Matera, la vera bestemmia è l’assistenzialismo culturale

Dopo l'imbarazzante capodanno Rai arrivano i dubbi. Sarà questo il modello di marketing territoriale per la capitale della cultura 2019?

L’ormai famigerato capodanno a Matera, con tanto di bestemmione via sms e anno nuovo evocato con un minuto di anticipo, forse è qualcosa di più del classico bug di una mamma Rai distratta e festiva, roba da articoli d’ occasione sui giornali e pretesto per un pittoresco e italianissimo scaricabarile tra responsabili, addetti e ospiti. Questi sono fatti contingenti, da indignazioni, polemiche e ripicche ready made, ma destinati a morire a brevissimo.

Il problema vero è il modus, lo stile di un’operazione di marketing territoriale che ha l’ambizione di inscriversi in un processo più ampio e più lungo. La serata/veglione/diretta Rai doveva essere il primo veloce accenno per il lancio di Matera come capitale della cultura 2019. E possiamo dircelo: peggio di così non poteva andare. E non solo per gli inconvenienti tecnici.

Restano i dati che seguono: contenuti non brillanti, costi rilevanti, una notevole confusione organizzativa. E soprattutto resta la non esaltante sensazione di rappresentazione calata dall’alto. Di una fabula scritta e organizzata altrove

Paolo Conti sul Corriere della sera ha tirato fuori i numeri dell’operazione. L’improvvisata materana per “L’anno che verrà”, ha comportato il trasferimento di 300 tra tecnici, maestranze e autori Rai, un costo di 460 mila euro netti, più una serie di spese supplementari non previste per pranzi e cene degli addetti. Il fatto che la trasmissione fosse stata decisa solo il 20 novembre e la fretta che ne consegue è un’attenuante solo parziale. Restano i dati che seguono: contenuti (diciamo, per essere buoni) non brillanti, costi rilevanti, una notevole confusione organizzativa. E soprattutto resta la non esaltante sensazione di rappresentazione calata dall’alto. Di una fabula scritta e organizzata altrove, e atterrata in piazza Vittorio Veneto dal nulla.

Insomma, qualche dubbio sulle tappe future dell’operazione Matera potrebbe legittimamente venire. Qualche giorno fa su Linkiesta abbiamo pubblicato un articolo di Simonetta Sciandivasci in cui si racconta che nonostante il grande spolvero con cui Matera viene presentata come capitale europea della cultura, sul territorio ci sono parecchi problemi. Biblioteche senza più fondi, librerie sostituite da ristorantini, poli museali mai aperti, eccetera.

LEGGI L’ARTICOLO: MATERA, CULTURA SENZA CAPITALE

A questo punto, sarebbe il caso di interrogarsi con la giusta dose di franchezza sui capitoli futuri e su cosa si sta facendo sul territorio, senza farsi ipnotizzare e paralizzare dalle esaltazioni per la città di cultura finalmente riscoperta.
Un po’ di sana dialettica a proposito non guasterebbe, se non altro per non illudersi che operazioni di makeover improvvisate e non radicate sul territorio siano la strada su cui muoversi.

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