L'anti MacronChi è Laurent Wauquiez

Il 42enne neopresidente de Les Republicains, ha vinto le elezioni interne con il 74,64% dei voti. Imita Sarkozy, pesca dai voti del Front National e immagina un'Europa più snella. L'obiettivo è vincere le elezioni europee del 2019 e far tornare il centrodestra all'Eliseo nel 2022

BERTRAND LANGLOIS / AFP

Ha i capelli bianchi ma ha solo 42 anni; ha iniziato come filoeuropeo e ora vorrebbe un’Ue a sei stati senza Commissione; ha dichiarato di voler cenare insieme alla popstar Rihanna e allo scrittore islamofobo Michel Houellebecq. Laurent Wauquiez (da pronunciare Vochiè) è abituato a stupire. E il nuovo volto del centrodestra francese promette di scatenare più di una polemica. Domenica è stato eletto presidente de Les Republicains – il partito erede della destra gollista francese – con il 74,64% dei voti, senza bisogno di andare al ballottaggio. Da piccolo voleva fare il pilota d’aerei; ora dovrà guidare un partito che ha subito molte turbolenze negli ultimi cinque anni tra scissioni, scandali, cambi di nome e sconfitte elettorali. L’ultima, la peggiore, quest’anno, quando il candidato Francois Fillon dato come sicuro vincitore non è arrivato nemmeno al ballottaggio, travolto da uno scandalo familiare e dall’ascesa dei due fenomeni della politica francese: Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

Per non fare la stessa fine Wauquiez ha davanti un’alternativa: unificare un partito diviso tra l’ala radicale e quella moderata o cercare i voti ancora più a destra per vincere le elezioni del 2022 e riportare dopo dieci anni i gollisti all’Eliseo. «La destra è tornata» ha detto subito dopo aver vinto. Politiche dure contro l’immigrazione, rafforzamento dell’identità cattolica contro l’Islam, una visione di un’Unione europea guidata dagli Stati e non dai burocrati di Bruxelles saranno le parole d’ordine dei Les Republicains.

Wauquiez si è creato negli anni l’immagine del politico anti establishment che abita nelle campagne e nei petit villages francesi cantati da Charles Trenet. Il rappresentante di una Francia lontana dallo stereotipo parigino. Quella che ha votato prima De Gaulle, poi Chirac e Sarkozy e negli ultimi anni è rimasta affascinata dalla narrazione del Front National di Marine Le Pen. In politica la forma è sostanza. Wauquiez l’ha capito e per questo indossa nelle occasioni pubbliche un parka rosso sopra la tradizionale giacca, rigorosamente senza cravatta. Un messaggio chiaro a prova di telespettarore per dimostrare di essere un uomo comune, membro della medio borghesia provinciale francese.

Per riconquistare questo elettorato e fermare l’emorragia di voti, i militanti de Les Republicains hanno scelto il politico più a destra e più connesso con la pancia del Paese. Dal 2015 Wauquiez è il presidente dell’Alvernia- Rodano Alpi, una delle macroregioni francesi più popolose che si estende dalla Loira alle Alpi svizzere. Prima è stato per sei anni sindaco di un comune di 20mila abitanti Le Puy-en-Velay. Conosce i problemi e i desideri di quella fetta di Francia che ha perso il lavoro per colpa della globalizzazione e mal sopporta la prima, seconda e terza generazione di immigrati. Parla il loro linguaggio, sa usare le parole giuste per convincere chi ha nostalgia del passato e paura del futuro.

Wauquiez ha due modelli politici ben definiti: «Chirac per come si relazionava con le persone e Sarkozy per la determinazione». E fu proprio Sarkozy a nominare Wauquiez portavoce e sottosegretario del premier Francois Fillon nel 2007. In Francia molti hanno accusato Wauquiez di copiare l’ex presidente francese: gli stessi slogan anti establishment «Ici c’est la France» (Ecco la Francia); gli stessi gesti: le braccia aperte come a reggere un grande cesto, portate ritmicamente verso il basso per sottolineare le parti più importanti del discorso. Addirittura durante la campagna elettorale Wauquiez più volte ha aspettato di essere invitato a gran voce sul palco dai militanti che urlavano il suo nome. Anche questo un vezzo di Sarkò.

Pure i temi su cui ha giocato la campagna elettorale interna sono simili a quelli dell’ex presidente dei Les Republicans. Più volte i media francesi hanno ricordato che Wauquiez da sindaco si rifiutò di celebrare un matrimonio gay;nel 2016 lanciò una petizione per non accogliere nella sua regione i 1784 migranti provenienti dal centro Calais. All’appello rispose anche la madre Eliane, sindaco dal 2008 di Chambon-sur-Lignon, piccolo paesino della Loira. nonostante la maggioranza del consiglio comunale fosse a favore dell’accoglienza. Wauquiez ha avuto posizione dure anche nella lotta al terrorismo. Dopo gli attentati del 2015 al Bataclan e alla sede di Charlie Hebdo proposte un Patriot Act alla francese. Una legge per mandare preventivamente in centri d’internamento le circa quattromila persone schedate all’epoca per terrorismo.

