Preoccupati pure, diceva una brutta canzone di qualche anno fa. È arrivato il momento di preoccuparsi per il mezzo milione di italiani residenti a Londra e gli altri sparsi nel Regno Unito? Sì, ma per capire quanto peggioreranno le condizioni di studenti e lavoratori ci vorrà tempo. Da due a cinque o più anni, come ha ricordato anche una nota dell’Ambasciata italiana a Londra. Lo scenario peggiore prevede che chi studia nelle università del Regno Unito paghi le tasse universitarie previste per gli stranieri (quasi il triplo di quelle previste per i britannici e finora per gli europei). Che perda l’assistenza sanitaria gratuita e il diritto a ottenere dei prestiti per studenti. Per i lavoratori il rischio si chiama visto da ottenere per chi deve ancora arrivare. E ulteriori requisiti di reddito (rispetto a quelle che sarebbero comunque state introdotte dal prossimo febbraio) per chi intende rimanere. Tra le ipotesi più negative c’è il mancato riconoscimento automatico dei titoli di studio per i non britannici. Mentre per le imprese presenti, le conseguenze potrebbero andare dalla libertà di stabilimento all’applicazione di dazi doganali sulle merci e restrizioni sui servizi.
Cinque scenari
Tutta l’incertezza deriva dal fatto che non ci sono precedenti di uscite di Paesi dall’Unione europea e che l’articolo che regolamente la questione (art. 50 del Trattato di Lisbona) è piuttosto vago. Una ipotesi ottimistica è che le negoziazioni tra Regno Unito e Ue portino all’applicazione dell’accordo oggi in essere tra l’Unione europea e la Norvegia, l’Islanda e il Lichtenstein (Eea, European economic area). L’accordo agevola la libera circolazione dei beni, servizi e persone. Ci sarebbe comunque una collaborazione nei campi della ricerca e sviluppo, del turismo, dell’istruzione e della cultura. Rimarrebbero escluse politiche comuni su agricoltura, sicurezza, giustizia e commercio.
Altre ipotesi sono state messe in fila dal Sole 24 Ore lo scorso 23 maggio. Una strada è quella di seguire l’accordo tra Ue e Svizzera. È più blando rispetto a quello dell’Eea e prevede la libera circolazione dei beni ma non dei servizi. Anche sulle merci non ci sono automatismi ma una valutazione caso per caso. C’è poi il modello turco: un’unione doganale che esclude restrizioni e tariffe per i beni. Non è però prevista alcuna libera circolazione delle persone. Se nessuno di questi accordi si farà, ci sono altre due strade: applicare una sorta di Ttip, l’accordo di libero scambio che l’Ue sta negoziando con gli Usa, che riguarda i beni, mentre per i servizi si potrebbe seguire la strada del Tisa (le cui negoziazioni sono in corso a Ginevra). Oppure l’applicazione delle normative previste dagli accordi degli stati membri della Wto.
Fino a oggi gli studenti hanno pagato le stesse tasse di iscrizione universitaria degli studenti britannici (in base alla direttiva 2004/38/CE). Ora le cose potrebbero cambiare. Nell’ipotesi peggiore, si applicherebbe senza vie di mezzo la tariffa oggi applicata agli studenti extracomunitari. Per esempio a Medicina si arriva fino a 36mila sterline all’anno. Oggi uno studente universitario che studia in un ateneo scozzese non paga nulla
Gli studenti
– Tasse universitarie. Fino a oggi gli studenti hanno pagato le stesse tasse di iscrizione universitaria degli studenti britannici (in base alla direttiva 2004/38/CE). Ora le cose potrebbero cambiare. Nell’ipotesi peggiore, si applicherebbe senza vie di mezzo la tariffa oggi applicata agli studenti extracomunitari, che è oltre il doppio. Oggi uno studente universitario europea che studia in un ateneo pubblico scozzese non paga nulla. Le tasse di iscrizione in università pubbliche in Inghiltera o in Galles hanno un tetto di 9mila sterline l’anno, mentre in Irlanda del Nord le tasse si aggirano sulle 3.500 sterline annuali. A Oxford i non europei oggi pagano tra 15mila e 22mila sterline. Nelle falcoltà di medicina le rette sono ancora più alte: si arriva in istituti privati fino a 36mila sterline all’anno.
La Gran Bretagna potrebbe essere spinta a trovare una soluzione intermedia per non perdere i finanziamenti europei per la ricerca, che in larga parte vanno proprio al Regno Unito (spesso a beneficio di ricercatori italiani).
– Prestiti per studenti. Ogni studente europeo ha diritto ad accedere a un prestito per studenti fino a 9mila sterline all’anno. La possibilità potrebbe essere preclusa.
– Assistenza sanitaria. Oggi l’accesso ai servizi sanitari del Nhs è gratuito per tutti i residenti cittadini europei. L’accesso è anche piuttosto semplice, anche per ottenere il medico di famiglia (GP). Ora potrebbe diventare a pagamento. I cittadini extracomunitari pagano tariffe da 120 sterline per le visite specialistiche e negli ospedali le tariffe sono il 150% di quelle per i cittadini europei. In una ipotesi ottimistica ci sarebbe il mantenimento di una mutua reciprocità per l’assistenza sanitaria.
– Erasmus. Buon senso vorrebbe che un’istituzione come l’Erasmus continui a coinvolgere anche il Regno Unito, come oggi coinvolge la Norvegia. Ma anche questo sarà frutto di negoziazioni con l’Ue.
I lavoratori
– Libera circolazione. Oggi i lavoratori beneficiano del diritto alla libera circolazione nell’Unione europea. Dal prossimo febbraio sarebbero già scattate delle restrizioni per i cittadini non britannici. Ora le cose peggioreranno. In base agli accordi che si troveranno, chi volesse andare a lavorare nel Regno Unito potrebbe dover fare domanda per un visto di lavoro. Per chi già lavora le cose dovrebbero essere più semplici: in base alla Convenzione di Vienna edl 1969, vedrebbe tutelati i diritti acquisiti. Oggi per lavorare è necessario un “insurance number”, che si ottiene a seguito di una semplice intervista in cui vengono chiesti i dati su domicilio e datore di lavoro.
– Riconoscimento dei titoli. Anche il riconoscimento della qualifica professionale potrebbe non essere più automatico.
– Sistema australiano. Tra le ipotesi più inquietanti, proposte dai sostenitori del Leave, c’è quella di adottare il sistema a punti australiano per ottenere il diritto di lavorare. Prevede un esame di lingua inglese e la valutazione delle competenze e delle capacità dei richiedenti.
– Sanità. Vale lo stesso discorso che per gli studenti. L’assistenza sanitaria gratuita dovrebbe essere sostituita da altre forme previste oggi per i cittadini extracomunitari.
Le imprese
– Dazi doganali. Tutto dipenderà dagli accordi che saranno trovati tra Ue e Uk. Nelle ipotesi peggiori si applicherebbero dei dazi doganali per le merci, che oggi sono vietate dai trattati europei. Molto più probabili le restrizioni sui servizi.
– Tasse. È la parte più incerta della Brexit. Di certo il Regno Unito continuerebbe a beneficiare dei trattati contro le doppie imposizioni e ne sarebbe vincolato.
– Contratti. I contratti attuali dipendono dal regime di cosiddetto passaporto, che non dovrebbe più valere. Ci potrebbero quindi essere conseguenze sui contratti esistenti. Altre norme che dovrebbero cambiare riguardano: fusioni tranfrontaliere, interessi e royalties, regime sugli aiuti di Stato.