Colloqui fiume per prendere tempo, richiesta tattica di proroghe, scuole parentali, libertarie e associazioni di promozione sociale. In vista del suono della campanella, i genitori no vax (o free vax, che dir si voglia) si ingegnano e si organizzano in gruppi locali per aggirare il decreto Lorenzin e garantire l’iscrizione a scuola ai figli non vaccinati. Qualcuno ha ritirato i bambini da scuole e asili e trovato soluzioni alternative. Molti altri sono pronti a sfidare l’obbligo a suon di carte bollate dichiarando guerra ai presidi, anche con l’appoggio di insegnanti e medici no vax. Mentre associazioni e avvocati hanno diffuso in rete vademecum dettagliati per dribblare l’obbligo, in vista delle manifestazioni per la libertà di scelta sui vaccini che si terranno a Roma tra il 10 e il 12 settembre.
La riapertura delle scuole, insomma, si prospetta piuttosto tesa. Soprattutto dopo la moratoria della Regione Veneto, che sfida il governo. Anche perché dal ministero della Sanità ribadiscono che «senza vaccini non si entra», promettendo l’intervento dei Carabinieri se qualche genitore pretendesse di fare il contrario. Se ne vedranno delle belle.
Le associazioni che professano la libertà di scelta, come Comilva, Lov, Auret e Assis, hanno redatto intanto ciascuna le proprie linee guida da seguire per garantire la frequenza scolastica ai figli ed esercitare “l’obiezione di coscienza alle vaccinazioni”. L’iter in alcuni casi è molto complesso, tra raccomandate da spedire, appuntamenti con i sindaci, autocertificazioni e prenotazioni. Ma c’è ancora tanta confusione. Madri e padri sono preoccupati che i figli saranno rispediti comunque a casa. Mentre gli avvocati no vax più agguerriti, come Luca Ventaloro, membro del consiglio direttivo di Comilva, stanno cercando di ottenere dai sindaci delle delibere per garantire l’accesso alle strutture scolastiche anche ai bambini non vaccinati. A Napoli l’assessore all’Istruzione ha già fatto sapere che sta lavorando per garantire le iscrizioni a tutti. In Valle d’Aosta, invece, è intervenuta la Cgil per chiedere ai dirigenti scolastici di non escludere i bambini non vaccinati.
Nei gruppi Whatsapp e Facebook nati sui territori nel frattempo ci si organizza. L’intenzione di molti, da quello che si legge, è quella di fissare numerosi colloqui informativi nelle Asl senza far somministrare il vaccino e tirare avanti così per tutto l’anno. «Io ho già in mente ciò che dovrò fare il giorno dell’appuntamento», scrive una mamma. «Li farò esaurire. Chiederò chiederò chiederò. Con tanta dolcezza. Mi immagino la fila fuori ma io voglio sapere. Preparerò tutte le domande scritte e li porterò al punto di avere un forte esaurimento… perché io dato che non sono un medico, le risposte mica posso averle. E allora sarò io a chiedere loro un nuovo appuntamento per poter meglio parlare più serenamente ancora… i nostri figli in un modo o nell’altro devono andare nel loro asilo». C’è addirittura qualche scienziato no vax ha redatto un lungo elenco di 13 punti tra domande e verifiche da richiedere ai medici, che a seguirle tutte si perderebbe un’intera giornata. E con i centri vaccinali ingolfati, la possibilità che si riesca a trascorrere indenni l’anno scolastico c’è eccome. Resta comunque lo scoglio del 10 marzo, data entro la quale si dovrà consegnare il libretto vaccinale.
L’altra tattica che si prospetta è prendere appuntamento nelle Asl, non presentarsi e posticipare più volte. A mali estremi, alcuni dicono che si presenteranno a scuola con i figli «per vedere se chiamano i Carabinieri». A Verona quattro bambini sono già stati rimandati a casa dall’asilo perché non in regola con i vaccini.
Pronti a sfidare il decreto Lorenzin sono pure gli insegnanti. Anche maestri e maestre hanno creato gruppi e gruppuscoli social antivax. «Siamo con voi, la scuola è accoglienza, mai esclusione», ha detto una maestra nel corso di un incontro tra genitori no vax e sindaco in un comune delle Marche. Su Whatsapp c’è anche chi ha creato gruppi per soli insegnanti contrari al decreto vaccini. Uno di questi si chiama “La scuola che accoglie”, creato da un maestro di Bologna. Ci sono pure asili che hanno proposto l’iscrizione ai non vaccinati, promettendo di riuscire a bypassare la legge. L’idea iniziale era quella di non segnalare i casi inadempienti, ma con la circolare del ministero dell’Istruzione che stabilisce che le scuole debbano comunicare l’elenco degli iscritti alle Asl il piano non regge più.
Le associazioni che si battono a favore dei vaccini in realtà raccontano che molti degli iscritti ai gruppi no vax hanno già preso appuntamenti per vaccinare i bambini, chiedendo però di mantenere il riserbo per evitare insulti e critiche («sono peggio di una setta», dicono).
L’alternativa – criticata però dai più combattivi del movimento free vax come l’avvocato Luca Ventaloro – è ritirare i bambini dall’asilo o da scuola, scegliendo percorsi alternativi. «Sono una sconfitta. Non ritirate i bimbi», ha ammonito su Facebook Ventaloro. Intanto c’è chi sta creando micro-nidi, chi scuole parentali e chi sta scegliendo le scuole libertarie o optando per l’homeschooling, cioè la scuola tra le mura domestiche. Nei gruppi si legge di mamme preoccupate disposte al sacrificio di rinunciare al proprio lavoro per restare a casa a far da insegnanti ai propri figli. Ma la situazione è più complessa di quello che si crede: nidi condominiali, scuole parentali e affini con più di tre bambini rientrano nella categoria dei servizi socio-educativi per l’infanzia, per i quali è disposto l’obbligo vaccinale.
Ma tra i sostenitori delle forme di educazione alternativa c’è chi prende le distanze dai novax. Non si sceglie l’homeschooling solo per non vaccinare i bambini, è il messaggio di molti. Erika De Martino, pioniera dell’homeschooling in Italia, precisa sul suo sito che «il decreto sull’obbligo dei vaccini tocca a tutti i bambini e ragazzi da 0 a 16 indipendentemente dal percorso di istruzione scelto». E a Pianoro, in provincia di Bologna, i titolari di una “scuola nel bosco” presa d’assalto dalle iscrizioni dei no vax perché al di fuori dell’obbligo della copertura vaccinale (formalmente è un laboratorio) hanno subito precisato: «Non si può pensare di iscrivere il proprio figlio o figlia ad una scuola che si dichiara sperimentale, senza conoscere appieno il progetto pedagogico, ma mossi da un bisogno altro come quello di non sottoporre i propri bambini ad una profilassi vaccinale». Intanto dall’asilo hanno fatto sapere da poco che si è raggiunto per la prima volta il numero massimo di iscrizioni e che è stata aperta addirittura una lista d’attesa.