiano di stravolgere l’intero ecosistema.