Pronti, partenza, buffering: Dazn non ha problemi solo in Italia

Lo sbarco della piattaforma in Italia è cominciato col piede sbagliato, ma Dazn non è nuova a questi passi falsi. In Canada, per problemi di trasmissione, ha dovuto ri-concedere i diritti della Football League alle emittenti tv

Prendete una squadra di calcio, magari neopromossa o reduce da una stagione sotto le aspettative che ha cambiato proprietà e cercato di rinfocolare i cuori dei tifosi con colpi a effetto durante il calciomercato estivo. Le aspettative, come è ovvio, sarebbero altissime. Tutti allo stadio o attaccati alla tv per vedere i propri beniamini. Le geometrie di gioco del nuovo centrocampista. La forza del nuovo bomber. La spavalderia del giovane terzino. Tutto pronto per il fischio iniziale. Pronti, partenza, buffering. Un racconto che potrebbe descrivere il debutto della piattaforma Dazn in Italia.

Dopo i grandi annunci estivi, la campagna di alfabetizzazione portata avanti da volti noti dello sport (lo avrete capito: si pronuncia “dazoone”) e gli utenti pronti a sobbarcarsi un nuovo abbonamento da 9,99 euro per vedersi tutta la Serie A, la debacle delle prime tre giornate di campionato è stata fragorosa. Problemi tecnici. Più precisamente una sottostima dell’architettura end-to-end con cui veicolare gli eventi live a picchi di utenti collegati per 90 minuti o poco più. La ripresa dopo la pausa delle nazionali, con la partita Roma-Chievo, è andata meglio nonostante uno stacco di regia durante il cooling break che ha fatto sussultare qualche utente al grido di “ma ancora?”.

Eppure, Dazn non è nuova a questi passi falsi. Certo, come si sa, l’infrastruttura Tlc non è il massimo in Italia (soprattutto fuori dai grandi centri urbani). Ma il problema si è presentato anche in Germania, Giappone e Canada. Paesi che, molto spesso, vengono indicati come esempi di virtù digitale. Sintomo che, al di là della tecnologia, Dazn è un servizio altamente disruptive. Per lo sport. Ma pure per Perform, l’azienda fondata nel 2007 dal miliardario di anglo-americano di origine ucraina Leonard Blavatnik.

L’infrastruttura Tlc non è il massimo in Italia. Ma il problema si è presentato anche in Germania, Giappone e Canada. Paesi che, molto spesso, vengono indicati come esempi di virtù digitale

Nata dalla fusione di due aziende, una rete di eventi sportivi e un’agenzia per i diritti sportivi digitali, nel 2016 Perform ha lanciato Dazn conquistando, nel giro di due anni, sei mercati in tre continenti. Italia compresa. Qui da noi, Dazn ha puntato sul calcio (144 partite della Seria A in esclusiva, tutti gli incontri di B e una serie di altri sport come Nfl, Nhl, Mma e boxe) stringendo un accordo con Sky Italia. Discorso simile per Germania, Svizzera, Austria e Gran Bretagna dove il calcio è altrettanto popolare e i tifosi alquanto suscettibili. Basti pensare che, durante il derby di Manchester del 2016, la polemica si è levata dagli appassionati tedeschi che per problemi tecnici non hanno potuto godersi lo “scontro” fra Mourinho e Guardiola.

Un anno dopo, in Canada, mercato in cui Dazn si era assicurata i diritti della National Football League, la piattaforma ha incontrato alcuni problemi di trasmissione. Tanto da costringere il fornitore di servizi streaming a ri-concedere i diritti alle emittenti tv. Sempre nel 2017, in Giappone, dove Dazn ha stretto un accordo di 10 anni con la J-League per un valore di due miliardi di dollari, i problemi si sono ripetuti. Eppure, l’ingranaggio non si è fermato. Anzi, ha continuato a conquistare fette di mercato e proponendo nuovi pacchetti ed eventi sportivi live (per un totale di 16mila all’anno globalmente).

Basti pensare che, durante il derby di Manchester del 2016, la polemica si è levata dagli appassionati tedeschi che per problemi tecnici non hanno potuto godersi lo “scontro” fra Mourinho e Guardiola

Gli ultimi, in ordine di tempo, sono gli incontri di Boxe che dovrebbero fare da apripista per lo sbarco negli Usa. Grazie a un accordo da un miliardo di dollari, Perform ha stretto un accordo con Matchroom Boxing per rompere il duopolio Hbo-Showtime che domina l’industria degli eventi pugilistici (al costo di 70-100 dollari per abbonamento contro i 12 di Dazn).

Per farcela, come ha dimostrato il caso italiano, Dazn deve registrare il proprio apparato tecnico e prepararsi a una forte concorrenza. D’altronde, in un epoca fluida, il cliente finale si muove agilmente su più piattaforme, sa cosa vuole e dove cercarlo. Anche al costo di utilizzare servizi illegali come le Iptv. Quest’ultime, solo nel nostro Paese, possono contare su una platea di due milioni di utenti che generano mancati incassi per quasi 700 milioni di euro. Sostanzialmente, si tratta di un protocollo internet che permette di vedere i canali pay tv e non solo direttamente online sul proprio device. Esiste da una decina d’anni ma la sua diffusione è direttamente proporzionale alla diffusione della banda larga che permette una velocità di connessione di 10 Mb/s ideale per vedere in buona qualità i contenuti trasmessi. Basta eseguire una veloce ricerca in rete per trovarsi di fronte una serie di offerte a poche decine di euro. Il rischio? Una multa fino a 25mila euro e tre anni di reclusione. Tempistiche che, forse, valgono l’attesa di un buffering.

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