Chi volesse conoscere la personalità, le idee di Etgar Keret, deve leggere questo articolo/intervista. Chi invece volesse scoprire quali consigli dispensa per eventuali scrittori in erba, deve proseguire la lettura.
Lui, l’autore, attore e filmmaker israeliano è un maestro delle storie brevi, e ha cominciato per combattere la noia e la frustrazione della vita sotto le armi, quando prestava servizio militare per l’esercito israeliano. Per questo la scrittura è e resta per lui un mezzo per divertirsi, un’operazione che va fatta per trarne, in fondo, piacere. E per questo non dirà mai che, per scrivere, bisogna scrivere tutti i giorni come una routine. Sarebbe un controsenso. Per il resto, invece, ha le idee molto chiare. Come dimostra questo catalogo:
1) “Per scrivere, bisogna essere sicuri di divertirsi”
“È un modo per vivere una vita diversa. Occorre essere grati e felici di fronte all’opportunità di espandere la portata della propria vita”
2) “Ama i tuoi personaggi”
Tutti, senza eccezioni. Anche i cattivi.
3) “Quando si scrive, non si deve nulla a nessuno”
È sia un’aggiunta al comandamento precedente (cioè: amare i personaggi non significa trattarli bene) sia un modo per cautelarsi rispetto alle influenze del mondo esteriore. Scrivere è libertà perché non ci sono debiti, non ci sono riconoscenze, non ci sono sentimenti di inferiorità rispetto agli altri. Altrimenti, che cosa ci sarebbe di diverso rispetto alla vita che si vive già?
4) “Cominciare sempre dal mezzo”
L’inizio è per gente che si perderà. La fine è per gente che non sa sviluppare ciò che viene prima. Il mezzo, come si dice, è il luogo dove sta la virtù.
5) “Cerca anzi di non sapere prima come finirà”
È un consiglio controcorrente rispetto altre visioni. Molti scrittori consigliano di non cominciare nemmeno finché non si ha un’idea completa della storia. Keret non ci sta. Se ci si immerge in una realtà diversa, ci si dovrà misurare con logiche nuove e impreviste.
6) “Non fare nulla solo perché ’si è sempre fatto così’”
La passività nei confronti del mondo si vede anche nell’atteggiamento rispetto alla tradizione. Che ci deve essere, senza dubbio. Ma che va più colta come un consiglio, un suggerimento. E non un rigido manuale prescrittivo.
7) “Scrivi come te stesso”
Questo è il comandamento di più difficile interpretazione. Si tratta, in ogni caso, di evitare di affidarsi troppo all’imitazione di altri autori. Di Kafka ce n’è già uno, di Foster Wallace anche. Il mondo non vuole imitatori, please.
8) “Assicurati di essere il solo nella stanza, mentre scrivi”
Un modo come un altro per evitare distrazioni. E soprattutto, per evitare di subire influenze psicologiche, anche non percepite.
9) “Assicurati che le persone che amano ciò che scrivi ti incoraggino”
Chi ti frena, chi ti odia, chi ti tormenta, chi è invidioso, etc. deve restare fuori dalla porta, per quanto possibile. Tanto, ci saranno sempre. Meglio evitare di invitarseli in casa.
10) “Presta orecchio alle critiche che ti fanno, ma sii sempre tu l’ultimo (e l’unico a decidere)”
Questo, invece, è molto chiaro.