Colleziona guanti ma non ha paura di usare il pugno di ferro. La chiamavano la niña de Rajoy, per la lealtà e ubbidienza dimostrata al presidente spagnolo. Ora è diventata la donna più potente di Spagna. Quando il governo ha una grana da risolvere, chiamano lei. Nel 2014, quando un’infermiera spagnola fu la prima a contrarre il virus Ebola, è stata lei a gestire l’emergenza. Nel 2015, quando l’aereo della compagnia tedesca Germanwings decollato da Barcellona si è schiantato nelle Alpi francesi è stata lei a coordinare la comunicazione istituzionale con Merkel e Hollande. Soraya Sáenz de Santamaría non è solo la vicepresidente del governo di Mariano Rajoy. È la Mr Wolf – o meglio Miss – della politica spagnola. Ve lo ricordate il personaggio di Pulp Fiction che di mestiere risolve i problemi? Ecco, ora la crisi più grave della Spagna dalla guerra civile si chiama indipendenza catalana. E ancora una volta hanno chiamato lei.
La 46enne neo commissaria della Catalogna sostituirà Carles Puidgemont, il primo presidente della neonata repubblica catalana, nel frattempo fuggito in Belgio. L’ex presidente della Generalitat, aveva dichiarato per la seconda volta l’indipendenza il 27 ottobre, dopo aver fatto durare meno di un minuto la prima. Il governo di Madrid ha attivato in meno di tre ore l’articolo 155 della Costituzione. Tradotto: pieni poteri al Governo di commissariare una regione (comunidad autonoma) ribelle. Sáenz da plenipotenziario gestirà gli affari correnti e preparerà la regione a nuove elezioni.
Questa “vicetodo” (vice di tutto) come la chiamano in Spagna, è anche ministro dei rapporti con le Regioni e conosce bene la situazione catalana. Laureata in legge con il massimo dei voti, ricevendo il premio di miglior studente dell’anno, Saenz è stata avvocato dello Stato e professoressa associata di diritto amministrativo. Non a caso ha definito la costituzione spagnola il miglior compromesso tra gli interessi di Barcellona e Madrid. E da quel testo non si muove. Sáenz ha mantenuto fin da subito la linea dura contro il referendum degli indipendentisti, definendolo da sempre illegale. Per lei il Governo non avrebbe dovuto nemmeno permettere il voto. Per questo alcuni deputati del Psoe, partito socialista spagnolo, l’hanno accusata in Parlamento di essere stata lei a mandare la Guardia Civil a Barcellona, per reprimere con la forza i manifestanti.
Figlia di un proprietario di un negozio di mattoni di Valladolid, Sáenz rientra nello sterotipo della provinciale spagnola con il sogno di sfondare nella grande città. Dopo gli studi in Legge è entrata nel Partito poplare spagnolo a 29 anni con un cv in mano. In pochi anni ha fatto strada nel partito, accumulando di volta in volta tanti incarichi strategici, fino a ricoprire tutti quelli più importanti, tranne la presidenza. Per ora. La sua carriera politica è legata a quella di Mariano Rajoy. Il presidente spagnolo l’ha prima scelta come assistente nel 2000, l’ha candidata in Parlamento nel 2004 e l’ha nominata nel 2008 portavoce del partito popolare per svecchiare la sua immagine dopo la sconfitta con Zapatero. Nel 2011 le ha dato il ministero più delicato, quello per i rapporti con le regioni, sapendo che la questione catalana si sarebbe imposta in futuro. Sáenz ha addirittura sostituito il presidente spagnolo in un dibattito televisivo con gli altri leader del partito nella campagna elettorale del 2015. Il Pp è riuscito a sopravvivere nonostante lo scandalo della corruzione nel partito anche grazie al suo volto.
