Oh Puff Daddy, Puff Daddy, perché sei tu Puff Daddy?

Oh Puff Daddy, Puff Daddy, perché sei tu Puff Daddy?

Quasi tutti i più famosi rapper ci sono passati almeno una volta. C’è chi l’ha fatto per cambiare stile, chi per cambiare genere. Chi per motivi legali e chi per motivi di marketing. Chi per fare un salto verso il mainstream e anche chi, semplicemente, perché si era stufato. Il risultato è sempre lo stesso: tantissimi, a un certo punto, hanno annunciato che da oggi cambiavano nome. Non erano più Puff Daddy ma erano P. Diddy. Non erano più Snoop Dogg ma Snoop Lion. Non erano più, giusto per citare il rapper più discusso delle ultime settimane, K. Dot ma semplicemente Kendrik Lamar.

Per un rapper, il nome è come un vestito. Serve a farsi riconoscere e a identificarsi, ma non solo. Come nel cinema e nel teatro, a ogni nome corrisponde un personaggio. E cambiare il nome vuole anche dire cambiare personaggio, lasciandone indietro uno che non serve e non funziona più e provandone uno nuovo. A ogni nome corrisponde un pezzetto della vita artistica di un rapper e un pezzetto della sua identità. Insomma, sceglierne un nuovo nome corrisponde a un lusso che molti di noi non possono permettersi: fare piazza pulita del passato e ricominciare da capo.

Alcuni l’hanno fatto più spesso o in modo più clamoroso di altri, diventando zimbello di colleghi e fan o lanciando nuove carriere. Cinque storie che raccontano quanto possano cambiare le cose, semplicemente cambiando un nome.
 

Da Snoop Doggy Dogg a Snoop Dogg a Snoop Lion a Snoopzilla

Calvin Cordozar Broadus Jr., il vero nome dell’artista attualmente noto come Snoopzilla, è praticamente uno zoo ambulante. O, meglio, un Pokémon che si evolve. Ha iniziato come Snoop Doggy Dogg, cagnolino. È passato a Snoop Dogg, cane. Poi ancora a Snoop Lion, leone. E ora a Snoopzilla, come Godzilla.

Lo Snoop fisso all’inizio del nome è — e bisogna avere rispetto per il coraggio — il nomignolo che la madre di Calvin gli aveva dato da bambino ma ogni cambio dopo segna un cambio nella carriera dell’artista, sia a livello di contrattuale sia di genere musicale. Il nome Snoop Doggy Dogg segna l’esordio con la storica etichetta Death Row Records, fondata da Dr. Dre e Marion “Suge” Knight. Mentre il passaggio a semplicemente Dogg arriva con il passaggio alla No Limit Records. Con questi due nomi, Snoop si riconosce nel genere rap. Il passaggio a Snoop Lion segna un cambio totale di genere musicale. Il leone è un chiaro riferimento all’iconografia giamaicana, al rastafarianesimo e al reggae, musica a cui Snoop dedica il suo album Reincarnated (a questo punto dirà anche di essere «Bob Marley reincarnato», ma questa è un’altra storia). Snoop dice anche di aver fatto una «cerimonia di purificazione rastafariana al tempio di Nyabinghi» e di aver lì cambiato il suo nome in Snoop Lion. Quanta marijuana avesse fumato prima, non è dato saperlo. Anche per Snoopzilla il discorso è simile: nel 2013 Snoop cambia di nuovo direzione e passa dal reggae al funk per il disco 7 Days Of Funk. Il cambio di nome è una specie di omaggio a una figura chiave del funk statunitense, Bootsy Collins, che a volte si esibiva col nome Bootzilla. Snoop ha detto che quando si esibisce col nome Snoopzilla «si sente come un figlio di Bootsy». In un’altra intervista ha anche detto che è okay se da qui in poi lo chiamiamo semplicemente Snoop.

Da Biggie Smalls a The Notorious B.I.G.

