A nemmeno 12 mesi di distanza da quando, nell’ottobre dello scorso anno, il New York Times fece esplodere il più grande scandalo sessuale della storia dello show business, quella che ha travolto Harvey Weinstein coinvolgendo nel ruolo di vittima e accusatrice in prima fila Asia Argento, lo stesso New York Times fa emergere un’altra storia di abusi in cui c’entra, ahilei, ancora una volta l’attrice italiana, soltanto che questa volta lei è l’accusata, dal ruolo di vittima a quello di molestatrice.
La storia risale a 5 anni fa e parla di un giovane attore che ha appena compiuto 17 anni, di una attrice che va per i 38 che, circa dieci anni prima, aveva interpretato la madre del ragazzo in un film. Parla di un incontro molto atteso da entrambi, di un rapporto orale praticato da lei a lui, poi di un rapporto sessuale completo, di alcuni scatti fotografici a letto, tra le coperte, e di altri messaggi scambiati tra i due tra cui anche, scrive il Times, un ammiccante — e pure un po’ turpe lasciatecelo dire — “Miss you momma!!!!”, con tanto di foto allegata di un braccialetto che l’attrice aveva regalato al ragazzo.
Questo quanto accadde nel maggio 2013. Poi, per quattro lunghi anni, niente da registrare. Fino almeno a quell’ottobre del 2017, quando il nome di Asia Argento compare tra quelli delle principali accusatrici di Harvey Weinstein. In quel momento, il ragazzo, ormai diventato adulto e in crisi di lavoro e di soldi, scrive sempre il Times, si consulta con il suo avvocato e decide di agire.
Evidentemente, per quanto fosse certamente bello raccontarla agli amici con delle birre e il sorriso del figo che si scopa le attrici italiane spiaccicato in faccia, quell’avventura con Asia Argento poteva valere molto più in tribunale. E in effetti così è stato: e per quanto i 380mila dollari di danni pattuiti dal tribunale siano pochi in confronto degli oltre 3 milioni chiesti da Jimmy Bennet, di certo per lui valgono più di qualche pacca sulle spalle dagli amici.
Eppure, diciamoci la verità: di fronte ai dettagli di questa storia raccontati dal Times è proprio molto difficile pensare al giovane Jimmy, 17enne con nel curriculum un pompino e una scopata con Asia Argento, come una povera vittima della “mostressa”, vittima contemporaneamente della perversione di lei e del suo potere. Risulta proprio difficile perché quando hai 17 anni nel mondo reale, con un’avventura come questa ci campi di rendita per anni. Risulta difficile quasi quanto considerare, a 17 anni, un pompino da Asia Argento come una violenza che ti segna, che ti rovina la vita, che ti fa crollare la creatività e il fatturato e ti manda dallo psicologo.
Ma che, davvero? Suvvia, questa è una storia che il 99 per cento dei 17enni del mondo firmerebbe per vivere in prima persona. E a leggerla per intero, compresa dei dettagli più turpi, quello che ci fa la figura del bastardo approfittatore è piuttosto il “piccolo e indifeso” Jimmy Bennet, attore, cantante e a questo punto anche amante occasionale di Asia Argento, unico 17enne dell’universo capace di denunciare una donna per un rapporto orale, tra l’altro dopo cinque anni dal fattaccio e dopo averle scritto persino “Miss you mommy!!!” un mese dopo. Mica male per un ragazzino sotto shock, eh?
La verità è che questa storia c’entra poco con il problema, grave e urgente, delle molestie sul lavoro e della parità tra i generi, ma sembra soltanto un colpo basso scagliato fuori tempo massimo da uno che qualche anno fa è riuscito persino a denunciare i genitori per avergli rubato i soldi dei film girati da bambino. È una storia che forse però ci racconta ancora meglio il mondo dello show business, popolato da gente pronta a portare in tribunale persino i propri genitori, a sfruttare ogni possibilità pur di prendersi dei soldi, un mondo in cui il sesso è talmente malato da essere solo espressione di potere.
E siamo pronti a scommetterci che, fino a quando sarà questo il mondo che, nelle nostre teste, dovrebbe rappresentare il modello e la misura della nostra vita, non potremmo far altro che continuare ad assistere alla caduta libera di quello che una volta potevamo chiamare Cultura Occidentale e che ora vale meno di un romanzetto rosa da due soldi.