Cronache dall’impeachmentTrump passa all’attacco e chiede che il whistleblower sveli la sua identità

Il funzionario che con la sua denuncia ha fatto partire l’indagine sull’Ucrainagate rimane, per tutelarsi, nell’anonimato. Ma il presidente lo accusa: «È un uomo di Obama, dice falsità»

Jim WATSON / AFP

L’identità del whistleblower
Per quasi tutto il weekend, Donald Trump ha attaccato via Twitter il whistleblower, ovvero il funzionario il cui documento di denuncia della ormai celebre telefonata con il presidente ucraino Zelensky ha dato via all’indagine di impeachment. Da quando tutto è iniziato, il 24 settembre scorso, Trump si è rivelato ossessionato dallo scoprire l’identità di questo funzionario, identità che è protetta per legge. Ancora domenica, di ritorno da New York, sul prato della Casa Bianca, Trump ha detto che il whistleblower è un uomo di Obama, un radicale, una persona che agisce per partigianeria. Domenica gli avvocati del whistleblower hanno fatto sapere ai Repubblicani che il loro cliente è disposto a rispondere sotto giuramento alle loro domande, ma solo per iscritto, evitando quindi di doversi presentare di persona.

Per Trump anche i sondaggi sono una truffa
Sempre domenica, parlando ai giornalisti di ritorno da New York, Trump ha detto di essere in possesso dei sondaggi veri e ha quindi accusato i sondaggi usciti fino a oggi e che vedono crescere l’appoggio dei cittadini alla procedura di impeachment, come falsi. «Stai leggendo i sondaggi sbagliati», ha ripetuto più volte a un giornalista della CNN. «Ho i veri sondaggi. I sondaggi della CNN sono falsi. I sondaggi Fox sono sempre stati pessimi, glielo dico da tempo che dovrebbero farsi un nuovo sondaggista, ma i sondaggi reali no, e se guardi i sondaggi che sono usciti questa mattina, le persone non vogliono avere nulla a che fare con l’impeachment. È una truffa. È una bufala. E del whistleblower dovrebbe essere rivelata l’identità perché ha fornito informazioni false».

Ecco cosa dicono gli ultimi sondaggi
I sondaggi a cui si riferisce Trump sono quelli di NBC News/Wall Street Journal, condotti dop il voto della Camera e dopo l’uccisione di Al-Bagdhadi. In questi ultimi sondaggi, il 53% degli americani afferma di approvare l’inchiesta sull’impeachment, mentre il 44% disapprova. I risultati ricalcano le differenze tra i due partiti, con l’89% dei democratici e il 58% degli indipendenti che sostengono l’inchiesta, contro solo il 9% dei repubblicani che concordano. Alla domanda se Trump deve essere impeached e rimosso dall’ufficio, il 49% risponde di sì, mentre il 46% dice di no, un dato che è un’inversione rispetto a un mese fa, quando il 43% era per il sì e il 49% per il no. L’aumento di coloro che sostengono la rimozione dall’incarico proviene principalmente da democratici e indipendenti. La divisione partigiana qui è impressionante: l’88% dei democratici ora sostiene l’impeachment e la rimozione di Trump dall’incarico, rispetto al 90% dei repubblicani che si oppongono. Gli indipendenti sono divisi, con il 43% che supporta la rimozione di Trump e il 46% si oppone.

Le parole di Kellyanne Conway
Kellyanne Conway, una delle più fidate consigliere del Presidente, intervistata sulla CNN da Dana Bash si è rifiutata di rispondere alla domanda diretta circa l’opportunità di Trump nel chiedere a un potere straniero di indagare il suo rivale politico Joe Biden. Conway ha sostenuto che chiedere a un leader straniero di indagare su un rivale politico non è «impossibile» e ha ripetutamente negato che ci fosse un quid pro quo relativo agli aiuti militari ucraini. Alla domanda sugli Stati Uniti che hanno trattenuto aiuti militari per l’Ucraina, Conway ha risposto che gli ucraini ora hanno aiuti dagli Stati Uniti. Quando gli è stato chiesto se ci fosse stato un momento in passato in cui gli aiuti erano stati sospesi perché Trump voleva che l’Ucraina indagasse Biden, Conway ha risposto «Non lo so, ma so che adesso l’Ucraina ha avuto gli aiuti».

Cambio di strategia difensiva
Come notato da molti durante il weekend, la strategia difensiva di Trump e dei suoi fedeli pare essere passata dal “non c’è quid pro quo” a “quid pro quo non è reato”. Invece che continuare a negare che ci fosse stato il quid pro quo ovvero aspettare a scongelare gli aiuti militare all’Ucraina fino a quando non avessero aperto un’indagine contro Biden -– ora la strategia è di ammettere che gli aiuti erano contingenti all’apertura dell’’inchiesta, ma che questo non è comunque un reato.

Opinioni
Su The Atlantic in un articolo dallo Iowa, dove sabato sera si sono ritrovati quasi tutti i candidati democratici, Edward-Isaac Dovere scrive un articolo intitolato Nobody Talks Impeachment on the Campaign Trail. Parlando con i vari candidati e ascoltando i loro comizi, Dovere sottolinea come quasi nessuno – ad eccezione del miliardario Tom Steyer – parla o addirittura nomina l’impeachment. Come già sottolineato da altri, anche il giornalista di The Atlantic racconta di una profonda divisione tra dentro Washington, dove l’argomento principale è l’impeachment, e fuori da Washington, dove l’argomento non sembra interessare a nessuno. «Parte dell’essere un politico è dare alle persone ciò che vogliono sentire. I candidati non stanno solo andando a casa nella decisione di non parlare di impeachment: hanno team di consulenti e sondaggi interni, focus group e mesi di interazioni personali che stanno dicendo loro che l’argomento non li porta da nessuna parte, per le stesse ragioni per cui non hanno parlato molto del rapporto del consigliere speciale Robert Mueller prima o dopo che una sua versione redatta è stata resa pubblica in primavera».

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