Per difendersi al meglio da una minaccia è fondamentale conoscerne, per quanto possibile, i dettagli. Come avete letto sulle nostre pagine in questi giorni, sappiamo ancora poco sulle caratteristiche cliniche e microbiologiche di questo nuovo coronavirus. Ci vengono in aiuto due lavori appena pubblicati su The Lancet, in cui sono affrontati entrambi gli aspetti. In particolare, in uno sono stati descritti i sintomi e l’andamento clinico di 99 pazienti ricoverati presso l’ospedale specializzato in malattie infettive di Wuhan (Jinyintan Hospital), con infezione confermata da coronavirus. Facciamo subito una precisazione: come avete avuto modo di leggere nel Diario da Wuhan pubblicato quotidianamente, il ricovero in ospedale è riservato alle forme più gravi. Questo altera, e non poco, il quadro in quanto – fortunatamente -, non tutte le infezioni hanno un decorso severo.
Alcuni punti fermi
Partiamo dai punti più chiari: dei 99 pazienti, circa la metà sono persone che hanno lavorato presso il mercato ittico dove l’epidemia sembrerebbe essere cominciata. L’altra metà non riferisce di aver frequentato quel mercato, ma questo non ci stupisce visto che è ormai certa la trasmissione interumana (da essere umano a essere umano) del virus. Quasi il 70% dei casi di questi pazienti è costituito da persone di età superiore ai 50 anni, soprattutto uomini, e in più della metà dei casi i pazienti presentavano delle malattie croniche preesistenti. La presenza di altre malattie o l’anzianità sembra che aumentino il rischio di sviluppare delle complicanze o di morte. Questo è utile sottolinearlo.
I sintomi più frequenti
Al momento del ricovero, i sintomi più frequenti sono stati febbre e tosse. È importante, però, sottolineare che questi sintomi, che sono quelli più significativi, non sempre erano presenti insieme in tutti i pazienti. La febbre, per esempio, in quasi il 20% dei casi era assente. Quindi, se nemmeno nei casi che necessitano di ospedalizzazione ci sono sempre tutti i sintomi, è molto probabile che molti casi di coronavirus possano presentare sintomi più lievi che non vengono proprio identificati. Altre manifestazioni cliniche meno frequenti erano difficoltà a respirare (presente in circa un terzo dei casi), dolori muscolari (11%), sintomi neurologici come mal di testa (8%) e confusione (9%), più altre ancora meno comuni. Il 75% dei pazienti aveva chiari segni di una polmonite in corso con interessamento di entrambi i polmoni. Dato interessante è che solo in un paziente è stato, oltre al coronavirus, riscontrata la presenza di un batterio. Questo dato è preoccupante in quanto vuol dire che è il virus la causa diretta della polmonite e non il fatto che batteri infettano i polmoni traendo vantaggio dalla presenza del virus. Conseguenze di questo? Enormi sulla terapia: gli antibiotici non sono di nessuna utilità in quanto non hanno alcun effetto sui virus.