Tutti lo apprezzano per i suoi romanzi storici, adorano le avventure dei Tre Moschettieri e sognano vendetta ispirandosi al Conte di Montecristo. Eppure il libro su cui Alexandre Dumas (padre), il celebre scrittore francese del XIX secolo, aveva davvero riposto speranze e aspettative di gloria, sia contemporanea che postuma, è un enorme manuale di cucina. Per l’esattezza, un “grande dizionario di cucina”, perché oltre a essere un grande scrittore, Dumas era anche un grande mangiatore.
Il cibo fu al centro di numerosi suoi articoli, pubblicati dal 1858 in poi, in cui riassumeva ricette e racconti, partendo dalla sua infanzia fino ai viaggi della maturità. I suoi scritti apparvero su giornali e riviste, in modo disordinato e non organizzato.
Solo nel 1869 lo scrittore si sentì pronto all’impresa: prese con sé i suoi scritti, raccolte in un baule i suoi libri di cucina e i ricettari e si ritirò in isolamento a Cape Finisterre, dove si dedicò, ogni giorno, alla realizzazione del suo capolavoro. Nel giro di un anno fu pronto: i1.150 pagine di ricette, aneddoti, racconti, storie e illustrazioni che inviò al suo editore.
Fu pubblicato? No. O meglio, non subito: a sconvolgere i piani dello scrittore fu la guerra franco-prussiana, che scoppiò nel luglio del 1870 e bloccò ogni iniziativa editoriale. Uscì soltanto nel 1873, quando l’autore era già morto.
Nel libro, che è organizzato come un dizionario, seguendo cioè l’ordine alfabetico in cui vengono elencate ricette, ingredienti e storie, si può trovare di tutto. Dall’affermazione che la maionese (che lui chiama baionese) fosse invenzione di Richelieu (adesso non lo pensa nessuno), ai consigli su come stare a tavola (soprattutto sul numero di persone da invitare: mai meno delle Grazie, mai più delle Muse), fino a ricette su come cucinare l’elefante. È un mondo convulso, ampio e disordinato: il latte riceve solo mezza pagina, mentre l’hocco maggiore, un uccello selvatico sudamericano, ne riceve ben due. Lo stesso vale per il formaggio: due pagine, mentre l’ambra grigia, una sostanza prodotta dall’intestino dei capodogli, ben cinque. Ognuno, insomma, ha i suoi gusti. Ma quelli di Dumas, scrittore più eccentrico che mai, superano ogni aspettativa.