Incredibile, gli onorevoli lavorano nel fine settimana (ma solo per farsi la legge elettorale)

Nel fine settimana i deputati membri della commissione Affari Costituzionali si sono riuniti per discutere le varie proposte riguardo la nuova legge elettorale. L'ennesima conferma del forte interesse dei politici italiani per i loro scranni rispetto a quello dei cittadini

Qualcosa di straordinario è successo a Montecitorio nel fine settimana. Dopo mesi, anzi anni, di molliccia attività parlamentare confinata tra il pomeriggio del martedì e la mattina del giovedì ecco solerti deputati membri della commissione Affari Costituzionali al lavoro il sabato e la domenica. Bene, verrebbe da dire. Si applicano per una qualche norma importante, dai robusti effetti per la vita dei loro concittadini. Magari così portano a compimento uno dei tanti provvedimenti che galleggiano in Parlamento, come quello sul testamento biologico, tanto per fare un esempio.

Invece che fanno? Sono lì, con aria pensosa da statisti alle vongole, per approvare la nuova legge elettorale, cioè l’unica norma che li riguarda molto da vicino, perché è quella che determina il loro (eventuale) ritorno sugli amati scranni. Ore di lavoro nel fine settimana dunque per una legge che sta a cuore quasi esclusivamente a lorsignori, nella miglior tradizione di una classe politica arruffona e sgraziata com’è quella che abbiamo (e che probabilmente meritiamo, come diceva Benedetto Croce). In questa legislatura non si ha memoria di tanto impegno “fuori orario”.

La politica è, o dovrebbe essere, anche una questione di stile. Vorrebbe, ad esempio, che venissero trattate con grande delicatezza e senza squilli di tromba le vicende attinenti al sistema politico, perché altrimenti passa l’idea che gli eletti sono lì ad occuparsi di sé stessi assai più che dei cittadini che li hanno eletti

Succede per mettere al riparo posti nel nuovo Parlamento, che andranno, guarda caso, a persone che non spostano un voto neanche con le cannonate, perché di questa natura è la legge elettorale che pare in dirittura d’arrivo. A offendere però non è solo il merito (comunque una legge elettorale bruttina, anche se nelle ultime ore pare migliorare). È soprattutto il modo, perché protervo oltre misura. Il Parlamento ci sta dicendo questo: “fatevi tutti da parte, che adesso ci occupiamo di noi. Poi, se ci resta tempo, ci occuperemo di voi.”.

La politica è, o dovrebbe essere, anche una questione di stile. Vorrebbe, ad esempio, che venissero trattate con grande delicatezza e senza squilli di tromba le vicende attinenti al sistema politico, perché altrimenti passa l’idea che gli eletti sono lì ad occuparsi di sé stessi assai più che dei cittadini che li hanno eletti. Invece succede che le nuove regole del sistema elettorale diventano (per la terza volta in pochi anni, dopo una legge votata e mai entrata in vigore e dopo una sentenza in merito della Corte Costituzionale) il tema dei temi, quello su cui tutti, dico tutti, hanno un’opinione da proporre al primo microfono che capita. Con il risultato grottesco di far diventare una materia dai rilevanti aspetti tecnici oggetto di un dibattito solitamente riservato al calcio, per intensità e vastità delle prese di posizione. Proprio un brutto spettacolo per un finale di legislatura che si annuncia pieno di sgambetti e colpi bassi.

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