Sono state rese pubbliche altre due testimonianze
Martedì la commissione intelligence che indaga sulla messa in stato di accusa di Trump ha reso pubbliche altre due testimonianze, dopo quella dell’ex ambasciatrice Usa in Ucraina Marie Yovanovitch e dell’ex consigliere senior del segretario di Stato Mike Pompeo. Le nuove testimonianza sono quelle di Gordon Sondland, ambasciatore presso l’Unione Europea e dell’ex inviato speciale degli Stati Uniti in Ucraina Kurt Volker. Quella di Sondland in particolare contiene un colpo di scena: tre pagine aggiuntive che l’ambasciatore ha mandato lunedì alla commissione e che di fatto confermano il quid pro quo che è alla base dell’Ucrainagate.
Cosa c’è nella testimonianza di Gordon Sondland
Nell’aggiornamento della sua precedente testimonianza, Sondland dice ora di ricordare un incontro con un funzionario ucraino, il primo settembre. Durante questo incontro lui avrebbe chiarito che gli aiuti militari erano direttamente collegati a un impegno pubblico dell’Ucraina di indagare sulle ingerenze nelle elezioni americane del 2016 e su Burisma, la società nel cui consiglio di amministrazione sedeva Hunter Biden, figlio di Joe Biden. Dalla nuova testimonianza di Sondland: «Ricordo ora di aver parlato individualmente con il signor (Andriy) Yermak, e di aver detto che la ripresa degli aiuti statunitensi non sarebbe probabilmente avvenuta fino a quando l’Ucraina non avesse fornito la dichiarazione pubblica anticorruzione di cui avevamo discusso per molte settimane». Il primo settembre è anche il giorno in cui Bill Taylor, il principale funzionario americano che ha lanciato l’allarme in Ucraina, scrisse a Sondland il messaggio: «Stiamo dicendo che l’assistenza alla sicurezza e la riunione della Casa Bianca sono condizionate dalle indagini?». Sondland rispose poi con «chiamami».
Cos’altro ha detto Gordon Sondland alla commissione
L’ambasciatore ha detto che gli sforzi di Rudy Giuliani, avvocato personale del Presidente, per convincere l’Ucraina ad aprire un’indagine sui rivali politici di Trump diventavano via via più insidiosi col passare del tempo. Alla domanda sui tentativi di Giuliani di spingere gli ucraini a indagare su Biden e in generale sul fatto che l’Ucraina fosse coinvolta nelle elezioni del 2020, Sondland ha risposto definendolo i comportamenti impropri. Alla domanda diretta se il comportamento di Giuliani fosse illegale, Sondland ha dichiarato: «Non sono un avvocato, ma lo presumo».
Perché è importante la testimonianza di Sondland
Perché è un testimone diretto e coinvolto in prima persona nel quid pro quo e perché la sua credibilità non può essere attaccata dicendo che è contro Trump: Sondland è infatti un uomo d’affari, un finanziatore della campagna presidenziale di Trump a cui prima delle elezioni ha donato un milione di dollari. Il ruolo di ambasciatore è stato praticamente un regalo di Trump per sdebitarsi con lui della donazione, dal momento che Sondland non ha nessuna esperienza diplomatica.
La testimonianza di Kurt Volker
L’ex inviato speciale degli Stati Uniti in Ucraina ha affermato che nessuno gli ha mai stato chiesto di fare nulla che lui ritenesse sbagliato, compreso il Presidente, ma ha espresso preoccupazione per il fatto che le relazioni degli Stati Uniti con l’Ucraina fossero state risucchiate in un dibattito politico interno. Volker ha dichiarato di aver sollevato preoccupazioni con un numero di persone da maggio ad agosto 2019 sul ruolo svolto nelle relazioni USA-Ucraina da Rudy Giuliani, avvocato personale del Presidente, e che non aveva mai visto qualcuno in una posizione come Giuliani recitare un ruolo simile parte nelle relazioni estere degli Stati Uniti.
La reazione dei repubblicani
Politico ha intervistato una dozzina di senatori repubblicani: nessuno ha detto on record che la testimonianza di Sondland è un nociva per il Presidente. Non solo, nessuno ha detto di aver letto le testimonianze rese pubbliche tra lunedì e ieri. Il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell ha ribadito che Trump sarà probabilmente assolto dal Senato in qualsiasi processo di impeachment. Come riporta Politico: «È un segno che non c’è praticamente niente tra quello che i democratici potrebbero scoprire nella loro indagine sull’impeachment che potrebbe convincere i senatori del GOP a sostenere la rimozione di Trump dall’incarico».