La musica che uniscePerché Israele parteciperà all’Eurovision con una canzone (anche) in lingua etiope

A gareggiare sarà la giovanissima Eden Alene, israeliana di origine etiope, con la sua “Feker Libi”: brano multilingue che, con la sua carica frizzante manda anche un importante messaggio di inclusione e tolleranza

immagine tratta da Youtube

È “Feker Libi”, della giovanissima Eden Alene (19 anni) la canzone che Israele ha scelto di mandare all’Eurovision Song Contest, che si terrà (coronavirus permettendo) a maggio a Rotterdam, in Olanda. È un fatto notevole: per la prima volta Israele manderà a gareggiare a un concorso internazionale una cantante di origine etiope. E la canzone stessa, scritta da Doron Medalie, uno dei maggiori autori (soprattutto per l’Eurovision), lo conferma: tanto che è presentata come «una gemma di colore» che «unisce le musicalità dell’Africa Orientale a quelle del Medio Oriente» e soprattutto utilizza, nel testo, ben quattro lingue: l’amarico (anche il titolo: “Amore del mio cuore), l’ebraico, l’arabo e l’inglese.

Una ventata di internazionalità – tratto piuttosto comune in Israele. Ma, sopratuttto, un segnale importante verso un gruppo etnico, quello dei circa 135mila ebrei etiopi, che, fin dal suo arrivo nel Paese (con le storiche Operazioni Mosé e Solomon degli anni ’80) ha riscontrato numerose difficoltà nel processo di integrazione. Una questione di lingua (utilizzano l’amarico), di usi religiosi (anche la lingua del rito è diversa: è il ge’ez) di provenienza culturale e sociale (molto bassa). Le difficoltà si sono ridotte con gli anni, ma non sono cessate. Tanto che Benjamin Netanyahu ha cominciato a guardare a loro nel tentativo di raggranellare voti: all’improvviso sono diventati un elemento decisivo per le elezioni, e ha autorizzato un nuovo ingresso di altri 400 etiopi (suscitando diverse polemiche).

Eden Alene rappresenta la nuova generazione. I suoi genitori sono entrati nel Paese in fasi diverse dell’alyiah dall’Africa, ma lei è nata a Gerusalemme, parla ebraico e ha prestato servizio nell’esercito (oltre a essere parte di una banda militare). Il suo cammino verso la fama è stato rapido: a 18 anni vince l’edizione nazionale di X Factor, subito dopo si è esibita nella cerimonia di accensione della torcia con cui si sono aperte le celebrazioni del 70esimo anniversario della Nascita dello Stato di Israele e a dicembre dello stesso anno è uscito il suo primo singolo, “Better” un brano in inglese ma con dolci sonorità mediorientali.

Due anni dopo arriva la consacrazione: andrà all’Eurovision. Rispetto all’Italia, dove la procedura è semplice e partecipa chi arriva primo a Sanremo (quest’anno toccherà a Diodato con “Fai rumore”), in Israele bisogna vincere all’ HaKokhav HaBa (“Stella nascente”), un contest in più puntate – una sorta di “Saranno famosi” – che prevede l’integrazioe di internet e dei video via telefono. Questo per scegliere l’artista.

Per quanto riguarda la canzone, invece, bisogna sottoporre quattro diverse tracce a una giuria di esperti che, insieme al pubblico televisivo, deciderà qualche settimana dopo quale sarà il brano da portare in Europa. “Feker Libi” è risultata quella più promettente. Per la carica, l’allegria dei ritmi che ricordano il “Waka waka” di Shakira e il suo testo multilingue. Da solo, un messaggio in inclusione.

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