Oggi tocca a un altro testimone chiave
Tim Morrison, alto funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale che si occupava degli affari russi, si presenterà oggi davanti al Congresso nell’ambito dell’inchiesta sull’impeachment di Trump, in una udienza a porte chiuse. Ieri, Morrison ha anche annunciato le sue dimissioni, dopo 15 mesi presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale. Morrison era stato reclutato per entrare a far parte del NSC dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton: le sue dimissioni erano quindi nell’aria da quando Bolton è stato licenziato a settembre, ma la tempistica fa comunque pensare che la sua testimonianza non sarà favorevole a Trump. Se così fosse, per i repubblicani sarà l’ennesimo testimone difficile da screditare: nella sua carriera Morrison ha lavorato per due decenni in posizione politiche sempre designato dai repubblicani.
Perché è importante Morrison
Il nome di Morrison è stato fatto una quindicina di volte da Bill Taylor durante la sua testimonianza. Taylor ha riferito che Morrison gli raccontò una conversazione che Gordon Sondland, ambasciatore americano presso l’Unione Europea, aveva avuto con un consigliere di Zelenskiy di nome Andriy Yermak. Taylor ha detto che Morrison avrebbe detto che l’aiuto militare all’Ucraina non si sarebbe sbloccato fino a quando Zelenskiy non si fosse impegnato a indagare Burisma, la compagnia ucraina di gas dove aveva lavorato il figlio di Joe Biden. Nell’accordo c’era in gioco anche un incontro tra Trump e Zelenskiy. Taylor ha anche testimoniato che Morrison gli aveva detto che aveva una “sensazione di affondamento” dopo aver appreso della conversazione del 7 settembre che Sondland aveva avuto con Trump.
Il dubbio su Bolton
La commissione intelligence vorrebbe anche sentire John Bolton, ex consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, licenziato a settembre perché in contrasto con il Presidente su una serie di decisioni di politica estera, come quella di invitare i talebani a Camp David, iniziativa a cui Bolton era contrario. Adam Schiff, presidente della commissione intelligence, ha detto che si aspetta che Bolton collabori e si presenti all’udienza fissata per il 7 novembre. Charles Cooper, avvocato di Bolton, alla CNN ha detto però che il suo cliente si potrebbe presentare solo se citato in giudizio. E anche così non è sicuro: l’avvocato Cooper difende infatti anche Charles Kupperman, il vice di Bolton nel ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale. Kupperman la settimana scorsa non si è presentato e, chiamato in giudizio, si è rivolto a un giudice chiedendo che fosse lui a decidere: il giudice federale ha stabilito l’udienza per giovedì alle 4 del pomeriggio.
Le parole di Nancy Pelosi
Mercoledì sera la portavoce della Camera è stata premiata durante una cerimonia organizzata dalla fondazione in nome del presidente Lyndon B. Johnson. A domanda diretta sull’impeachment, Pelosi ha risposto che è una prospettiva triste per il paese, una cosa da fare con preghiera e attenzione, ma che va fatta perché i legislatori hanno il dovere di difendersi dalle azioni di Trump, che sono una sfida alla Costituzione. “Crediamo che ci sia un rischio per la repubblica se non manteniamo ciò che i nostri padri fondatori hanno creato: tre rami uguali di governo, separazione dei poteri, controllo e equilibrio reciproco. I fondatori non volevano una monarchia”.
Chi è stato sentito ieri
Due funzionari del Dipartimento di Stato che hanno lavorato per il diplomatico ucraino Kurt Volker: Catherine Croft e Christopher Anderson.
Chi potrebbe essere il primo a testimoniare a porte aperte
Molto probabilmente sarà Bill Taylor, top diplomatico in Ucraina. Taylor ha già testimoniato a porte chiuse la scorsa settimana e la sua testimonianza è considerata cruciale dal momento che corroborato molte delle affermazioni fatte dal whistleblower. In particolare, Taylor ha documentato meticolosamente come la Casa Bianca avesse fatto dipendere lo scongelamento degli aiuti militari all’Ucraina e la possibilità di un incontro tra il presidente Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al fatto che l’Ucraina annunciasse pubblicamente l’inizio di un’indagine su Joe Biden e il figlio Hunter.