La Rai è sempre la Rai, croce e delizia della politica e del giornalismo. Da pochi giorni si è insediato il nuovo direttore generale Orfeo ma, come sempre d’estate, già si guarda ai palinsesti d’autunno, che sono peraltro i più importanti econimicamente. Nelle ultime ore ha preso la parola Arturo Diaconale, in quota centro-destra nel consiglio d’amministrazione Rai, per criticare l’assenza di novità editoriali per i mesi a venire ma anche per ribadire che il suo voto sarà favorevole, come apertura di credito al nuovo capo azienda appena arrivato.
Linkiesta ha raggiunto Michele Anzaldi, deputato del Pd e strenuo accusatore di Antonio Campo Dall’Orto, di cui ha criticato ripetutatemente le scelte nei mesi scorsi. Anzaldi ha anche vivacemente sostenuto la battaglia per il tetto di 240mila euro per tutte le star che vanno in video sulla televisione di Stato: «Perché il consigliere Diaconale vuole approvare i palinsesti autunnali come fossero una amara medicina? – incalza Anzaldi -. Eserciti il suo ruolo e se ritiene che il contratto di servizio non sia rispettato si comporti di conseguenza, come dovrebbero fare tutti i consiglieri. Il nuovo contratto di servizio ha introdotto nuovi obblighi di pluralismo e completezza dei temi trattati per la Rai, ad esempio sulle tematiche dell’ambientalismo, del terzo settore, dei programmi per l’accesso. Il nuovo palinsesto non rispetta quanto prevede il contratto? Se così fosse i consiglieri avrebbero il dovere di farlo cambiare o votare contro».
«Il nuovo contratto di servizio ha introdotto nuovi obblighi di pluralismo e completezza dei temi trattati per la Rai, ad esempio sulle tematiche dell’ambientalismo, del terzo settore, dei programmi per l’accesso. Il nuovo palinsesto non rispetta quanto prevede il contratto? Se così fosse i consiglieri avrebbero il dovere di farlo cambiare o votare contro»
«Nei due anni da quando sono entrati in carica – prosegue Anzaldi – i consiglieri hanno votato sostanzialmente tutto al precedente direttore generale, spesso all’unanimità. Ma se il contratto di servizio o il pluralismo non sono rispettati, è una loro responsabilità. Diaconale ritiene che ci sia un monocolore di pensiero, in particolare a Raitre? Lo denunci nelle sedi opportune, numeri alla mano. Di certo se in Rai nelle trasmissioni c’è una voce sola o prevalente, è difficile che possa essere ritenuta su posizioni vicine a quelle della maggioranza di governo: dove sarebbero tutti questi talk show vicini al centrosinistra?».
«Diaconale – prosegue ancora il deputato dem – dica quali sarebbero le trasmissioni vicine al Governo ammesso che ce ne siano. Se per il consigliere Rai nei palinsesti appena terminati mancava il pluralismo, e se i prossimi saranno in sostanza una copia di quelli dell’ultima stagione, si fatica a capire come mai decida di votare a favore in consiglio d’amministrazione. I consiglieri sono i garanti del pluralismo nella linea editoriale, se non ravvisano il giusto equilibrio possono votare contro e non appoggiare all’unanimità qualsiasi cosa gli venga sottoposta, come accaduto spesso in passato. Altrimenti le accuse lanciate servono solo a sollevare polveroni».