Portineria Milano«Ci è mancata l’innovazione non abbiamo creato una classe dirigente»

Parla Boeri

«Su una cosa abbiamo sbagliato: non siamo stati innovativi. Dovevamo noi creare la nuova classe dirigente di questo Paese, invece Firenze ci ha superato. E ora il paragone sui media con una Roma corrotta, è imbarazzante e inaccettabile». Stefano Boeri, ex assessore alla Cultura del Comune di Milano, è seduto nel studio di architettura in centro. Fogli ovunque, penne, matite, riviste, libri, rendering dei progetti, il modellino del Bosco Verticale sullo sfondo. L’archistar, come amano definirlo, parla del capoluogo lombardo, di una giunta di Giuliano Pisapia che perde i pezzi, di politica, del Pd e di un Expo 2015 che è stato un totale fallimento. Sull’esposizione universale Boeri, va detto, ci aveva visto bene negli anni passati: «Ma non mi va di avere ragione, soprattutto perché rischia di essere il fallimento di tutti. E anche io ho delle responsabilità perchè quando si trattò di decidere, evidentemente non fui abbastanza convincente. Era comunque evidente che questo Expo non avrebbe attratto un numero così alto di visitatori»

C’è una bella foto sua e di Pisapia mentre mettete i dischi in piazza Duca d’Aosta pochi giorni prima della vittoria del 2011. Da tempo lei non fa più parte della giunta, il sindaco ha deciso di non ricandidarsi e la vice, Ada Lucia De Cesaris, si è dimessa. Come è possibile che quell’entusiasmo sia esaurito così?
Ma c’è anche un’altra foto bellissima del 6 giugno scorso, con millecinquecento ragazzi tra i 15 e i 25 anni che abbiamo chiamato a parlare della loro Milano del 2030 in cima alla Diamond Tower. Per certi aspetti il rapporto con Pisapia è stato difficile sulle scelte politiche, non lo posso negare, però alla fine si è ricomposto sul piano della stima.

Ma cosa è cambiato da allora?
Sono passati quattro anni. Una parte delle aspettative del 2011 si è consolidata. A Milano si vive meglio, nel senso che in gran parte della città c’è stato un miglioramento delle condizioni di vivibilità. E’ una città dove c’è maggiore trasparenza nei meccanismi decisionali. E’ una città più riconoscibile e competitiva, che ha ritrovato e recuperato alcuni dei suo spazi più identitari, come la Darsena. E’ una città dove la generosità dei privati ha potuto esprimersi pienamente, come nel caso della nuova Fondazione Prada. Dove la cultura diffusa – penso ad eventi come Bookcity o Pianocity – è oggi protagonista. E’ una città che ha rivalorizzato il suo patrimonio di arte, come nel caso della nuova sede della Pietà Rondanini di Michelangelo. Che ha allargato la sfera dei diritti civili e della libertà di amore, con le unioni civili. E dove la cultura dello sharing, penso soprattutto alla mobilità privata, è diventata un elemento fondamentale. E sul piano dell’assistenza ai cittadini più deboli e della difesa delle minoranze ci sono stati passi avanti indiscutibili. 

Per certi aspetti il rapporto con Pisapia è stato difficile sulle scelte politiche, non lo posso negare, però alla fine si è ricomposto sul piano della stima

Quindi promuove questi quattro anni di giunta?
Promuovo questi aspetti, ma abbiamo mancato in un punto fondamentale

Ovvero?
Abbiamo perso, e parlo in prima persona plurare, su un altro grande aspetto che avrebbe potuto fare di Milano una città unica, cioè sull’innovazione. Questa città sa esprimersi al meglio solo quando sa fondere la generosità sociale con la creatività politica e culturale.Il riformismo è nato qui, agli inizi del 900, ma è nato con l’invenzione di istituzioni inedite come l’Umanitaria, che il mondo intero copiò. E le accelerazioni creative della moda e del design negli anni 80, non sarebbero tali senza la rete solidale di imprese e saperi diffusi che si creò nel territorio. Solidarità e insieme innovazione: questa, solo questa, è la vera Milano Oggi siamo la capitale del terzo settore, siamo attenti ai diritti, siamo una città generosa che promuove l’integrazione, siamo stati capaci di garantire equità, ma non siamo stati capaci di promuovere con la stessa forza l’inventiva e l’intelligenza collettiva di Milano.