Su questi temi la somiglianza con il programma del Front National è evidente. Marine Le Pen con ironia ha parlato di un omaggio di Wauquiez alle battaglia lepenista combattuta per anni contro l’Europa sovranista e l’invasione islamica. Da domenica molti parlano di una futura alleanza tra sovranisti: Les Republicains e Front National insieme contro en Marche di Macron. La numero due di Wauquiez, Virginie Calmels, ha risposto all’ipotesi di una possibile alleanza dicendo: «per il momento la rifiutiamo». Si è speculato molto su quel “per il momento” ma la strategia di Wauquiez è chiara: Les Republicains non si alleeranno con il Front National perché vogliono svuotare il bacino elettorale di Madame Le Pen. Cioè la stessa operazione politica di Sarkozy nel 2007 che però riuscì a tenersi stretta l’ala più moderata del partito. Wauquiez l’ha spiegato il 20 novembre in un comizio durante la campagna elettorale, definendo Le Pen un candidato «non all’altezza» La Francia non la eleggerà mai come presidente. Serve una figura più rassicurante che non venga travolta al ballottaggio, com’è successo quest’anno. Senza contare che mancano ancora cinque anni al 2022 e sulla poltrona dell’Eliseo ci si siede uno alla volta. E poi nelle elezioni europee del giugno 2019 il sistema sarà proporzionale non avrebbe senso fare un’alleanza. Wauquiez punta a vincere per dare una spallata a Macron e costruire la vittoria nel 2022. Condividere la vittoria con la Le Pen non sarebbe lo stesso.

Wauquiez nel corso degli anni ha cambiato idea sull’Unione europea. È stato tra i sostenitori del Trattato di Roma nel referendum francese del 2005 che bocciò la costituzione europea. Da ministro per gli Affari europei e all’Istruzione nel 2011 denunciò la tendenza egoista dell’Europa che come una fortezza non permetteva l’ingresso della Croazia nell’Unione europea. Poi ha cambiato idea e nel libro “Europa, devi cambiare tutto” del 2014 ha definito l’allargamento a 28 un errore, Schengen «un colabrodo»; l’Erasmus «una truffa», il Consiglio europeo «Una tribù di lemuri». Propose addirittura di abolire la Commissione europea e creare un’unione europea a sei stati: Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Italia e Spagna con una fiscalità armonizzata e un bilancio comune per finanziamenti. La sua idea d’Europa sembra più vicina alle posizioni di Charles De Gaulle, storico presidente della quinta Repubblica francese e sostenitore della Comunità europea guidata dagli Stati Nazione, che a quella di Marine Le Pen.

In un’intervista a Politico Wauquiez ha criticato la riforma dell’eurozona di Macron, accusandolo di non fare gli interessi del proprio Paese. Il presidente francese ha l’obiettivo di creare un superministro europeo con a disposizione un fondo europeo per fare investimenti e sostenere la crescita dei Paesi più deboli. Una favola secondo Wauquiez: «Non voglio che le aziende siano ingannate o che non si facciano illusioni».

L’intervista a Politico è solo l’ultima di una lunga serie di dichiarazioni del neo leader dei Republicains per creare l’immagine di anti Macron. Ci sono alcuni punti di contatto: entrambi hanno meno di 45 anni, sono nati in provincia (Emmanuel ad Amiens, Laurent a Lione); hanno frequentato lo stesso prestigioso liceo di Parigi: l’Henri-IV e l’Ecole nationale d’administration (ENA), la scuola d’elite che forma la classe dirigente francese. Le somiglianze terminano qui. Macron viene dalla media borghesia, Wauquiez invece da una famiglia di industriali tessili e navali di origine belga. Le dichiarazioni di Macron sono complesse, articolate con un ragionamento a volte pesante; il linguaggio di Wauquiez è diretto, semplice, cinico e a volte quasi provocatorio. Macron vuole presentarsi alle elezioni europee con una lista pan-europea federalista che superi le distinzioni destra e sinistra, raccogliendo tutti i sostenitori delle riforme in Europa. Wauquiez invece forzerà la sua visione di un’Unione europea degli Stati meno integrata e più in mano ai governi nazionali anche a costo di perdere personaggi di spicco dell’ala più moderata del suo partito. Compreso Alain Juppè, sindaco di Bordeaux ed ex primo ministro negli anni ’90 disposto a unirsi alla proposta centrista del Presidente.

La Francia è sempre stata un Paese di destra, ma per ora sarà difficile riconquistare la fetta meno estremista dell’elettorato gollista, affascinata dall’esperimento Macron. La scommessa del leader dei Republicains sarà quella di porsi come l’uomo del fare, concreto contro le promesse senza sostanza di Macron. Wauquiez ha preso in giro più volte il presidente francese definendolo: «Un simpatico con il sorriso come solo progetto politico»; un pessimo ministro dell’economia bravo solo a promettere grandi riforme senza poi attuarle; un presidente passivo incapace di contrastare la deriva islamista. La sua strategia non si limita solo a migranti e sovranismo. Tocca anche due temi molto cari alla destra francese: tasse e lavoro. Wauquiez propone un taglio radicale della della spesa pubblica – pari al 55% del Prodotto interno lordo – e critica la loi du travail di Macron, considerata una riforma timida.

La vittoria di domenica ha consegnato alla Francia e all’Europa un nuovo leader destinato a cambiare lo scenario. Anche se solo centomila militanti hanno votato nelle elezioni interne dei Les Republicains, quasi cinquantamila in meno rispetto alle stesse elezioni di 2014 che incoronarono Sarkozy. Pochi elettori e grandi aspettative, ma la strada per il nuovo leader dei Les Republicains è ancora lunga. La forza politica ed elettorale di Wauquiez deriverà più dalle promesse non mantenute di Macron che dal rinascimento del centrodestra, annunciato domenica.

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