Con Rajoy forma una coppia politica. Lui, come abbiamo detto qui, è l’uomo rassicurante, il “curato di campagna” che fa presa sull’elettorato dei pueblos, la Spagna lontana anni luce dalle metropoli come Madrid, Valencia, e figuriamoci Barcellona. Mentre Saenz, ha conquistato l’elettorato più giovane e liberal delle città, promettendo di risolvere la questione della corruzione nel suo partito, dove lei non è coinvolta. Come Rajoy non ha il carisma del grande leader, ma ha tre qualità: è affidabile e è indispensabile e stakanovista. Molti giornali l’hanno definita una lady di ferro, un’analogia che non rende molto nei Paesi mediterranei. Non ha un carattere che ha bisogno di imporsi per vivere politicamente ma è la prima a farsi avanti quando c’è una grana politica da risolvere. Saenz piace agli spagnoli, non solo agli elettori del Partito popolare, perché è tosta, ma non fredda. Ed è molto diversa dalla solita immagine delle donne politiche del Pp: dimesse, conservatrici e religiose. Per dirne una, non si è nemmeno sposata in chiesa. E nonostante questo ha fatto strada nel partito. Capace di ballare canzoni di Bruno Mars in tv e fare la dj nella festa del Pp con la stessa nonchalance con cui si scaglia in Parlamento contro gli oppositori, soprattutto catalani.
Il mese scorso ha fatto notizia in Spagna il suo scontro in aula con Gabriel Rufian, deputato di Esquerra Republicana de Catalunya, molto popolare tra i giovani e considerato uno dei politici ad aver influenzato di più l’escalation catalana nell’opinione pubblica spagnola. Il 13 settembre Rufian aveva accusato il Parlamento di non essere democratico, mostrando in aula una stampante, la stessa usata dagli indipendentisti per stampare le schede elettorali, irridendo il governo che aveva definito il referendum del 1 ottobre, poi accaduto, un attentato alla democrazia. Sáenz ha risposto: «Questa democrazia che lo soffoca tanto, permette anche i tuoi teatri settimanali. Tu puoi venire qui oggi per dire quello che vuoi e portare quella la stampante. mentre quello che abbiamo visto nel Parlamento della Catalogna l’altro giorno è stato un esercizio di tirannia che nessuno può difendere»
Il punto è tutto qui: secondo Sáenz la Costituzione spagnola è la verità e tutti quelli che hanno tentato di aggirarla sono dei criminali. Compreso Puidgemont, colpevole secondo la neocommissaria di aver forzato una situazione. L’unica negoziazione è quella democratica che segue la legge. Tutto il resto è tradimento. Il suo atteggiamento duro e senza compromessi non piace agli indipendentisti. Addirittura Hristo Stoičkov, ex giocatore del Barcellona, l’ha definita franchista, accusandola di essere figlia di un generale del dittatore Franco. L’ex pallone d’oro ha dovuto poi scusarsi.
Anche i suoi colleghi di partito non la amano, ma hanno imparato a rispettarla. Per dare un’idea della sua influenza, quando nel 2015 ha dovuto lasciare il ruolo di portavoce dopo le elezioni, in cambio ha ottenuto la conferma a vice presidente e le dimissioni di otto ministri del precedente governo, a lei opposti. Saenz è molto potente anche grazie alla delega ai servizi segreti che la rende un personaggio chiave. Undici è il suo numero preferito. Non a caso una cifra che ricorre spesso nella sua vita. Gli amici dicono che giochi questo numero nella lotteria di natale, nel 2011 il suo partito ha vinto le elezioni, suo figlio è nato l’undici novembre dello stesso anno. E Undici giorni dopo aver partorito Saenz era già al lavoro. Cabala a parte, il destino di Sáenz si giocherà in Catalogna.
Fino a ora la crisi catalana è anche sua responsabilità. Primo perché non è riuscita a creare un dialogo e a impedire il voto, seppur illegale. Poi perché ha consigliato a Rajoy di reprimere con la violenza i manifestanti, dando la scusa perfetta agli indipendentisti. Anche per questo il presidente l’ha mandata lì. Se e riuscirà a risolvere anche questa situazione, potrebbe passare da Mrs. Wolf della politica spagnola a canidato presidente del Ppe alle prossime elezioni.