Tattiche suicidePerché il Pd ha affossato la candidatura di Federica Angeli (c’entra la corsa al Campidoglio)

Alle suppletive di Roma del primo marzo la giornalista di “Repubblica”, scelta da Italia Viva, Azione e +Europa riceve il no definitivo del Partito Democratico. Una scelta sconcertante che marca le distanze tra i partiti. E rivela le preoccupazioni al Nazareno per le future elezioni del sindaco

frame tratto da Youtube (Omnibus)

«Cara Federica, nulla di personale ma il Pd non ti appoggia». Con un messaggio whatsapp del portavoce di Nicola Zingaretti ieri sera il Nazareno ha definitivamente sbarrato la porta a Federica Angeli, la cronista di Repubblica notissima per le inchiesta sul malaffare nella Capitale, per il collegio di Roma centro lasciato libero da Paolo Gentiloni, si vogerà il primo marzo.

È un no destinato a deludere molti elettori dello stesso Pd che da anni seguono il difficile e pericoloso lavoro della giornalista (e infatti Matteo Orfini si è detto «incredulo») mentre il nome del candidato dem verrà individuato oggi. Ed è difficile non leggere questa vicenda come l’emblema del fossato che ormai divide il Nazareno da Italia viva, Azione e +Europa, i tre partiti che sponsorizzavano la Angeli. La quale è rimasta incolpevolmente stretta in questa tenaglia.

Adesso è possibile che nel collegio di Roma centro il candidato del Pd e quello della cosiddetta Federazione del buonsenso (appunto, Iv-Azione-+Europa) si toglieranno i voti a vicenda. Sarebbe un capolavoro.

È stata un’altra lunga giornata di incontri e telefonate fra i leader che ha avuto diversi colpi di scena, il più importante dei quali è stato a metà pomeriggio quando i negoziatori del Pd hanno tirato fuori il nome del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in opposizione a quello della Angeli. Dopo quello di Gianni Cuperlo, la prima scelta del Pd stoppata da Matteo Renzi (fra i due non è mai corso buon sangue, si sfidarono anche alle primarie del 2013), un altro nome – addirittura un ministro! – è finito nel frullatore di un totonomine per un carica certo importante essendo in fin dei conti quella di un semplice deputato.

Infatti Gualtieri ha subito storto il naso: con questi chiari di luna perché rischiare in un collegio forte ma non sicurissimo? E se la giornalista non desistesse? Come si può immaginare uno scontro Gualtieri-Angeli?

Zingaretti, che in queste ore ha ovviamente la testa sull’Emilia Romagna, si è un po’ defilato dalla questione che è stata gestita da Andrea Orlando, poi sovrastato da Dario Franceschini che ha trattato direttamente con Renzi offrendogli a un certo punto la piena disponibilità su qualunque nome tranne quello della Angeli, al che Renzi avrebbe risposto «no grazie, insistiamo». Altra riunione, altre chiacchiere, poi il definitivo niet sulla Angeli.

Quello che è difficile spiegare è l’intransigenza del Nazareno sulla cronista di Repubblica. Certamente – lo abbiamo già scritto venerdì – hanno pesato i dubbi su una figura indipendente, autonoma, poco controllabile come quella della cronista romana. «Dove ti siederai, una volta eletta?», le è stato autorevolmente chiesto. Eppure alla Camera non ci sono problemi così stringenti sui numeri per cui devi controllare tutti, ci sarebbe margine anche per qualche voto in dissenso.

E allora perché questo no? Oltre al fatto che i dem vedono qualunque proposta di Renzi come il fumo negli occhi per una ragione di competition politica, la verità è che la questione del collegio della Camera è in qualche modo collegata alla futura (neanche tanto lontana) candidatura per il Campidoglio. Dopo il disastro che portò alla vittoria di Virginia Raggi il Pd stavolta non può sbagliare. È alla ricerca di un nome. E in questo senso, mentre varie associazioni, personalità, semplici cittadini, da tempo evocano il nome della Angeli, i big del Pd (Franceschini in testa) non sono affatto convinti che questa sia la soluzione giusta. E mandarla alla Camera avrebbe potuto essere per lei un ottimo trampolino per la carica di sindaco di Roma. Per questo meglio fermarla subito. E così è stato.

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