Mentre le piccole e medie imprese aspettano speranzose il piano per la crescita e la competitività annunciato a maggio dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, una proposta concreta e innovativa giunge dal Parlamento europeo. L’europarlamentare italiano Massimiliano Salini, del gruppo Ppe-Forza Italia, è riuscito infatti a far approvare il 12 luglio scorso dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (Iter) di Strasburgo un emendamento al progetto di bilancio Ue 2017 che si pone come obiettivo la digitalizzazione delle PMI.
L’emendamento prevede lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per l’avvio di un progetto pilota in 50 piccole e medie imprese e start-up in tutta Europa affinché queste siano aiutate da esperti del settore (digital enabler) in un processo di trasformazione digitale delle loro attività imprenditoriali. Le aziende spesso non sono in grado, per mancanza di tempo o di competenze, di seguire le continue evoluzioni dei mezzi tecnologici. Con l’intervento di digital enabler si consente alle piccole e medie imprese e start-up di prendere atto degli sviluppi nel settore digitale, di esplorare nuove opportunità in termini di innovazione e di rafforzare così la loro competitività in un mercato internazionale sempre più interconnesso e fondato sull’uso del web. Dall’altro lato, il progetto permetterebbe a tanti giovani esperti di tecnologie digitali di mettere in pratica le proprie abilità acquisite in università o incubatori di idee direttamente all’interno del mondo delle imprese.
In caso di riscontri positivi, il progetto pilota potrebbe essere esteso a centinaia di altre aziende, favorendo il loro adattamento ai mutamenti tecnologici e contribuendo, in questo modo, allo sviluppo economico del Vecchio continente. Si tratta, in altre parole, di un primo passo verso il modello economico europeo del futuro, capace di sfruttare le infinite possibilità offerte dalle tecnologie digitali al servizio dell’ingegno e dell’innovazione delle piccole e medie imprese.
Il via libera della Commissione Iter costituisce solo il primo livello per l’approvazione della proposta, che dovrà essere esaminata dalla Commissione budget e dall’assemblea plenaria del Parlamento europeo. La speranza è che gli altri eurodeputati comprendano le potenzialità di un intervento innovativo in un settore così importante come quello delle piccole e medie imprese che, come noto, costituisce l’asse portante dell’intero sistema economico del nostro Paese.
Le potenzialità della proposta avanzata da Salini si colgono in maniera ancor più evidente se si considerano le arretratezze delle imprese italiane sul piano tecnologico rispetto alle controparti europee. Come ricordato dal presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Marco Gay nel Forum economia digitale di alcune settimane fa, il “ritardo digitale” delle imprese italiane costa ogni anno al Paese 2 punti percentuali di Pil e la mancata creazione di 700mila posti di lavoro.
Lo scarto con il resto delle economie Ue si registra nella diffusione di competenze digitali (24mo paese su 28), vendite online (praticate dal 6,5% delle PMI, contro il 16% della media continentale) e incidenza dell’e-commerce sul fatturato (8,2%, contro una media del 9,4%). Anche gli investimenti digitali restano lontani dagli standard europei: la media italiana è pari al 4,7% del Pil, sotto di quasi due punti rispetto al 6,4% degli standard Ue e con un “buco” di 25 miliardi di euro sui volumi che potrebbero essere raggiunti.