Il premier malteseVita, sospetti, e oscurità del “tranquillo” Joseph Muscat

Il coinvolgimento nei Panama Papers, le interferenze della politica russa, l'accusa di corruzione e ora la morte di Galizia, la giornalista che aveva accusato la moglie di avere un conto all'estero, nulla scalfisce la carriera politica del premier maltese

JULIEN WARNAND / POOL / AFP

Conti all’estero, interferenze dei servizi segreti russi e la morte sospetta di una giornalista che aveva rivelato il sistema di corruzione nel suo partito. La vita del 43enne Joseph Muscat sembra “Intrigo internazionale”. Ancora dobbiamo capire se il premier maltese sia l’eroe del film di Hitchcock, un uomo onesto al centro di un equivoco, o il cattivo di questa storia. Il capo del Partit Laburist dal 2013 governa Malta, il più piccolo stato dell’Unione europea. Lo scorso giugno con il 55% dei voti ha stravinto le elezioni anticipate chieste dall’opposizione per il presunto coinvolgimento di sua moglie e dei suoi più stretti collaboratori nello scandalo Panama Papers. Tra i documenti delle 214.000 società offshore pubblicati dallo studio legale panamense Mossack Fonseca, compariva il nome di Michelle, la moglie del premier.

Daphne Caruana Galizia, la giornalista morta ieri al volante della sua Peugeot 108 esplosa a Bidnija nel nord dell’isola, nel suo blog Running commentary” aveva accusato la first lady maltese di avere ricevuto un enorme flusso di denaro da alcuni conti bancari in Azerbaijan. Muscat che aveva respinto le accuse e denunciato Galizia, ha commentato la morte della blogger, uccisa da un autobomba: «è un barbaro attacco alla libertà di espressione» La sensazione è che nemmeno questo scandalo scalfirà la carriera politica di Muscat.

Nato a Pietà, un borgo di quasi quattromila anime alla periferia della capitale La Valletta, figlio di un importatore di fuochi artificiali, è chiamato “dottore” per il suo Phd in management. Nel 2003 ha fatto campagna per non far entrare Malta nell’Unione europea. Poi con l’ingresso della piccola isola nell’Ue del 2004, ha cambiato idea. Dopo quattro anni da europarlamentare nel giugno del 2008 è diventato leader del PL. Ha preso partito fuori dal governo da 12 anni, reduce da tre sconfitte elettorali consecutive e non ha mai smesso di vincere elezioni. Prima le europee del 2009, poi le elezioni generali del 2013: grazie alle quali a 39 anni è diventato il più giovane premier dall’indipendenza dell’isola (1964). Con lui il Partit Laburist ha ottenuto la più ampia maggioranza di sempre al Kamra tad-deputati, il Parlamento maltese.

In quattro anni di governo ha fatto rinascere Malta. Ha stravolto la politica economica dei laburisti che al governo dal ’96 al ’98 avevano favorito la nazionalizzazione delle imprese con politiche protezionistiche. Grazie alla sua politica di apertura agli investimenti stranieri ha reso l’isola la principale sede per le multinazionali di gioco online. Con il suo governo il Pil è cresciuto quasi del 6% all’anno, la disoccupazione è scesa al 4%. Stipendi e pensioni aumentati certificano la forza di una delle economie più piccole dell’eurozona. È bastato questo ai maltesi per votarlo di nuovo alle elezioni di giugno, vinte con il 55% dei voti. Stesso risultato di quattro anni prima.

Un altro trionfo elettorale conquistato al grido di L-Aqwa Żmien Ta’ Pajjiżna, ovvero “I migliori giorni per il nostro paese”, motto della campagna elettorale. Lo slogan richiama il ititolo del suo libro “Joseph: The best time for the country is yet to come”. Muscat promettere di ripetere i successi dei primi quattro anni di governo.

Tra i successi dell’economia i maligni dicono ci sia lo zampino degli oligarchi russi e i milionari cinesi che hanno pagato a peso d’oro i passaporti maltesi per diventare anche cittadini dell’Unione. Agli elettori piace la sua lotta alla burocrazia e l’appoggio alla Chiesa con finanziamenti ingenti alle scuole cattoliche. Una scelta che gli ha fatto conquistare i voti dei moderati, riuscendo così a sorpassare lo storico fortino di voti dei laburisti.

Muscat è un uomo semplice o almeno cerca di alimentare questa immagine di unificatore della nazione: un padre paziente che ha tempo ogni giorno di fare colazione con le figlie e sentire le loro storie, prima di dare un bacio alla moglie, uscire di casa e governare il Paese. Un premier che parla con il marcato accento di Burmarrad, la comunità a nord di Malta da dove proviene, nonostante abbia frequentato il St. Aloysius College, una delle scuole più altolocate del Paese e da sempre fucina della classe dirigente dei rivali del Partit Nazzjonalista.

Molti lo considerano un vero patriota, pronto a difendere l’identità culturale e linguistica di Malta in ogni occasione. Da parlamentare europeo si rifiutò di continuare il suo discorso perché mancava la traduzione simultanea, riaprendo per qualche minuto il suo antieuropeismo mostrato nel 2003: «questo è quello che otteniamo quando ci dicono che il maltese è una lingua ufficiale dell’Unione europea. Non abbiamo un traduttore nei comitati, non abbiamo la traduzione dei documenti ufficiali e non possiamo nemmeno parlare la nostra lingua nella plenaria. Mi rifiuto di continuare a parlare».

Come presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea non è passato alla storia. Il 4 luglio, il suo discorso per celebrare la fine del semestre a capo dell’organo Ue che riunisce a turno i ministri dei 28 stati membri, è stato sentito da 30 deputati su 751. Un deserto, ancor più del solito. “Ridicoli” li ha definiti il presidente della Commissione Jean Claude Juncker. Per il quotidiano Die Welt c’è qualcosa di più. Si tratterebbe di una mossa politica per criticare il coinvolgimento di Muscat nello scandalo Panama Papers. Secondo un’inchiesta del Parlamento europeo alcuni governi dell’Ue, tra cui Malta, avrebbero sistematicamente ostacolato le investigazioni sulla vicenda.

L’economia va bene, il governo appena rinnovato è stabile, ma Muscat deve ancora affrontare le accuse di corruzione che torneranno, ancora più forti dopo l’omicidio di ieri di Galizia. Non solo la moglie, accusata di aver ricevuto 1 milione dalla figlia del presidente dell’Azerbaijan. Le accuse di corruzione di Galizia toccavano anche i suoi più stretti collaboratori: il capo dello staff Keith Schembri e il ministro maltese per l’energia Konrad Mizzi. Subito dopo le elezioni del 2013, secondo i documenti torvati nei Panama Papers, i due compagni di partito di Muscat avrebbero creato dei fondi offshore a Panama. Muscat li ha sempre difesi. Sostiene che di mezzo ci sarebbe l’intelligence russa. Mosca avrebbe orchestrato queste false accuse per rispondere allo sgarbo del premier, reo di non aver consentito a una nave russa diretta in Siria di fare rifornimento nell’isola.

Una trama da romanzo di John Le Carrè che fa poco presa sull’elettorato cinico e mediterraneo dei maltesi. La crescita c’è, il governo ha addirittura legalizzato il matrimonio omosessuale, da anni non si vedeva una situazione così buona, perché cambiare? In attesa di scordare la brutta vicenda di Galizia, l’unico film che la maggior parte dei maltesi vuole vedere è “Un uomo tranquillo”. Almeno per i prossimi quattro anni.