È di nuovo shecession?La crisi colpisce ancora il lavoro delle donne: quasi cinquantamila posti in meno in un mese

Nella componente femminile, a novembre 2022 si contano quarantottomila occupate in meno. Tra gli uomini, invece, sono ventunmila in più. Crollano di quasi centomila unità i contratti a tempo indeterminato, mentre tornano a salire quelli a termine

Cecilia Fabiano

Come era accaduto con il Covid-19, la crisi legata al caro energia colpisce ancora una volta il lavoro delle donne. A novembre 2022, dopo due mesi di lieve crescita, si sono persi in totale 27mila occupati rispetto al mese precedente. Ma con una differenza notevole: nella fascia femminile si contano 48mila occupate in meno, tra gli uomini ci sono invece 21mila occupati in più. E se calano i contratti a tempo indeterminato, tornano a crescere invece quelli a termine e le partite Iva.

Il mercato del lavoro italiano, tra alti e bassi, continua a sbandare per arginare gli effetti dell’inflazione e delle conseguenze legate alla guerra russa in Ucraina. La perdita dei posti tra le donne (-48mila) si associa alla diminuzione (-14mila) di coloro che sono in cerca di una occupazione e alla crescita sempre preoccupante delle inattive (+22mila). Gli inattivi crescono però anche tra gli uomini (+28mila). Con un aumento totale del tasso di inattività che sale al 34,5 per cento.

Recuperano terreno invece solo i giovani under 35 (dopo il calo di ottobre), con una crescita più marcata (+12mila) tra gli under 24. Tra i giovani lavoratori si contano in totale 45mila disoccupati in meno, con una riduzione notevole (-6,8 per cento) del tasso di disoccupazione nella fascia 25-34 anni, quella di ingresso nel mercato del lavoro. Mentre al contempo diminuiscono gli inattivi, quelli che non hanno un lavoro e non lo cercano. Anche se gli inattivi e il tasso di inattività crescono nel complesso, soprattutto per effetto dell’aumento cospicuo (+104mila) tra gli over 50.

La diminuzione del numero di occupati è legata unicamente al calo dei lavoratori dipendenti, che in un mese scendono di 33mila unità. Ma il calo si deve solo al crollo dei contratti a tempo indeterminato, che sono quasi 100mila in meno in un mese (-94mila). Mentre tornano a crescere, dopo mesi di cali, i contratti a termine (+60mila) e i lavoratori autonomi (+6mila). Una tendenza opposta rispetto a quanto si era registrato a ottobre, quando erano cresciuti soprattutto i dipendenti con contratti a tempo indeterminato, con 117mila lavoratori stabili in più in un mese, che si aggiungevano agli 82mila del mese di settembre.

È bene far notare, però, che non sappiamo quanti di questi contratti stabili mancanti a novembre siano effettivamente occupati in meno o lavoratori in cassa integrazione. Le nuove modalità di calcolo di Istat, in ossequio alle regole Eurostat, considerano infatti non occupati i lavoratori in cassa da più di tre mesi. L’Istat non fornisce questa distinzione. Quello che si sa è solo che a novembre le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate sono state circa 41 milioni, il 6,8 per cento in meno rispetto al precedente mese di ottobre.

Le nuvole che cominciano ad addensarsi però attorno al mercato del lavoro, alle prese con inflazione e crisi energetica, si diradano se si fa un confronto sul trimestre. Confrontando il trimestre settembre-novembre 2022 con quello precedente (giugno-agosto), si registra ancora un incremento del numero di occupati pari a +27mila unità. E rispetto a un anno fa, i posti di lavoro in più sono 278mila. Ma il terreno recuperato nel periodo post pandemia comincia a ridurre le distanze.

 

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