Crozza & Co. a Discovery: c’è vita anche dopo il tasto 7 del telecomando

Adesso che stanno arrivando le star - Maurizio Crozza, da gennaio, Fabio Volo, Max Giusti, Giancarlo Giannini, forse Sabrina Ferilli, si vedrà - tutti si accorgono di Discovery Italia. Non Discovery Channel, come ha erroneamente scritto Marco Travaglio

Adesso che stanno arrivando le star – Maurizio Crozza, da gennaio, Fabio Volo, Max Giusti, Giancarlo Giannini, forse Sabrina Ferilli, si vedrà – tutti si accorgono di Discovery Italia. Non Discovery Channel, come ha erroneamente scritto Marco Travaglio, preoccupato di rispolverare l’editto bulgaro di cui, pensate un po’, l’arruolamento di Crozza nel canale Nove a suon di milioni di euro sarebbe l’ultimo colpo di coda. La confusione è facile sotto il cielo dell’etere e sopra i tasti del telecomando. Discovery Italia, dunque: figlia di Discovery Networks, con sede a Silver Spring, nel Maryland, colosso che trasmette in 220 paesi per 3 miliardi di abbonati, trent’anni di storia e un’impennata di diffusione nell’ultimo decennio con la tv factual. Ovvero, la tv come manuale d’istruzioni. Perfetta per il tempo della crisi: t’insegna a vestirti secondo i canoni del fashion, a organizzare matrimoni, a comprare casa, a fare affari ai mercatini o svuotando le cantine.

Non è facile mettere ordine, anche limitandoci alla provincia dell’impero, che tanto provincia non è, visto che Milano è il quartier generale di tutta l’area Southern Europe (Italia, Francia, Spagna e Portogallo), e considerando che stiamo parlando del terzo gruppo editoriale italiano per audience, dietro Rai e Mediaset. Un editore che gioca su tutte le piattaforme: digitale terrestre free, satellite, on demand (gratuito). Una vera media company, come si usa dire di questi tempi. Che distribuisce i suoi tredici canali un po’ qui un po’ lì, in chiaro e in pay, scavalcando i compartimenti tecnologici con una strategia ben definita. Un’espansione progressiva, costante, senza squilli di tromba. Prima la nascita e il consolidamento dei canali connotati per genere. Il femminile Real Time, quello dei factual d’intrattenimento, tipo Ma come ti vesti?, Bake Off Italia con Benedetta Parodi, Il boss delle cerimonie, fino al daytime di Amici, che hanno portato la rete all’ottavo posto assoluto, dietro La7 (ma che ora per quella posizione se la deve vedere con Tv8 di Sky). Poi il maschile DMax, con Unti e Bisunti, Chef Rubio, i match del Sei Nazioni di rugby, Banco dei pugni. Una proposta che, spingendo sull’acceleratore delle preferenze e delle passioni maschili e femminili, si rivolge principalmente ai single o alle famiglie dotate di più televisioni e quindi propense a fruizioni separate.

Un’espansione progressiva, costante, senza squilli di tromba. Prima la nascita e il consolidamento dei canali connotati per genere. Il femminile Real Time, quello dei factual d’intrattenimento, tipo Ma come ti vesti?, Bake Off Italia con Benedetta Parodi, Il boss delle cerimonie, fino al daytime di Amici, che hanno portato la rete all’ottavo posto assoluto, dietro La7 (ma che ora per quella posizione se la deve vedere con Tv8 di Sky). Poi il maschile DMax, con Unti e Bisunti, Chef Rubio, i match del Sei Nazioni di rugby, Banco dei pugni.

La seconda svolta risale al gennaio 2013: acquisizione dei quattro canali di Switchover Media (Giallo, Focus, K2 e Frisbee) che ha trasformato Discovery Italia nel terzo editore nazionale. Anche qui, operazione conclusa senza troppi clamori. Il basso profilo, la scelta di far parlare i fatti è lo stile della casa madre. Pragmatismo senza americanismi, ma anche senza essere dimessi. Come si è visto l’altra sera, con tutto lo stato maggiore schierato nell’avveniristica Torre Solea nel Centro direzionale milanese, e la cena di gala con i volti del gruppo.

