Servizi in appalto«Non riesci a pulire la camera in 20 minuti? Non ti pago». Il lato nascosto degli alberghi di Milano

Uiltucs Lombardia, Filcams Cgil e Fisascat Cisl lanciano la campagna “Turismo insostenibile?” per scardinare la diffusione del “lavoro a camere”

C’è un’altra faccia della medaglia che si nasconde dietro le vetrine degli alberghi di lusso del centro di Milano, frequentate ogni anno da milioni di turisti. Quella delle circa 30mila lavoratrici delle ditte di pulizie in appalto, la maggior parte originarie dell’Est Europa e sudamericane, che le stanze di quegli alberghi le puliscono ogni giorno quando i turisti vanno via. Quindici-venti minuti a stanza, non di più: questa è la regola per molte di loro. Tre camere all’ora. Dodici camere in quattro ore.

«Se non finisci, le camere te le “tolgono” dallo stipendio. E a fine mese, la busta paga è più sottile. A meno che non lavori più ore, ma senza paghe straordinarie», racconta Michele Tamburrelli, segretario generale della Uiltucs Lombardia, che insieme a Filcams Cgil e Fisascat Cisl ha lanciato la campagna “Turismo insostenibile?”, con l’idea di coinvolgere anche i datori di lavoro. «Non riesci a pulire la camera in 20 minuti? Non ti pago. Questo è quello che si sentono dire regolarmente le addette del settore».

I sindacati la chiamano “temporizzazione” delle pulizie, cresciuta con l’affidamento crescente dei servizi a società esterne. «Alle lavoratrici le ditte appaltatrici assegnano un numero di camere da pulire giornalmente sempre più alto a parità di ore lavorate. E se non riescono a raggiungere questi obiettivi, vengono sanzionate o addirittura licenziate».

Se non finisci, le camere te le “tolgono” dallo stipendio. E a fine mese, la busta paga è più sottile

Solo nel 2018, 8 milioni di turisti hanno visitato Milano, con un aumento del 2% rispetto all’anno prima. E nel 2019 si arriverà a 10 milioni di turisti. Nel frattempo, negli ultimi quattro anni le strutture ricettive in città sono triplicate. Ma con l’affidamento delle pulizie alle ditte in appalto, «le condizioni di lavoro sono peggiorate», denunciano i sindacati.

Quello dell’affidamento dei servizi all’esterno, dalle pulizie al facchinaggio, è un modus operandi molto comune tra grandi alberghi a 4 e 5 stelle del centro e le catene multinazionali che fanno affari sotto la Madonnina. Delle vere e proprie gare a evidenza pubblica non esistono. Ma la regola che vige di solito è il massimo ribasso. E a spartirsi i servizi appaltati dalle grandi strutture sono una manciata di grosse aziende che occupano il mercato milanese, competendo tra di loro sul prezzo.

«Le aziende dicono: “Mi devi portare a casa l’obiettivo di 10-15 camere a turno, non mi interessa quanto tempo impieghi. E finché non le fai tutte non te ne vai”. Altrimenti, te le scalano dalla busta paga», hanno raccontato le lavoratrici. «Nelle 4-5 ore di lavoro previste, molte non ci riescono, anche perché non tutte le stanze sono messe allo stesso modo. E in tante sono obbligate a terminare il lavoro restando di più, senza percepire aggiunte sugli stipendi».

Più che un lavoro a cottimo, qualcuno l’ha chiamato “lavoro a camere”

Più che un lavoro a cottimo, qualcuno l’ha chiamato “lavoro a camere”. Meno camere pulite e rassettate, meno soldi a fine mese. Così accade che lavoratrici con contratti da quattro ore al giorno siano costrette a lavorarne otto. E nei casi peggiori, qualora non sia stata garantita la pulizia delle stanze nel tempo previsto, «ad alcune lavoratrici è stato scalato dallo stipendio “il danno creato all’albergo” sotto forma di provvedimento disciplinare con relativa trattenuta economica», racconta Tamburrelli. In uno dei casi segnalati ai sindacati, una lavoratrice è stata sanzionata con 16 giorni di sospensione non pagati. In un altro caso, c’è chi dopo diversi provvedimenti disciplinari alla fine è stata licenziata.

Si tratta soprattutto di donne straniere, con contratti part time di tre o quattro ore al giorno. E stipendi che vanno dai 500 ai 700 euro al mese. Alcune assunte con contratti regolari, altre anche con contratti pirata che non seguono i minimi salariali. L’ispettorato del lavoro ha già cercato di sollecitare le associazioni datoriali degli alberghi. E ora i sindacati chiederanno la costituzione di un tavolo per stilare delle buone prassi a partire dall’affidamento degli appalti. «Troviamo assurdo che a Milano, città che accoglierà le Olimpiadi invernali del 2026, nel settore degli alberghi esistano dei fenomeni di sfruttamento di centinaia di dipendenti», dice Tamburrelli. «Per noi questo è il “Turismo insostenibile”, che scarica sui lavoratori il costo della concorrenza del settore».