Football comes home, recita lo slogan ufficiale di Euro 96. Il calcio torna a casa. L’Inghilterra si tira a lucido, per tornare ad ospitare un grande evento dopo i Mondiali (vinti) di 30 anni prima. E per riabilitare un’immagine compromessa: i morto dell’Heysel, il Liverpool bandito dall’Europa del calcio. E poi Hillsborough, le bugie di stampa e polizia sulle colpe di quella mattanza scaricate sugli hooligans. Il pugno duro della Thatcher, gli stadi sicuri per chi se li può permettere e la marmaglia a picchiarsi fuori, nei boschi della dolce campagna inglese o nelle strade delle trasferte europee delle altre squadre di Premier.
Football comes home, e Paul Gascoigne anche. Paul è un genio del pallone. Di quelli rari, che si dice nascano una volta ogni generazione. E di geni del football, gli inglesi ne hanno un gran bisogno. Il problema è che tutto quello che Gascoigne ha, è contenuto nei piedi. La testa di Paul è sgombra, senza pensieri. Non pensa, agisce. Gli affidi le chiavi della Nazionale inglese al Mondiale di Italia 90 e lui la porta per mano fino al 4° posto finale, miglior risultato per i maestri del football dai tempi di Charlton-Moore and company, con giocate di fino. Lo metti in campo in un derby romano, all’esordio assoluto in maglia laziale, e lui segna a un minuto dalla fine. Deve andare in bagno di corsa e non può aspettare, così la fa sugli specchietti dell’auto di Sergio Cragnotti. Deve leggere un libro per ingannare l’attesa e lo fa seduto composto sul pullman durante una trasferta, ma completamente nudo.
Immaginatevi uno così, che scende dalla scaletta dell’aereo che riporta l’Inghilterra a casa da Italia 90 con addosso la sagoma di una donna nuda mentre c’è la Regina che aspetta la squadra, ecco immaginatelo agli ordini di un pezzo di marmo integerrimo come Dino Zoff, all’epoca allenatore della Lazio. La leggenda narra che una sera i biancocelesti arrivano in ritiro in un hotel che ospita anche un raduno dell’Azione Cattolica. Il direttore della struttura si raccomanda con Zoff, pregandolo che i calciatori non facciano troppo casino. Il tecnico lo rassicura. A cena, la squadra è tutta seduta a tavola per la cena, mentre nella sala accanto si tiene il raduno dell’Azione Cattolica. A tavola, of course, manca solo Gascoigne. Zoff lancia un’occhiata laser al suo secondo, che sale nella camera del giocatore e lo trova mentre, visibilmente alterato, urla al telefono. E of course, Paul effettua la telefonata nudo. L’assistente dell’allenatore gli intima di scendere: “Vieni così come sei, Zoff è furioso”. E Gascoigne raggiunge la squadra così com’è. Nudo. Si ripeterà dopo una fuga dal ritiro per raggiungere la fidanzata. Zoff lo pretende di nuovo in ritiro e lui torna. Vabbè, senza vestiti.
La nudità esibita di Gascoigne non è nemmeno tutto questo granché da vedere. Già ai tempi del Tottenham, quando si è guadagnato il soprannome di “Gazza” per quella sua corsa un po’ così, i tifosi avversari gli urlano “ciccione” e gli lanciano barrette di cioccolato che lui mangia, ricambiando con ampi sorrisi. Lo stesso fare divertito che condivide nelle serate di poca cultura e molta birra con l’amico Jimmy Cinque Pance, che lo accompagna anche la sera che, durante la riabilitazione per un infortunio al ginocchio, si sfascia la rotula durante una rissa in discoteca. Le cose alla Lazio non vanno bene nemmeno con Zeman, altro tizio ilare come Zoff che non apprezza le goliardate di Paul. Che nel 1996 approda all’Europeo inglese dopo una stagione in Scozia, al Glasgow Rangers. Qui, ricordando qualche parola di italiano, un giorno porta un giovane Gattuso appena scappato dal Perugia e che non parla una parola d’inglese a comprarsi dei vestiti: gli dice che pagherà la società, invece regola lui il conto. I tifosi del Celtic vorrebbero invece spellarlo vivo: durante un Old Firm, derby sacro del calcio europeo, Gascoigne va sotto la curva dei cattolicissimi biancoverdi fingendo di suonare un flauto. Nulla di male, se non fosse che quel gesto è riferito allo strumento suonato dalle bande organiste nei giorni in cui ogni anno si celebra la vittoria del protestante Guglielmo d’Orange sul cattolico Giacomo II.
