I fondi a scadenza e i costi nascosti: il vizio segreto dell’industria del risparmio

Sono strumenti di grande successo tra le famiglie ma che nascondo un lato oscuro: la struttura di questi prodotti presenta numerosi profili di inefficienza per l’investitore. Aprendo il capitolo dei costi i nodi vengono al pettine

I fondi a scadenza o a cedola stanno trainando la crescita degli investimenti delle famiglie italiane nei fondi comuni. Ma attenzione: la struttura di questi prodotti presenta numerosi profili di inefficienza per l’investitore.

Di cosa stiamo parlando? I fondi a scadenza sono fondi caratterizzati da una data di scadenza, dal fatto di poter essere venduti solamente durante un periodo di tempo limitato e dalla caratteristica, nella maggior parte dei casi, di distribuire una cedola annuale.

Tra i profili di inefficienza per l’investitore basta citarne uno tra tutti: la cedola altro non è che una restituzione parziale del capitale investito e non un rendimento garantito. Se il fondo andasse in negativo l’investitore si vedrebbe restituire semplicemente i suoi risparmi, con la beffa di doverci pagare la tassa sul capital gain sopra.

Aprendo il capitolo dei costi i nodi vengono al pettine. La struttura di questi fondi è studiata per garantire un complesso meccanismo di commissioni che offre la possibilità alla rete di distribuzione di incassare a bilancio una parte consistente dell’investimento sin dal collocamento, fino al 5% del capitale. Le commissioni di collocamento, così sono chiamate questi particolari tipi di contratto, non sono immediatamente evidenti al cliente.

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