Colpa della politica?
Ci è mancato il coraggio e la visione. A prescindere dal suo successo, come città abbiamo sostanzialmente abdicato su Expo, lasciandola in mano (per la prima volta della storia) alla Regione e al Governo; e stiamo perdendo l’occasione della Città Metropolitana che non è, non deve essere, solo un vestito burocratico, peraltro troppo stretto e liso, ma un sogno di grande respiro per cominciare a immaginarci come una vera e propria città/regione che –unica in Italia- può competere con gli altri grandi Cluster metropolitani europei. E ancora: non abbiamo saputo sfruttare l’incredibile forza costituia dagli studenti, dai ricercatori, dai docenti dei nostri Atenei Universitari. La politica non mai preso davvero in considerazione la potenza creativa e intellettuale di queste reti di intelligenza collettiva. E questa assenza di visione creativa e di coraggio si è vista soprattutto in quelli che io chiamo “i territori di mezzo”: in quella fascia urbana che sta tra la zona uno e l’hinterland, che è stata lasciata a se stessa, con sacche di degrado, di insicurezza, di invivibilità inaccettabili. Qui è mancato del tutto un pensiero coraggioso e innovativo.

Pisapia ha scelto di non ricandidarsi, cosa rimarrà di questa esperienza? 
Non va perso quello che è stato fatto. Sarebbe un errore clamoroso.

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

Si sente del Pd? Nel 2011 i democratici vinsero soprattutto grazie a lei e quelle 13mila preferenze
Mi sento del Pd, sabato sarò all’assemblea nazionale. Nel 2011 non abbiamo vinto grazie a me, abbiamo vinto perché siamo riusciti a costruire un consenso che ha rotto i margini dell’elettorato di partito. In questo senso abbiamo anticipato la svolta di Renzi. E non posso dimenticare che noi nel 2011 rappresentavamo una speranza di rinnovamento della classe politica di questo Paese. Ma in pochi mesi Firenze ci ha superato. Nel bene e nel male, Milano è stata una fucina, per i leader politici nazionali degli ultimi trent’anni anni; da Craxi fino a Berlusconi o a Bossi. Noi abbiamo perso l’occasione di poter contare veramente, di diventare un modello di governo, di proporci come leadership per la nazione. 

Premi internazionali per i suoi progetti, i voti ci sono, competenze e relazioni a livello internazionale, una parte della città le chiede di candidarsi, perché non farlo?
Vorrei poter dare alla politica almeno qualcosa di più di quello che riesco a dare nella mia vita professionale di tutti i giorni. E oggi non ce la farei.  Per fare un esempio: non so se avrei promosso, insieme ad altri amici, un’esperienza straordinaria come Mil030, se fossi rimasto assessore alla Cultura…Si può fare politica anche fuori dalla politica. Comunque: mai dire mai.

Vorrei poter dare alla politica almeno qualcosa di più di quello che riesco a dare nella mia vita professionale di tutti i giorni

La De Cesaris si è dimessa. Non è un segreto che tra voi non è mai corso buon sangue
Bisogna sempre diffidare dei moralisti aggressivi… Non ho capito il motivo delle sue dimissioni, anche perché da amministratore pubblico si accetta un patto di fiducia con i cittadini, ed è a loro che bisogna rendere conto – non ai circuiti stretti e spesso personalistici della politica. Io non mi sarei mai dimesso da assessore; mi hanno cacciato via.

E’ partita la corsa alle primarie, due candidati in pista, Majorino e Fiano, ha preferenze per uno dei due?
Sto seguendo con interesse, ma credo che i veri giochi si faranno a settembre.

Cosa dirà Renzi all’assemblea del Partito Democratico di Milano?
Bella domanda (ride ndr). Credo che la cosa più importante che dovrebbe dire è: distinguiamo i problemi di questa città dalle vicende giudiziarie e politiche di Roma. Il parallelo mediatico che c’è stato in questi giorni, con le dimissioni di due vicesindaci, è stato imbarazzante. Noi restiamo l’unica città italiana che, anche grazie ad una sostanziale intaccata correttezza nelle procedure amministrative, può competere a livello internazionale con le grandi metropoli del mondo; francamente, almeno oggi, non siamo nella situazione di Roma.

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