Gatti neri e oltreMisteri letterari: chi (o cosa) è stato a uccidere Edgar Allan Poe?

A quasi 170 anni di distanza dalla morte dello scrittore e poeta americano, la sua fine è ancora avvolta nella nebbia. Nessuno sa cosa è successo. Ma le ipotesi abbondano

Quando lo trovarono, fu una sorpresa per tutti. Edgar Allan Poe era moribondo, in stato di delirio e riverso su una fognatura di Baltimora. Nessuno sapeva perché si trovasse lì, né che cosa avesse provocato il suo stato critico. Quattro giorni dopo il ritrovamento, il 7 ottobre 1849, il poeta e scrittore americano morirà. Cosa era successo? Chi lo aveva conciato in quel modo? E perché, durante i giorni successivi, dominati dal delirio, parlava di Reynolds? Chi era questa persona? Nessuno sa rispondere a queste domande.

Ricostruendo le ultime ore di Poe, si vede che era partito qualche giorno prima da Richmond, in Virginia, per raggiungere Philadelphia. Lì avrebbe dovuto lavorare alla correzione di alcune poesie della signora St. Leon Loud, una poetessa minore dell’epoca. Non ci arriverà mai. Viene invece ritrovato a Baltimora. È in stato confusionale – per cui non può dare informazioni a chi lo assiste – e indossa abiti di pessima fattura. Dopo la morte, la causa del decesso viene attribuita dai medici a una frenite, una infiammazione del tessuto cerebrale.

Come racconta lo Smithsonian, secondo alcuni non andò così. La vera causa della morte di Poe fu un pestaggio. Lo sostenne, già nel 1876 il biografo Oaker Smith. “Una donna malvagia si sentì offesa da lui e chiese di essere vendicata al suo uomo. Questi, un vagabondo, lo picchiò senza misura”. Anche altri parlano di “gente di strada” che lo avrebbero malmenato approfittando di una sua situazione di debolezza. Secondo un articolo del 1872, Poe avrebbe bevuto alcolici con qualche amico, sarebbe rimasto ubriaco e dei vagabondi lo avrebbero colpito e rapinato.

È andata così? Certo che no. Secondo altri studiosi Poe sarebbe stato vittima del cooping. Una particolare e violenta forma di frode elettorale (particolare importante: in quei giorni a Baltimora si tenevano delle elezioni) praticata da alcune gang di criminali. In sostanza catturavano un malcapitato, lo drogavano e lo cambiavano d’abito per farlo andare al seggio più volte. Poi venne abbandonato, stordito e alcolizzato, in mezzo alla strada.

Possibile? Che esagerazione. Di sicuro il poeta è rimasto intossicato, ma da un eccesso di alcol, dicono alcuni. “Era molto sensibile. Gli bastava un bicchiere di vino per perdere il controllo”. Secondo questa ricostruzione, Poe avrebbe ceduto a quello che, per lui, era un eccesso. Una bevuta con gli amici, un calice di troppo. E la sbornia gli sarebbe stata fatale.

Chissà come è andata. Altri pensano a un tumore al cervello. C’è chi parla di avvelenamento da metalli pesanti. Chi invece ricostruisce il filo di una infezione da rabbia. Ma per fortuna (visto che si tratta del re del mistero) c’è anche chi ipotizza l’omicidio. Chi poteva odiare Poe così tanto da volerlo fare fuori? Secondo l’autore John Evangelist Walsh, che riporta la sua teoria in un libro del 2000, sarebbero stati i fratelli della sua promessa sposa, Emira Shelton.

Poe, a differenza di quanto si crede, riuscì ad arrivare a Philadelphia. Ma qui incontrò l’imboscata tesa dai tre uomini, che gli intimarono di non sposare la sorella. Lui si spaventò, comprò dei vestiti nuovi e si nascose a Philadelphia per qualche giorno. Poi cercò lo stesso di tornare a Richmond per sposare la donna, ma i tre fratelli lo incontrarono di nuovo a Baltimora, lo picchiarono e lo costrinsero a bere whisky (sapevano che l’alcol era, per lui, quasi un veleno) e lo abbandonarono in mezzo alla strada. Chissà se andò davvero così. In ogni caso nessuno è ancora riuscito a dare un volto a Reynolds, l’uomo che Poe nominò nel suo delirio. E forse, a distanza di 169 anni, è ancora lui che custodisce la chiave di questo mistero.

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