The Notorious B.I.G. è forse uno dei rapper più influenti e famosi degli Stati Uniti, in parte per via della sua bravura e in parte perché è diventato una specie di leggenda dopo essere stato ucciso in circostanze oggi ancora poco chiare il 9 marzo del 1997. The Notorious B.I.G. non era il suo vero nome, che era Christopher Wallace, ma nemmeno il nome d’arte che si era scelto. Prima di The Notorious B.I.G., infatti, c’era Biggie Smalls. Wallace l’aveva scelto pescandolo pari pari da un film blackspoiltation del 1975, mai arrivato in Italia, intitolato Let’s Do It Again. Nel film, c’è una banda di gangster che cerca di convincere un pugile che ha vinto un incontro che non ha davvero vinto. E a capo della gang c’è un certo Biggie Smalls, interpretato da Calvin Lockhart. La leggenda, che nel corso degli anni è stata ripetuta così spesso da trasformarsi in mezza verità, vuole che nel 1993 Lockhart minacciò Biggie Smalls di fargli causa per il nome e che Wallace cambiò di conseguenza il suo nome in The Notorious B.I.G.. Ma ci sono ragionevoli dubbi a riguardo: come Wallace, molti altri rapper avevano visto Let’s Do It Again e preso in prestito il nome di Biggie Smalls. Uno di questi aveva scambiato la “s” finale con una “z”, diventando Biggy Smallz, un altro era un produttore dell’amico/nemico Tupac, ed è probabile che proprio per evitare confusione Wallace abbia deciso di cambiare il suo nome.

A complicare ancora di più la vicenda c’è una canzone di Tupac, uscita in un Greatest hits pubblicato due anni dopo la morte del rapper, intitolata God Bless The Dead (Dio benedica i morti). Nel pezzo, Tupac, dice «Rest in peace to my motherfucker Biggy Smallz», riposi in pace quel figlio di puttana di Biggy Smallz. Molti cospirazionisti del rap credono che Tupac stesse anticipando l’assassino di Notorious B.I.G.. La verità è che stava parlando del suo, di Biggie Smalls.

 https://www.youtube.com/embed/LrcwzN3iVjI/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Da Puff Daddy a P. Diddy a Diddy a… Puff Daddy

Sean Combs è forse il più famoso rapper ad aver cambiato nome, non tanto per il suo talento musicale ma per la sua evidente indecisione nello scegliere un nome. Da quando ha iniziato la sua carriera musicale nel 1997, Sean Combs ha pubblicato cinque album e cambiato nome quattro volte. I primi due dischi, No Way Out e Forever, sono firmati Puff Daddy. Il terzo disco The Saga Continues…, è firmato P. Diddy. Il quarto e il quinto disco, Press Play e Last Train to Paris, sono firmati solamente Diddy. E con il sesto album, annunciato nel 2014 ma non ancora uscito, ritorna a Puff Daddy. Una chiusura del cerchio, oppure un nuovo inizio.

Due cose vanno dette su Puff Daddy. La prima è che ogni cambio nome è stato giustificato dalla stesso motivo: «volevo qualcosa di nuovo» e che ha continuato a cambiare nomi anche quando tutti, dal Guardian a Time, lo prendevano in giro per la sua continua indecisione. La seconda è che a Combs non manca l’autoironia: nel video di Bad Boy For Life del 2001, quando Combs era ancora solamente al primo cambio di nome, c’è un Ben Stiller che bussa alla porta di casa di Puff Daddy e gli dice profetico: «Puffy, o Diddy, P Poppa, Poppadiddy pop… scusa non so come ti fai chiamare di questi tempi».

 https://www.youtube.com/embed/3Yd4GG3bed0/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Da Ol’ Dirty Bastard a Big Baby Jesus a Dirt McGirt a…

