Aveva trent’anni. Gli restavano meno di due anni di pena per droga e ricettazione. R.R., originario di Catania, si è impiccato all’alba del 26 agosto scorso nella sua cella all’interno della casa circondariale di Gela, in provincia di Caltanissetta, dove era recluso da circa un mese. Dopo il fallimento dell’affidamento in prova ai servizi sociali, gli era stata negata la possibilità di avere misure alternative al carcere. Con la sua morte, il numero dei detenuti che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita sale a 31, fanno sapere dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere. Sette solo nell’ultimo mese.
«Quando si è suicidato stringendosi un lenzuolo attorno al collo, insieme a lui in cella c’era un altro detenuto, che in quel momento dormiva e non si è accorto di nulla», racconta sul suo blog il Radicale Emilio Quintieri. «Non appena si è svegliato, accortosi di quel che aveva fatto il compagno di cella, ha allertato il personale di Polizia Penitenziaria. Sul posto è intervenuta anche un’ambulanza del 118, ma i sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo. Pare che il trentenne, con diversi precedenti penali alle spalle anche da minorenne, pochi giorni fa aveva avuto un colloquio con uno degli educatori della struttura di Contrada Balate manifestando un certo disagio sul piano psicologico».
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio, quest’anno l’età media di coloro che si sono tolti la vita in carcere si è abbassata: nel 2015 la media è di 37 anni, mentre dal 2010 si è registrata una media di 41 anni. Aumentano invece i suicidi in carcere tra i detenuti stranieri: nel 2015 sono il 30%, rispetto al 15% registrato negli ultimi quindici anni dall’Osservatorio sulle morti in carcere. Dal 2000 a oggi le morti in carcere sono state 2.448, di cui 874 classificate come suicidi. Per la prima volta il tasso dei suicidi tra gli stranieri, che rappresentano il 28% della popolazione carceraria, supera quello tra gli italiani.
Suicidi al 26 agosto 2015, con età, istituto e modalità