Matteo Renzi piace, c’è poco da dire. Sarà merito del suo piglio deciso, forse delle sue capacità di navigato leader politico. Magari è solo la naturale conseguenza dell’italico vizio di salire sempre sul carro del vincitore. Intanto il Partito democratico è diventato una calamita. Da quando Renzi è entrato a Palazzo Chigi per aderire ai gruppi parlamentari dem bisogna fare la fila. Esponenti di ogni estrazione politica fanno domanda e aspettano pazienti il loro turno. L’ultimo caso, il più eclatante, riguarda sette parlamentari di Scelta Civica. Decisi a trasferirsi in blocco nel Pd. Una migrazione che al Senato avrebbe l’antipatico effetto di lasciare solo Mario Monti. “Salito” in politica per salvare l’Italia, abbandonato dai suoi e adesso costretto a traslocare nel gruppo per le Autonomie.
Quella dei montiani non è la prima e probabilmente non sarà l’ultima. Da quando l’ex rottamatore è diventato presidente del Consiglio sono quasi una ventina i parlamentari folgorati sulla via del renzismo. Una delle strade più trafficate è quella che viene da Sinistra Ecologia e Libertà. A inaugurare la transumanza sono stati i due deputati Ferdinando Aiello e Michele Ragosta, passati al gruppo dem lo scorso 19 giugno. Decisiva sarebbe stata l’opera persuasiva di Ernesto Carbone. Calabrese come Aiello – di cui spesso è in compagnia – e stretto collaboratore del premier Renzi. Tracciato il sentiero, le defezioni non si sono più fermate. Pochi giorni dopo si è trasferito nel gruppo Pd Sergio Boccadutri (il tesoriere di Sel, non un deputato qualsiasi). Il resto degli ex vendoliani si sono aggiunti nel giro di qualche mese. Lo scorso novembre hanno formalizzato l’ingresso nel gruppo del Partito democratico anche i deputati Titti Di Salvo, Luigi Lacquaniti, Fabio Lavagno, Martina Nardi, Ileana Piazzoni, Nazzareno Pilozzi e Alessandro Zan. Con loro anche Gennaro Migliore, il più celebre. Già capogruppo di Sel. Pronto a misurarsi alle primarie in Campania, lui non fa nulla per nascondere la sua conversione. Anzi, pochi giorni fa confermava ironico su twitter: «Mi piace l’odore de #lavoltabuona al mattino».
Ma quella verso il Pd è una migrazione eterogenea. Trasversale. La calamita renziana attira un po’ da tutte le direzioni. Lo scorso ottobre si è iscritto al gruppo dem di Montecitorio l’avvocato bresciano Gregorio Gitti. Eletto due anni prima tra la fila montiane e passato in seguito con i popolari di Per l’Italia. Con lui anche la siciliana Gea Schirò, collega di conversione. Sempre nelle liste di Scelta Civica era stato eletto Andrea Romano, altro volto noto della squadra di Mario Monti. Lui al Pd si è trasferito lo scorso 12 novembre. «Sono sempre stato un po’ di sinistra – ha rivelato in quei giorni al programma di Rai Radio2 “Un giorno da pecora” – e nelle prossime settimane il mio obiettivo è quello di partecipare a questo Pd: voglio entrare nel Pd, che ha cambiato pelle rispetto al passato, ora è un Pd 2.0».
Di svolta in svolta, adesso l’attenzione si sposta al Senato. Incrinato il Patto del Nazareno, nel Pd si studia il modo di sostituire i voti dei berlusconiani. Pallottoliere alla mano, tra i renziani c’è ottimismo. Anche qui la fila di chi è pronto a dialogare con il partito del premier è affollata. La notizia più recente riguarda Scelta Civica: cinque dei sei senatori rimasti con Monti hanno annunciato il trasferirimento nel gruppo dem. Assieme a loro ci sono anche le deputate Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli e il viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda. «Il progetto di Mario Monti ha avuto un grande senso – spiega il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – Ma ha esaurito la sua funzione». Per alcuni senatori peraltro si tratta di un rientro. Pietro Ichino, Linda Lanzillotta e Alessandro Maran vengono proprio dal Partito democratico. Eppure non sono i primi a scoprire le qualità del premier. Il primato spetta a un altro senatore montiano, Gianpiero Della Zuanna. Altro esponente di Scelta Civica, al gruppo Pd si è iscritto lo scorso giugno. Apripista a Palazzo Madama della nuova convergenza.
Intanto i retroscena impazzano. C’è chi assicura che nuovi arrivi potrebbero venire dai vendoliani (anche se al Senato Sel conta meno di dieci parlamentari). Chi immagina defezioni dal centrodestra. Stamattina sul Corriere della Sera il senatore Giuseppe Ruvolo di Grandi Autonomie e Libertà ipotizzava persino la nascita di un nuovo gruppo pronto a sostenere la maggioranza. «Il gruppo dei “salvapatto” del Nazareno». Di fatto, nella lettura di diversi cronisti, sarebbe una nuova edizione dei Responsabili. I deputati che la scorsa legislatura corsero in sostegno del giorno Berlusconi sotto la guida di Domenico Scilipoti. Immancabilmente si torna a parlare degli ex grillini. Approdi al Partito democratico sembrano esclusi. Eppure tra i fuoriusciti pentastellati diversi parlamentari sono disponibili ad aprire un dialogo con la maggioranza. Tra Camera e Senato i transfughi sono oltre trenta. A Palazzo Madama, dove i numeri del governo sono più in bilico, il loro apporto potrebbe risultare decisivo.