Governo e climaNon c’è più tempo: l’Italia ha bisogno subito di un governo ambientalista

L'appello di Elena Grandi, co-portavoce della Federazione dei Verdi: "In barba alle loro passate malefatte, Pd e Movimento 5 Stelle hanno riscoperto l’ambientalismo. Chiediamo una netta discontinuità nei programmi, negli uomini e nelle donne che rappresenteranno il nuovo governo"

ADEK BERRY / AFP

Occorre dirlo con chiarezza, sfidando il pericolo di ripetere un’ovvietà: i Verdi vogliono un governo che affronti l’emergenza climatica. Con serietà e dedizione. E subito, senza tentennamenti e tatticismi e senza inganni, perché «il tempo non è dalla nostra parte», per parafrasare il titolo di un brano dei Rolling Stones. Per uscire dal generico, purtroppo ormai numerosi sono gli ambientalisti a chiacchiere o a targhe alterne, i Verdi vogliono un programma che riduca la nostra dipendenza dai fossili; che metta in atto misure coraggiose contro il dissesto idrogeologico; che approvi la legge contro il consumo del suolo, per la messa in sicurezza e l’efficienza energetica degli edifici; che incentivi le 4 R, Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero dei rifiuti, al posto di discariche e inceneritori; che preveda la bonifica dei siti inquinanti; che avvii la riconversione industriale dell’Ilva; che sposti i contributi dello Stato dalle energie fossili alle energie rinnovabili. Tutte misure queste che creano posti di lavoro “virtuosi”, l’inizio di una vera riconversione economica ormai non più rinviabile. Vogliamo un programma che riduca le spese militari. Che affronti la piaga della fuga in altri Paesi di migliaia d’italiani a caccia di lavoro. E che risolva, con umanità e rispetto, la questione dei migranti, ambientali e non, che cercano solidarietà e aiuto nel Vecchio Continente. Se noi fossimo al governo partiremmo da qui. Perché da qui bisogna partire se vogliamo invertire la rotta.

Lo diciamo subito, a scanso di equivoci: in barba alle loro passate malefatte, Pd e Movimento 5 Stelle hanno riscoperto l’ambientalismo, in tempi recentissimi e speriamo non solo a parole. Peccato che assomiglino a quei medici che individuano la malattia e poi sbagliano la terapia: Ilva, Tav, Tap, trivelle, mancata riconversione ecologica, sfruttamento intensivo del territorio, proroga delle concessioni sulle spiagge demaniali … per rinfrescare la memoria collettiva. Bene: siamo pronti ad ascoltare le loro nuove proposte, se le avranno. Le valuteremo con obiettività e senza pregiudizi. E senza dimenticare che l’ambientalismo, come altre manifestazioni altrettanto nobili dell’ingegno umano, lo si misura nei fatti, e con i fatti. Vedremo.

Chiediamo che l’emergenza climatica sia al centro del programma. Chiediamo la cancellazione di tutti quei provvedimenti che minacciano ambiente, territorio e diritti umani


Elena Grandi, co portavoce Federazione dei Verdi

Un passo indietro, rapido ma doloroso: l’Italia si trova in una crisi politica di difficile soluzione, stretta fra due emergenze, quella democratica e quella climatica. Il governo giallonero, appena caduto per mano di Salvini in un clima a metà fra una commedia dei Vanzina e una tragedia senza Shakespeare, ha avviato politiche pericolose su migrazione, libertà di stampa e di manifestare. E dannose dal punto di vista ambientale. Basti pensare al piano “clima ed energia”, che non rispetta gli obiettivi europei per contrastare il cambiamento climatico, o ai provvedimenti contro l’ambiente: dalla norma sullo sversamento dei fanghi tossici, alle deroghe ai vincoli ambientali e paesaggistici in nome della crescita, dal condono edilizio al Tav, alla riproposta di un piano infrastrutturale di autostrade e opere inutili, espressione di un’idea obsoleta di sviluppo economico, ben espressa da Salvini durante il suo discorso a difesa degli inceneritori. Su un futuro governo Pd e Movimento5stelle, “c’eravamo tanto odiati” ma scordiamoci il passato, abbiamo qualche perplessità. Soltanto poche ore fa i grillini hanno rivendicato i meriti del governo giallonero: nessuna autocritica sui migranti, sul decreto sicurezza, sulla svendita dei valori ambientalisti. Il fatto che non abbiano chiuso le porte alla Lega getta poi una luce sinistra, e definitiva, sulla loro concezione della politica, senza bussola e senza principii. Molto pericolosa.

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e quindi il Movimento5stelle tutto, vorrebbero poi portare a termine la riforma sulle autonomie locali: una scelta dannosissima per l’ambiente e la tutela dei territori. Lo Stato deve riprendersi il ruolo centrale che ha perso con la sbornia per la sussidiarietà. La Costituzione la prevede, ma non contempla il monopolio assoluto in tema di gestione dei beni comuni. Se si formerà un nuovo governo, lo sapremo la prossima settimana. Per portare l’Italia fuori dal buco nero di rabbia, isolamento e deficit di credibilità in Europa, chiediamo una netta discontinuità nei programmi, e negli uomini e nelle donne che lo rappresenterebbero. Chiediamo che l’emergenza climatica sia al centro del programma. Chiediamo la cancellazione di tutti quei provvedimenti che minacciano ambiente, territorio e diritti umani. Chiediamo un governo che non sia la semplice espressione di accordi fra partiti preoccupati di confrontarsi con il ritorno alle urne.

Non si può modificare la Costituzione, aggiungiamo, per assecondare spinte propagandistiche che introdurrebbero uno sbarramento del 10 per cento per entrare in Parlamento


Elena Grandi, co portavoce Federazione dei Verdi

Le premesse non sono buone. Al termine delle consultazioni al Quirinale e della riunione dei gruppi parlamentari, il Movimento5stelle ha posto come punto dirimente per aprire la trattativa con il Pd il taglio dei parlamentari. Una proposta demagogica, che non affronta le vere emergenze, quella ambientale e quella sociale-economica. Non si può modificare la Costituzione, aggiungiamo, per assecondare spinte propagandistiche che introdurrebbero uno sbarramento del 10 per cento per entrare in Parlamento. Sarebbe una svolta autoritaria. E le forze parlamentari che hanno sempre votato contro, dovrebbero spiegare le ragioni per cui hanno cambiato idea. Verrebbero meno le condizioni di agibilità democratica.

Per noi, i Verdi, per Europa Verde e molti altri, perché in caso di elezioni anticipate soltanto cinque forze politiche, costituite in gruppi al momento dell’insediamento del parlamento, potrebbero presentarsi alle urne. Soltanto a loro la legge attuale garantisce l’esenzione dalla raccolta delle firme. Per questo motivo ci appelliamo al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché sia assicurata a tutti la possibilità di presentarsi alle elezioni, anche alle forze politiche non costituite in gruppi parlamentari. Noi comunque saremo in campo, forti del risultato delle Europee e del lavoro come Europa Verde, con l’ambizione di riportare finalmente in Parlamento una vera rappresentanza ecologista. E sottolineiamo “vera”.

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