Che incredibile gesto di civiltà se oggi, finito il teatrino a Verona, tutti leggessimo Johan Huizinga, Régine Pernoud o anche solo un saggetto di Jacques Le Goff, e la smettessimo finalmente di usare il Medioevo come metafora di periodo buio. “No al Medioevo!”, gridano le 150mila e più persone accorse (giustamente) a Verona a difesa dei diritti delle donne e della Legge 194, ed è uno slogan ingeneroso, per il Medioevo.
Spiacerà a qualche progressista col vizietto dell’Illuminismo, ma per molti aspetti la sottomissione della donna è cominciata proprio con la modernità. Régine Pernoud, tra i più grandi medievisti contemporanei, ha curato gli Archives Nationales e il Musée de l’Histoire de France, ha scritto 53 libri e prodotto oltre 100 testi accademici. In uno di questi, leggiamo, «Se è vero che i matrimoni spesso erano combinati, una potenza ha sempre lottato contro i matrimoni imposti: la Chiesa. Mentre moltiplicava i casi di nullità nel Diritto Canonico, richiamava la libertà di scelta per i matrimoni».
E ancora, il diritto di voto delle donne non è affatto conquista recente. Registri elettorali risalenti al secolo XIII mostrano che le donne avevano diritto al voto sia nelle assemblee cittadine sia nelle comunità rurali. Salvo situazioni locali circoscritte nelle quali il voto avveniva per “feu”, cioè per focolare, assegnato al padre di famiglia, il voto era infatti nominale. «Affaires de foutre» – a questo si riduceva secondo Jacques Lacan l’amore sublimato nell’Ottocento, tutte cazzate, di cui il Medioevo ha fatto benissimo a meno pur mantenendo vivo il culto mariano, che funzionava alla grande senza ricorrere ad astrusità come il dogma dell’Immacolata Concezione, introdotto, vedi caso nell’Ottocento, secolo bugiardo, che da una parte toglieva ai matti la facoltà di potere essere matti introducendo il concetto di “patologico”, dall’altra dava i natali in America alla Flat Earth Society.
Youtube è pieno di video di Alessandro Barbero che spiega come pressoché tutte le fonti di epoca medievale riportano la Terra rotonda, perché a quel tempo giusto qualche ignorantello cresciuto a segale cornuta poteva credere che fosse piatta. Mendicanti, erranti, disoccupati, l’immaginario collettivo contemporaneo ha tappezzato il Medioevo di bestiari, freak e omini che sembrano usciti dai disegnatori di Rick&Morty. In effetti non mancarono, come in ogni epoca, inclusa quella attuale, e se il ribrezzo nei confronti della povertà non ci ci inducesse a volgere lo sguardo altrove, ci accorgeremmo di questi “omini medievali” riottosi al capitalismo, alle regole a modino, allo spritz. Per farlo, però, prima saremmo costretti a dare a questi individui “strani”, a queste figure portatrici di alterità radicali, la stessa dignità sociale di cui godevano nel Medioevo: non poca.
Agli “erranti” oggi si offrono panchine chiodate in nome del decoro, un tempo si apriva la porta, spinti dalla curiosità di accogliere un morto, un giornalista, o addirittura Gesù
Agli “erranti” oggi si offrono panchine chiodate in nome del decoro, un tempo si apriva la porta, spinti dalla curiosità di accogliere un morto, un giornalista, o addirittura Gesù. Molti credevano infatti che gli erranti fossero emissari dei morti e sono tantissime le leggende tramandate con Gesù travestito da pezzente, magari in compagnia di san Pietro, in giro per il mondo a saggiare la bontà dei suoi fedeli. Gli erranti e i marinai erano anche gli unici in grado di fornire notizie dei paesi meno vicini, metà narratori e metà testimoni, esattamente come accade nel giornalismo odierno, esattamente come disserta Walter Benjamin nel saggio Il narratore.
Mendicanti, freak, proto-punkabbestia, musicisti di strada, laidi, furfanti, spiriti liberi, ciechi, invalidi, una categoria di persone libere di circolare che in Polonia (ebbene sì, esiste un Medioevo che non sia francese o italico) avevano nome di “Dziady”, parola ricca di significati, 57 secondo lo studioso Piotr Grochowski. 57 significati. 57 modi di intendere persone oggi liquidate come “barboni”. Individui che non si sa bene da dove vengano né dove siano diretti, solitari o in gruppo, che in cambio di ospitalità spesso prestano servizi socialmente o anche solo simbolicamente utili alla città. Individui che vagano, e così facendo, secondo il pensiero di alcuni, sbagliano. Curioso quanto gli erranti del Medioevo somiglino ai migranti del nuovo Millennio.
Post scriptum: nel Medioevo alcuni testi scolastici erano opere di donne, come quello di Dhouda, scritto nell’841. A partire dal Settecento tutti i trattati di educazione sono a firma maschile. -Meno Rousseau, più donne che leggono e scrivono, subito.