Ed è con mezza Scozia che vorrebbe vederlo morto, quindi, che Gazza si presenta al torneo di casa. Ma morto davvero. Anni dopo, racconterà di aver ricevuto minacce al telefono. Una volta, pure da un tizio che, affiancatolo in auto, gli avrebbe mostrato un coltello dopo esserselo passato sotto la gola, non certo per invitarlo a radersi. Ma Gazza è pronto: al primo anno di Scottish Premier League ha perso 14 chili in una volta sola. Inoltre, ha imparato una nuova pratica che prevede la presenza di ragazze disinibite e alcol, tanto alcol. La chiamano “La sedia del dentista” e Gascoigne ne ha fatto conoscenza a Hong Kong, durante una tournée con la nazionale organizzata prima degli Europei casalinghi. Un viaggio organizzato per tenere i giocatori lontani dalle pressioni patrie e che ottenne l’effetto contrario. Perché in Inghilterra arrivano notizie poco confortanti, tipo quella che vede i ragazzi del ct Terry Venables impegnati nel volo di ritorno a sfasciare il boeing causa intemperanze alcoliche. E poi girano storie su questa dentist’s chair e sui alcuni giocatori impegnati a bere usando come supporto, per così dire, le nudità femminili.
Insomma, tra mezza Scozia furiosa e leggende alcoliche ci sono tutti gli ingredienti per fare il botto. A Wembley, all’esordio di Euro 96, gli inglesi fanno 1-1 con la Svizzera. Nella seconda c’è la Scozia. Ecco, immaginatevi quando detto fino adesso. E unitela a quella leggera rivalità che aleggia tra Inghilterra e Scozia. I padroni di casa devono vincere. E lo stanno facendo, fino a quando, al 76’ minuto, l’arbitro non concede un rigore agli scozzesi. Seaman lo para e l’azione riparte. La palla viene servita subito da Darren Anderton a Gascoigne, che è libero e segue la sua traiettoria infilandosi agevolmente tra due avversari che lo stanno chiudendo. Per saltare quello più vicino, il difensore del Blackburn Colin Hendry, Paul non ha bisogno di pensare, non lo ha mai fatto, non ne ha bisogno. I talenti non pensano, agiscono. E lui agisce: lascia rimbalzare la palla una volta sola e salta Hendry con un pallonetto, quindi prima che tocchi di nuovo terra la colpisce con il destro in rete.
L’occasione per i giocatori è troppo ghiotta, per non approfittarne. Mentre Gazza è ancora a terra e alcuni compagni tornano verso il centrocampo, in tre si fermano: Shearer, Redknapp e McManaman. Che gli spruzzano in bocca acqua dalle borracce. Eccola lì in mondovisione, la sedia del dentista. Da quel momento in poi, Gascoigne si ritaglierà altri momenti di gloria nel torneo, fino all’eliminazione contro la Germania in semifinale, la seconda dopo quella dopo Italia 90 e un suo famoso, lunghissimo pianto. Da lì in avanti la sua carriera sarà un piano inclinato in maniera costante verso il basso, tra cocaina, ancora alcol e le più disparate dipendenze, tra cui una nota bevanda energetica e sciroppo per la tosse. Il football era tornato a casa e fuori di essa, Gazza si è perduto per sempre.