Rileggendo una delle tesi più famose di tutta la storia della filosofia, quella della “docta ignorantia” che Socrate espose in un momento drammatico della sua vita, durante il processo a suo carico che si concluderà con la sua condanna a morte, mi rendo conto di quanto sia attuale e nello stesso tempo distante il pensiero socratico dalla nostra vita quotidiana.
L’equilibrio tra la fiducia nella ragione e la profonda consapevolezza della propria ignoranza è uno dei doni più preziosi che il filosofo greco ha lasciato in eredità all’umanità, ma questa consapevolezza nell’era della comunicazione totale, di overload comunicativo, nel quale ogni affermazione contiene in sé la presunzione di verità, va esattamente all’opposto della tesi.
Provando a essere sinceri, possiamo scoprire che le nostre conoscenze sono sempre più fondate sul sentito dire, sulla lettura di qualche articolo, risultato di informazioni superficiali, prodotto di una conoscenza frammentata in mille rivoli di cui spesso non se ne conosce la fonte. Questo ben rappresenta il nostro tempo storico, il quale consente un’apparente accesso alla conoscenza ma in maniera orizzontale, trasmessa sempre più spesso attraverso i social e che influenza e contamina il nostro modo di pensare e conoscere.
La Rete è una straordinaria opportunità che ognuno di noi ha a disposizione, ma è anche un luogo di dispersione nel quale è difficile verificare e soprattutto organizzare per importanza di contenuto. Fino a pochi anni fa c’erano dei filtri attraverso i quali si poteva provare ad andare in profondità su degli argomenti selezionati: pensate alle enciclopedie che avevano la funzione non soltanto di conservare un sapere comune, ma anche di filtrarlo, di dare delle priorità.
Perché oggi è così importante rendersi conto di sapere di non sapere?