Russell Tyrone Jones, noto soprattutto col nome Ol’ Dirty Bastard, è uno dei membri fondatori del gruppo rap e hip-hop Wu-Tang Clan, uno dei più grandi successi musicali degli anni Novanta. Come per Biggie Smalls, anche il nome Ol’ Dirty Bastard, viene da un film: una pellicola di arti marziali hongkonghese del 1979 intitolata Ol’ Dirty And The Bastard. Ma Ol’ Dirty Bastard non è l’unico nome di Tyrone Jones, che probabilmente è uno dei rapper col maggior numero di pseudonimi in assoluto. Nel 2012, il sito Uproxx ne ha messi in fila ventisette: Hasaan, Rain Man, The Professor, Ason Unique, Osiris, Osiris the Father, The BZA, The Drunken Master Styles, Sweet Baby Jesus, Dirt Dog, The Bebop Specialist, RJ Tha Mad Specialist, Ill Irving the Murderer, Barney Kool Breeze, Ol’ Dirt Schultz, Prince Delight, Blunted Sultan, Peanut the Kidnapper, Freeloading Rusty, Joe Bananas, Big Box o’ Chili, Super Bastard, Ol’ Dirty Bastard, Dirk Hardpec, Big Baby Jesus, The Man of All Rainbows, Dirt McGirt. E Wikipedia ne segnala degli altri ancora: Cyrus, Dirty, Michael (Can’t get off) Phipps, Ol’ Dirty Chinese Restaurant, Ol’ Dirty Block, The Ol’ Dirty Bza. In totale, 33 nomi diversi, a cui corrispondono altrettante vite artistiche.

Ol’ Dirty Bastard era un personaggio sempre sopra le righe: è stato arrestato parecchie volte durante la sua carriera, ha interrotto un premio musicale ben prima di Kanye west e l’FBI aveva un fascicolo aperto su di lui. Il suo continuare a cambiare nome è parte del suo personaggio pubblico ma la giornalista Jaime Lowe, nel suo libro Digging for Dirt: The Life and Death of ODB, scrive che dopo il suo arresto nel 1997 Ol’ Dirty Bastard era anche stato diagnosticato di schizofrenia e di disturbo di personalità multipla.

Quando ha cambiato nome da Ol’ Dirty Bastard a Big Baby Jesus, ad esempio, ha detto in un’intervista a MTV: «sono sempre stato Gesù. Non so perché è stato un segreto per tutti questi anni». Nel 2003, il rapper cambia nome per l’ultima volta in Dirt McGirt e in un’intervista con Vice dice «Dirty McGrit viene dalla isola Dirty McGrit. È un posto che è appena fuori dal quartiere e oltre l’isola di Batman. Non posso dirti esattamente dove è — è un segreto, sai? Wonder Woman mi ha detto di non dire niente». Alla domanda «perché hai cambiato così tanti nomi?», risponde: «è come Picasso che fa un nuovo quadro. È bello».
 

Da Jay-Z a Jay Z

Che Jay-Z fosse diventato Jay Z senza il trattino, è diventato notizia nel luglio del 2013, quando la giornalista di Billboard (una delle riviste musicali più note degli Stati Uniti) ha twittato:
 

Breaking: Jay Z ha eliminato il trattino dal suo nome, stando a quanto dice la sua etichetta. Non sto scherzando (anche se lo vorrei). Copy editor: prendete nota.

Jay Z, in realtà, aveva già eliminato il trattino dal suo nome anni prima. Un caso, raro, di rebranding dei rapper non annunciato e non sbandierato. Jay Z aveva tolto il trattino, nessuno se ne era accorto e tutti avevano continuato a scriverlo con il trattino. In un’intervista ha poi detto: «è successo tipo tre anni fa, non so perché la storia è tornata a galla. Forse era una giornata pigra nelle redazioni. Il trattino era una cosa molto forte ma non è più utile. Avevo anche una dieresi sopra una delle lettere, ho rimosso anche quella». Dieresi sopra la a, dite? No, sopra la Y. Jaÿ-Z. Il nome Jay Z, che il rapper e produttore continua a usare ancora oggi, è un omaggio al suo mentore Jaz-O e un richiamo sia al soprannome con cui lo chiamavano da ragazzo, Jazzy, sia alla fermata J/Z della metropolitana di Brooklyn, zona di New York in cui Jay Z è nato.

X