“Tv sta per Total video”, ha detto Marinella Soldi, amministratore delegato di Discovery Italia e direttore generale di Discovery per il Sud Europa. Cioè, visione totale, in tutte le sue declinazioni. Dalla tv generalista e lineare, ai prodotti a pagamento, fino all’on demand gratuito. Tredici canali: Nove, Real Time, DMax, Giallo, Focus, K2 e Frisbee, sul digitale terrestre. Ai quali si aggiungono Discovery Channel (ecco la confusione), Discovery Science, Discovery travel & living, Animal planet, Eurosport 1 e Eurosport 2, su Sky (Eurosport 1 e 2 visibili anche su Mediaset Premium; Nove, Real Time, DMax, Giallo e Focus, anche su Tivùsat). In tutto fa il 7,2 per cento di share nel pubblico totale, il 9,3 sul target commerciale (15-54 anni) e il 10 sui millenials. Infine, c’è il Dplay, cioè la visione streaming su pc, tablet e smartphone, che raggiunge oltre 11 milioni di utenti unici.

Il terzo momento di svolta è stato l’acquisto di Deejay Television del Gruppo Editoriale Espresso per puntare su un canale generalista. È sembrato un salto di qualità all’indietro, in tempi di reti tematiche e filosofia delle nicchia. Il fatto è che la tv manuale d’istruzioni ha dato molto di quello che poteva dare. E allora si torna a una televisione più larga, più classica forse. “Una scelta che potrebbe sembrare controtendenza”, ammette Laura Carafoli, responsabile contenuti Discovery Italia. “È vero, i giovani sono online e in streaming. E non guardano la tv lineare. Lo sappiamo bene, per questo abbiamo lanciato Dplay. Ma crediamo che ci siano spazi e possibilità di crescita anche nella televisione classica. Il Nove è una grande sfida e Discovery ci crede. Dopo gli Usa, l’Italia è il Paese che produce più contenuti originali. Crediamo ci sia la possibilità di rivitalizzare l’intrattenimento, per renderlo più contemporaneo e internazionale, rispondendo ad un pubblico più largo.

Setacciato il mercato degli abbonati, anche i colossi della pay tv si ributtano nella televisione free. Nuove tecnologie, visioni in streaming e tutto il resto, ok. Ma c’è vita e concorrenza accesa anche dopo il tasto 7. Negli ultimi tempi, con Italia’s Got Talent e Edicola Fiore, Tv8 aveva guadagnato posizioni. Adesso Discovery rilancia alla grande per modificare le gerarchie.

​I nuovi arrivi di Crozza, Fabio Volo, Giancarlo Giannini e Max Giusti oltre alla continuità dei volti storici come Saviano, Canavacciuolo e agli altri, ci aiuteranno a vincere questa scommessa”. Setacciato il mercato degli abbonati, anche i colossi della pay tv si ributtano nella televisione free. Nuove tecnologie, visioni in streaming e tutto il resto, ok. Ma c’è vita e concorrenza accesa anche dopo il tasto 7. Negli ultimi tempi, con Italia’s Got Talent e Edicola Fiore, Tv8 aveva guadagnato posizioni. Adesso Discovery rilancia alla grande per modificare le gerarchie. Scippando Crozza a Cairo ha fatto uno sforzo economico non indifferente. Ma per policy aziendale, Carafoli non conferma né smentisce le indiscrezioni circolate sul cachet (3,5 milioni a stagione). “Piuttosto, abbiamo molta voglia di lavorare con lui. Ci siamo trovati in sintonia nel desiderio di sperimentare formule nuove”. Già, ma sapete che i Crozza sono due: l’intrattenitore leggero del Paese delle meraviglie e il corsivista pungente della copertina di diMartedì. Da voi quale avrà più spazio? “Per noi lui è un brand. Lo prendiamo tutto, senza etichette”.

Vedremo come andrà. Per i telespettatori è comunque una buona notizia: il telecomando ha qualche tasto in più. Di solito, la concorrenza migliora i prodotti.

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