Questo mese i cittadini degli Stati membri dell’Ue saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento Europeo, esattamente quaranta anni dopo le prime elezioni a suffragio universale diretto. Come si stanno preparando i diversi gruppi politici? Se ce n’è uno che punta sulla continuità è sicuramente quello di centro-destra del Partito Popolare Europeo, che nella bio su Twitter ricorda di essere il raggruppamento più numeroso del Parlamento uscente. Ma andiamo con ordine, le prossime elezioni, che si terranno tra il 23 e il 26 maggio, rappresentano un vero e proprio test per il futuro dell’Europa e un’elevata partecipazione viene considerata un obiettivo prioritario. Per favorire un maggiore coinvolgimento è stata quindi organizzata una campagna istituzionale di comunicazione con hashtag #stavoltavoto, per invogliare i cittadini a condividere sui propri canali social l’intenzione di recarsi alle urne. Sono stati lanciati anche un sito web e un’app per spiegare l’impatto che le decisioni dell’Ue hanno nella nostra vita quotidiana e per fornire argomenti utili a incentivare al voto. Da quest’ultimo infatti emergerà la composizione del prossimo Europarlamento che ci dirà se nel Vecchio Continente a prevalere sarà la fiducia nel progetto europeo o un sostanziale scetticismo e dunque una sua implosione.
A questa campagna istituzionale di partecipazione al voto se ne aggiungono altre, quelle elettorali delle famiglie politiche europee in cerca di consensi, a ricevere la maggioranza dei quali cinque anni fa fu proprio il PPE. Il Gruppo del Partito Popolare Europeo infatti, nel 2014 ottenne il 29,43% dei voti guadagnando 221 seggi su 751. L’ultima proiezione fornita dal Parlamento Europeo e basata sulla raccolta di 43 sondaggi elettorali pubblicati fino al 15 aprile in 21 Stati, assegna al PPE 180 seggi. Il sito PollofPolls, invece, al 2 maggio vede il PPE fermo a 171 seggi e fornisce anche le proiezioni per i vari Stati. Per il gruppo dei popolari europei in Germania e Polonia si stima la perdita di sei seggi, in Francia e Romania di sette, in Italia e Spagna rispettivamente di nove e otto, la Grecia passerebbe da cinque a dieci e l’Ungheria da dodici a quattordici.
Quella del partito popolare europeo è una campagna in sostanziale continuità con il passato che ha l’intenzione di trasmettere al potenziale elettore il desiderio di completare un lavoro già avviato con la precedente legislatura
A proposito di Ungheria, uno dei partiti più discussi all’interno del PPE è proprio l’ungherese Fidesz guidato da Viktor Orbán. Quattro partiti ne hanno chiesto l’espulsione, si tratta dei fiamminghi di CD&V, del lussemburghese CSV, del vallone cdH e del partito popolare portoghese. Il motivo è la non condivisione delle politiche illiberali adottate dal primo ministro ungherese e la campagna in cui attacca il presidente uscente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. L’assemblea del PPE ha deciso non di espellere ma di sospendere Fidesz, misura che comporta il venire meno della possibilità di avere incarichi di partito, di partecipare agli incontri del PPE o di votare alle sue assemblee, come si legge in un tweet del presidente del gruppo dei popolari europei Joseph Daul. I due hashtag scelti dal Partito Popolare Europeo per questa campagna elettorale sono #AmbitiousEurope e #StrongerTogether per farsi promotore di un elenco di obiettivi, elencati sul sito web. Si va dal sostegno alle politiche di coesione per favorire investimento e crescita, alla richiesta di maggiore sicurezza alle frontiere, dal multilateralismo al commercio internazionale come strumento di politica estera.
Il 7 febbraio dello scorso anno, gli eurodeputati hanno confermato il sistema, in vigore dal 2014, dello “spitzenkandidaten”, in base al quale i gruppi politici indicano chi è il candidato alla presidenza della Commissione Europea prima delle elezioni. Il nome del PPE è quello di Manfred Weber, classe 1972, nato in Baviera, dove è stato presidente regionale della “Junge Union”. Weber ha fatto parte del parlamento bavarese per la CSU dal 2002 al 2004, quando poi è approdato a quello europeo. Dal 2006 per tre anni è stato portavoce per gli affari interni del Gruppo PPE-DE e dal 2009 al 2014 è stato vicepresidente del gruppo PPE. L’hashtag adoperato è #ThePowerofWe sia per fissare i punti programmatici, che per indicare i propri alleati nei diversi Stati membri, come Forza Italia, la Nuova Democrazia guidata da Kyriakos Mītsotakīs in Grecia, il Partito Popolare spagnolo di Pablo Casado o i Républicains di Laurent Wauquiez in Francia. Scorrendo gli account social di Weber si trovano i temi considerati prioritari dal PPE per le imminenti elezioni, temi raggruppati sotto tre definizioni di Europa.
Un’Europa forte con un maggiore controllo delle frontiere esterne grazie a 10mila nuovi agenti Frontex e più integrazione tra investigatori e forze di polizia per contrastare il terrorismo, un’Europa intelligente con più investimenti nella ricerca e nella formazione per il lavoro giovanile, un’Europa gentile con prestiti alle famiglie per l’acquisto della casa, il divieto del lavoro minorile e la lotta al cambiamento climatico. Quella del partito popolare europeo è una campagna in sostanziale continuità con il passato che ha l’intenzione di trasmettere al potenziale elettore il desiderio di completare un lavoro già avviato con la precedente legislatura, infatti sul sito web è possibile leggere l’elenco dei risultati ottenuti prima degli impegni futuri. Gli europei continueranno a dare fiducia al PPE optando per un’“Europa ambiziosa”, oppure sceglieranno di dare all’Ue un altro volto? Molto dipenderà dalle proposte politiche degli altri gruppi, che vedremo nei prossimi giorni.