Sì al progresso: quanto era difficile lavare i panni nel XIX secolo

Sì al progresso: quanto era difficile lavare i panni nel XIX secolo

Chi ha paura dell’innovazione forse ha la memoria corta. Almeno, non ricorda (forse perché non li ha nemmeno vissuti) i tempi in cui gli elettrodomestici non esistevano, per cucinare ci volevano ore e ore di lavoro e per pulire la casa una serie di operazioni complicatissime. Questo memorandum spiega, passo passo, come funzionassero le faccende di casa nel XIX secolo. Tutt’altro che una passeggiata: se non una laurea, di sicuro richiedeva un master.

I panni
Prima di tutto, lavare i panni richiedeva un impegno che poteva durate tutto il giorno. Dovevano essere inzuppati, per diverse ore, nella soda caustica. Poi dovevano essere strizzati, risciaquati, spazzolati, bolliti, piegati e candeggiati.
I capi andavano appesi e bastonati, per poter togliere lo sporco. Esistevano delle mazze apposite, molto simili ai bastoni da cricket (e leggenda vuole che l’origine del gioco derivi proprio da lì) e altri aggeggi in legno per strizzare i calzini e appendere i panni.
In ogni caso, l’acqua in casa non c’era. D’estate e in inverno si doveva uscire e raggiungere il fosso, o lo stagno, o il lavatoio. In Russia, per esempio – ma anche in altri posti freddi – era abitudine raggiungere laghi ghiacciati immergendo le braccia. (Questo per smettere di lamentarsi del wi-fi scadente alle lavanderie).
I ferri da stiro erano, appunto dei ferri. Erano pezzi di metallo, pesantissimi e che dovevano essere riscaldati sul fuoco (e scottavano davvero).
Per combattere le macchie non c’erano i detersivi. Eh no, si usavano altri tipi di detergenti, ad esempio l’urina. Impressionante, no?

I letti
Prima che ci fossero le lettiere a molla, i materassi poggiavano su reti composte da corde legate insieme. Ogni tanto, a causa dell’uso, i nodi andavano rinforzati, più o meno come uno strumento da accordare.

I piatti
Anche pulire piatti e posate era una specie di ordalia. Senza i detersivi e lavastoviglie, al malcapitato che doveva occuparsene non bastava bagnarli in acqua calda: andavano strofinati con forza contro un pezzo di cuoio, su cui prima era stata spalmata una polvere di smeriglio, gesso, polvere di mattone e croco. Dopodiché, non poteva mancare una passatina con grasso di montone. Alla fine venivano avvolti in una serie di carte oscure, per evitare luce e ruggine.

La luce
Quando si preme l’interruttore, si ignora e si dimentica che, fino a poco tempo, fa per avere luce anche di notte servivano candele fatte di grasso di pecora e mucca (la cera d’api era molto costosa). Un mix terribile per l’odore, e anche molto poco sicuro. Lo stoppino andava tenuto d’occhio di continuo, altrimenti il rischio di bruciare tutto era molto alto.

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