Dopo un lungo negoziato, il governo italiano e la Commissione europea hanno trovato ieri a Bruxelles una intesa preliminare sul futuro di Alitalia. Ora spetterà alle autorità italiane mettere in pratica l’accordo, presentando alla Ue un nuovo piano di investimenti nella nuova compagnia aerea con soldi pubblici che sia in linea con le regole continentali sulla libera concorrenza.
La vecchia Alitalia quindi non ci sarà più. Nel giro di un paio di mesi arriverà quella nuova: avrà lo stesso nome, ma sarà molto più piccola. La nuova compagnia avrà una sessantina di aerei, la metà dei dipendenti e quindi con circa 5mila esuberi, e con meno rotte. L’accordo è arrivato in seguito all’incontro decisivo di ieri tra la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e quello dell’Economia Daniele Franco (in collegamento video).
La condizione della Commissione per il via libera era rendere visibile la discontinuità economica della nuova società. Ma non era solo per una questione “estetica”. A Bruxelles è aperta da tempo la procedura per valutare se 1,3 miliardi di euro ricevuti negli ultimi anni da Alitalia siano o no aiuti di Stato. Per la nascente Ita, quindi, serviva una differenza netta.
«La Commissione Ue e le autorità italiane hanno raggiunto un’intesa comune sui parametri chiave per garantire la discontinuità economica tra Ita e Alitalia. I contatti continueranno ora a pieno ritmo a livello tecnico. La Commissione sostiene gli sforzi dell’Italia per preparare quanto prima il lancio di Ita come nuovo e vitale attore di mercato in linea con le norme Ue», hanno fatto sapere gli uffici della Vestager, al termine dell’incontro.
L’intesa non prevede solo meno rotte e meno aerei. Ma anche molti meno dipendenti. Cosa che farà presto infuriare i sindacati. Il personale, tra l’altro, potrà essere pescato anche da fuori Alitalia e non dovrà esserci un travaso automatico dalla vecchia alla nuova compagnia.
L’unico punto su cui il governo l’ha spuntata concretamente è stata la possibilità di tenere il marchio Alitalia, a cui anche Draghi ha confessato di essere affezionato.
Servirà poi un’intesa con un partner commerciale, che al momento è stato individuato nella americana Delta o nella tedesca Lufthansa. Un passaggio fondamentale per dare solidità finanziaria al piano e anche per dimostrare alla Commissione che si tratta di una operazione di mercato e non solo statale, spiega Repubblica.
La newco Ita quindi potrà partecipare ai bandi sul brand ma anche sui servizi a terra e sulla manutenzione. Ma soltanto su uno di questi settori potrà avere il controllo di maggioranza. E comunque tutto si svolgerà secondo bandi pubblici aperti. Nell’intesa con la Commissione sono previsti anche dei finanziamenti da spalmare sui prossimi tre anni: 1.350 milioni, di cui 700 già quest’anno.
Sempre nel solco della «discontinuità», la nuova Alitalia perderà formalmente la base di clienti costruita con la fidelizzazione Millemiglia. In pratica, tutti quelli che hanno accumulato miglia, quando il nuovo vettore sarà operativo le perderanno. A meno che la proprietà futura non riesca a trovare un meccanismo “gratuito” che ristabilisca il precedente rapporto.
Sul 1,3 miliardi di aiuti di Stato, la Commissione europea continua a indagare, ma la questione verrà esaminata separatamente per fare in modo che non sia Ita a restituire i soldi se dovessero essere dichiarati illegali, come è probabile. «La discontinuità», ha detto Giorgetti, «è una condizione indispensabile, quindi evidentemente ci sarà. Questo è quello che chiede la Commissione Ue ma che vuole anche il governo». Ita dovrà «dimostrare di stare sul mercato», perché «non si può fare semplicemente l’azienda di Stato».
Tocca ora all’Italia formulare una tabella di marcia, anche se lo stesso Giorgetti ha chiarito esplicitamente che l’obiettivo è arrivare con la piena operatività entro il prossimo agosto. Sempre che tutto non si blocchi con la protesta dei sindacati e anche del Parlamento. Tra i partiti, anche quelli di maggioranza, infatti, non tutti stanno apprezzando la soluzione scelta.
Sul tavolo delle trattative, restano comunque diversi temi. Per esempio, quando la vecchia Alitalia smetterà di vendere i biglietti, bisognerà stabilire chi si farà carico di rimborsare i biglietti non operati. Ci sarà poi da garantire la continuità territoriale con la Sardegna. Il tutto nella speranza di non perdere del tutto gli incassi dell’intera stagione estiva. Il tempo che resta è poco.